POSTA
. Storia. - Antichità. - L'istituzione di un servizio regolare di trasmissione delle lettere (informazioni, ordini, ecc.) è attestato sino dalla più remota antichità; giacché, se anche sono incerte le notizie sulla posta degli Assiri e dei Babilonesi, è chiaramente documentata l'esistenza di un normale servizio di posta nell'impero persiano, nel sec. IV a. C., e abbiamo informazioni sicure sul servizio di posta negli stati ellenistici e nell'Impero romano. Ma è necessario avvertire che questo servizio postale ebbe caratteri diversi dal nostro il quale, sebbene esercitato direttamente o indirettamente dallo stato, risponde prevalentemente a collettivi interessi privati, mentre, nell'antichità, il servizio postale servì solo alle esigenze politiche e militari di chi era al potere, alla necessità cioè di mantenere un contatto continuo fra il governo centrale e i capi militari e civili delle provincie. Dal beneficio di questa organizzazione i privati erano dovunque esclusi e dovevano provvedere con mezzi proprî al mantenimento della corrispondenza epistolare. D'altra parte, l'ordinamento postale nell'antichità non fu né così generale né così minuziosamente ordinato da togliere importanza, anche dove la posta esisteva e nei rapporti ufficiali, alle dirette comunicazioni per mezzo di schiavi privati del mittente.
Il modo con cui si cercava di assicurare la regolarità del servizio della posta di stato consisteva nello stabilire lungo le strade più importanti (di solito le vie militari), e a determinati intervalli, dei corrieri, ovvero dei carri postali che con la maggior velocità possibile, consegnassero quanto ricevevano alla prossima stazione.
La prima menzione di tali corrieri si ha per la Persia, i cui messaggeri postali sono indicati col nome grecizzato di ἄγγαροι; ma solo presso i Romani e nell'età imperiale il servizio di posta ebbe largo sviluppo e ordinamento complesso. Essendo la posta di stato mezzo necessario di governo, da Augusto in poi la suprema direzione degli uffici postali romani fu affidata al praefectus o ai praefecti del pretorio, comandanti della guardia del corpo; funzionarî di fiducia del principe e di grande potenza politica. Il servizio p0stale era indicato con diversi nomi: cursus publicus, cursus vehicularis, cursus fiscalis, res veredaria, ecc. Sotto Costantino, della sorveglianza del servizio postale furono incaricati, oltre ad altri funzionarî, anche i praesides delle provincie, i quali avevano alla loro dipendenza un magistrato esclusivamente addetto all'ufficio postale (praefectus vehiculorum).
Era ufficio dei magistrati sopraintendenti alla posta, provvedere a che tutto ciò che serviva alle esigenze di quel servizio (strade, ponti, uffici locali, ecc.) fosse in perfetto ordine. A questi funzionarî centrali facevano capo i reggenti degli uffici postali locali detti mancipes, ai quali era affidata la cura della posta nella loro zona. Alla dipendenza dei mancipes vi era un numeroso personale composto sia di impiegati subalterni (apparitores), sia di addetti a singoli servizî come il cambio dei cavalli di posta (stationarii), il governo degli animali (muliones, hippocomi), o la cura in casi di malattia (mulomedici "veterinarî"), la sorveglianza e la riparazione dei carri (carpentarii), il servizio delle stalle (stratores), ecc.
Le spese inerenti al servizio postale erano sostenute dalle amministrazioni locali: l'ordo decurionum (il piccolo senato provinciale delle città, municipî, colonie) forniva i denari occorrenti al servizio, ripartendo la spesa fra i cittadini.
I privati, ai quali non era concesso l'uso della posta di stato, e la stessa autorità dello stato quando il destinatario della missiva non potesse esser raggiunto coi normali mezzi di posta, si servivano per le comunicazioni epistolari dei loro proprî cursori, ovvero di forestieri provenienti dai luoghi a cui la lettera era indirizzata. Di solito non si badava che alla diligenza e alla riservatezza della persona incaricata del recapito, a meno che non si trattasse di lettere ufficiali la cui consegna dovesse avvenire secondo una certa etichetta. Nel mondo romano gli uomini che avevano molte relazioni, o politiche o finanziarie mantenevano fra i proprî schiavi un numero considerevole di messaggeri privati (domestici tabellarii). Per la corrispondenza ufficiale i magistrati, pur avendo a loro disposizione un personale (apparitores) ufficialmente destinato al recapito della corrispondenza, si servivano abitualmente dei loro schiavi privati, che viaggiavano coi pubblici mezzi postali.
Medioevo ed età moderna. - Dopo la caduta dell'Impero romano d'occidente non deve essere mai scomparso un servizio organizzato di corrieri per le comunicazioni fra il potere centrale e i suoi organi periferici, sia dello Stato sia della Chiesa sia delle grandi signorie fondiarie. Memorie sicure ne sono rimaste per la monarchia carolingia e, assai più numerose, per i monasteri, fra i quali basterà citare, per l'Italia, gli aldi, ricordati dall'inventario di S. Giulia di Brescia (dell'anno 900 circa) "qui tantummodo epistolas et mandata portant". Ma questi corrieri, come quelli che dopo il sec. XII si cominciano a incontrare per le maggiori università e per qualche comune, dovevano prestare servizio soltanto per conto dell'ente che ne curava l'istituzione e il mantenimento. I privati che hanno da spedire lettere in paesi lontani, e non possono sostenere la spesa di un corriere per proprio conto, devono, come avviene anche oggi in alcune località isolate di alta montagna dove non arriva il servizio postale, cercare tutte le occasioni utili per far recapitare la loro corrispondenza, consegnandola ai mercanti, agli scrivani delle navi, a pellegrini e così via, ricorrendo per maggiore sicurezza all'espediente di fare due o tre copie della stessa lettera, di avviarle per vie diverse nella speranza che una almeno possa arrivare a destinazione. Probabilmente a questa categoria di servizî occasionali appartiene anche quella che in Germania chiamano la "posta dei macellai", poiché questi, girando frequentemente di città in città per i loro acquisti, si prestavano a recapitare la corrispondenza.
Un primo passo verso l'istituzione di un servizio di cui potessero valersi anche i privati, o almeno quella categoria di privati che vi aveva maggiore interesse, viene fatto nel sec. XIV con la creazione dei corrieri dei mercanti, che talvolta sono istituiti dalla stessa mercanzia, mentre altre volte sono dovuti all'iniziativa del comune o di privati imprenditori, posti sotto la vigilanza di magistrature comunali o mercantili.
Il servizio di questi corrieri doveva essere limitato a pochi percorsi e alla sola città a cui essi facevano capo; tanto è vero che per tutto il Trecento e anche per alcuni decennî del Quattrocento la corrispondenza mercantile per città poste a grande distanza e specialmente per via di mare seguitò per lo più a essere inoltrata per mezzo dei soliti intermediarî occasionali.
Nello stesso tempo che si intensificava per le necessità politiche e commerciali il servizio dei corrieri, imprenditori privati trovavano la convenienza di organizzare per questo scopo una rete di stazioni di ricambio di cavalli, che sono appunto quelli che dànno il nome alla posta. Il primo di tali servizî con collegamenti internazionali, sembra essere stato istituito dalla famiglia Taxis, oriunda di Bergamo e trasferita nel Trentino, per le comunicazioni tra i varî territorî posti sotto il dominio degli Asburgo. Da allora quella famiglia si specializzò sempre più in tal genere di servizio e nel 1502 uno dei suoi membri, Giovanni, lo esercitava a Venezia, quando fu chiamato dall'imperatore Massimiliano I, per attuare l'idea che questi aveva già manifestato nel 1495, ed ebbe da lui, assieme col fratello Francesco e col nipote e successore Giovanni Battista, la concessione del servizio di posta entro tutti i territorî soggetti al dominio austriaco.
È vero che anche in quel caso il servizio che si appaltava era quello dei corrieri per le comunicazioni di stato; ma per compensare i Taxis dei loro servizî si concesse loro di fare il servizio anche per conto dei privati in regime di monopolio; e poiché frattanto i dominî di casa d'Austria si andavano rapidamente estendendo dai Paesi Bassi al Napoletano e alla Spagna, la casa Taxis si trovò nella condizione di potere esercitare un vasto servizio postale di carattere internazionale. Nei primi tempi il servizio aveva un'organizzazione assai modesta; esso era fatto esclusivamente da corrieri a cavallo; ed era così poco frequente che bastava un solo cavallo per ogni posto di ricambio. Ma già alla metà del Cinquecento esso aveva raggiunto una complessità assai maggiore, tanto che la famiglia Taxis aveva istituito una dozzina di uffici postali, affidati a membri della famiglia stessa, nelle principali città dei Paesi Bassi e della Germania, a Vienna, Innsbruck, Trento, Venezia, Milano, Roma e Madrid. Milano, dove accanto alla posta imperiale sopravvive, come in altre città, anche quella dei mercanti, diventa allora un centro importantissimo della rete postale internazionale, da cui si diramano i servizî settimanali e bisettimanali per Venezia, per Torino e la Francia, per Genova e Barcellona, per Firenze e Roma, per Monaco di Baviera.
Al servizio fatto con corrieri a cavallo si viene aggiungendo, molto timidamente, quello fatto con carrozze, le quali insieme con la corrispondenza trasportano anche passeggeri e piccoli colli di merci. Ma il servizio delle diligenze non assume un grande sviluppo che nel sec. XVIII, quando si crea, specialmente in Francia e in Inghilterra, una vasta rete stradale costruita con una tecnica nuova. Accanto ai servizî postali ordinarî, che diventano, almeno nei maggiori stati nazionali, un monopolio statale, appaltato a imprenditori, si creano allora anche servizî più rapidi lasciati per lo più all'iniziativa privata.
Negli ultimi anni del sec. XVI si cominciano a stampare le prime tariffe e i primi itinerarî e orarî del servizio postale internazionale che si moltiplicano nei secoli successivi: le tariffe per le lettere, che sono in generale assai modeste e che sono pagate dal destinatario, variano a seconda delle distanze e del peso.
Il servizio postale, che aveva già fatto notevoli progressi alla fine del sec. XVIII, si trasforma completamente verso la metà del sec. XIX con l'adozione di mezzi di trasporto più rapidi e più frequenti. È possibile allora separare completamente il servizio di raccolta, smistamento e distribuzione della corrispondenza, che resta affidato alle amministrazioni postali, dal semplice trasporto, che viene affidato alle ferrovie e alla navigazione di linea. L'intensificazione e la moltiplicazione del traffico permettono di ridurre fortemente le tariffe, che fin dal 4° o 5° decennio del secolo sono pagate dal mittente per mezzo dell'applicazione di un francobollo, mentre la creazione di una vasta e fittissima rete di uffici postali, che dai varî rioni delle grandi città si estende ai piccoli centri rurali, suggerisce presto l'idea di affidare alla posta alcuni servizî bancarî, specialmente per ciò che riguarda i depositi a risparmio e in conto corrente, i pagamenti e le riscossioni a distanza. Il collegamento tra stato e stato che tra il sec. XVI e il XVIII si era potuto raggiungere principalmente per mezzo degli accordi stipulati dalla casa Taxis coi varî governi, forma ora l'oggetto di convenzioni internazionali (v. appresso).
Bibl.: Antichità: Oltre al fondamentale volume di W. Riepl, Das Nachrichtenwesen des Altertums mit besonderer Rücksicht auf die Römer, Lipsia-Berlino 1913 (vedi in particolare p. 241 segg.), si consulti: per le più antiche istituzioni postali: C. Fries, Babylonische Fuerpost, in Klo, III, p. 169 segg.; IV, p. 117 segg.; M. Rostowzew, Angariae, in Klio, VI, p. 249 segg. - Per la posta negli stati ellenistici: F. Preisigke, Die ptolemäische Staadtspost, in Klio, VII, p. 241 segg. - Per la posta nell'Impero romano: E. Stephan, Il movimento commerciale nell'antica trad. it., in V. Pareto, Biblioteca di storia economica, VI, Milano 1929, p. 353 segg.; E. E. Hudemann, Storia del servizio postale romano durante l'epoca imperiale, ibid., p. 437 segg.; L. Friedländer, Darstellung aus der Sittengeschichte Roms, I, 10ª ed., Lipsia 1922 p. 328 segg.; O. Seek, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, coll. 1846 segg.; s. v. Cursus publicus.
Medioevo ed età moderna: A. de Rotschild, Histoire de la poste aux lettres et des timbres postes, 4ª ed., Parigi 1878; L. Clavari e S. Attili, La vita della posta nella leggenda, nella storia, nell'attività umana, Bari 1905; H. Ohmann, Die Entstehung des Postwesens und die Taxis, Lipsia 1909; E. Verga, La camera dei mercanti di Milano, Milano 1914; O. Postine, L'organizzazione postale della Repubblica di Genova, in Atti d. Soc. lig. d. st. pat., LXXX (1926); A. Ferreira, Bibliographia historica dos correios, 2ª ed., Lisbona 1929; R. Stammler, Thurn und Taxis und die heutige Post, in Stammler, Deutsche Rechtsleben in alter und neuer Zeit, X, Lipsia 1932.
Organizzazione internazionale.
L'organizzazione internazionale è realizzata dalla Union Postale Universelle, fondata a Berna nel 1874, per merito particolarmente di Heinrich von Stephan, che fu in seguito a capo delle poste dell'impero germanico. Con essa si stabilì un'unica convenzione postale universale, che sostituì le circa mille speciali convenzioni fino allora vigenti e compilò un'unica tariffa risultante di poche righe, in luogo delle infinite tasse di francatura costituenti un volume di 350 pagine. Tutti i paesi del mondo appartengono ora alla U. P. U., a eccezione di un piccolo numero di stati.
L'atto costitutivo dell'Unione ha carattere diplomatico e porta il nome di Convenzione postale universale, o di Convenzione principale, la quale comprende tutte le disposizioni generali e fissa le tariffe. Il regolamento annesso contiene le modalità d'esecuzione. L'essenza della Convenzione principale si può riassumere in questi due principî fondamentali: l'insieme dei territorî dei paesi aderenti forma, dal punto di vista postale, un solo e medesimo territorio; ciascuna amministrazione assicura il servizio postale sul proprio territorio e applica le medesime tariffe e le medesime regole alle corrispondenze destinate agli altri membri dell'Unione.
Alla Convenzione principale sono annessi sei accordi speciali concernenti i servizî speciali, generalmente affidati alla posta (lettere e scatolette con valore dichiarato, vaglia, pacchi, rimborsi, abbonamenti ai giornali e periodici, conti correnti). Non tutti i paesi firmatarî della Convenzione principale hanno aderito ai detti accordi, ciascuno dei quali comprende l'accordo propriamente detto e il rispettivo regolamento di esecuzione particolare.
L'U. P. U. esplica la sua attività periodicamente e permanentemente: nel primo caso, mediante congressi dei delegati plenipotenziarî degli stati aderenti, che devono aver luogo almeno ogni cinque anni, al fine di rivedere e coordinare gli atti (convenzioni, accordi e regolamenti) emanati dal Congresso precedente, o mediante congressi straordinarî, o semplici conferenze amministrative, secondo l'importanza delle questioni da trattare, su richiesta d'un certo numero d'aderenti; nel secondo caso, mediante l'Ufficio internazionale (Bureau international de l'Union postale universelle). Questo è un semplice organo amministrativo, la cui azione non consiste nell'assicurare il servizio postale internazionale propriamente detto, ma nel fare da intermediario fra le amministrazioni aderenti per agevolare le loro reciproche relazioni. Esso risiede a Berna e, tra l'altro, pubblica un periodico mensile intitolato L'Union postale.
Bibl.: L. Cappelli, Storia delle convenzioni postali internazionali, Torino 1917; H. Krains, L'Union postale universelle. Sa fondation et son développement, Berna 1908; H. Boisson, La Société des Nations et les Bureaux Internationaux des Unions Universelles Postale et Télégraphique, Parigi 1932; L'Union Postale Universelle. Sa fondation et son developpement. Mémoire publiée par le Bureau International (1874-1929).
Ordinamento e organizzazione in Italia.
Al servizio delle comunicazioni postali e telegrafiche, e a tutti gli altri per i quali si è utilizzata la medesima organizzazione, lo stato provvede mediante un'amministrazione, autonoma con un proprio bilancio, ma sfornita di personalità giuridica, cui presiede il ministro per le Comunicazioni, assistito da un consiglio di amministrazione e coadiuvato da un direttore generale. Essa consta di un organo centrale, che è la direzione generale delle poste e telegrafi, e dei seguenti organi periferici: le direzioni compartimentali o provinciali; i circoli di costruzione e di manutenzione delle linee telegrafiche; gli uffici principali formati da personale di ruolo; gli uffici di prima classe, la cui gestione è data in concessione ad assuntori privati; le ricevitorie, la cui gestione è affidata a speciali incaricati retribuiti a provvigione; i servizî rurali di portalettere; le agenzie, e cioè gli stabilimenti istituiti per l'esecuzione di determinati servizî. Possono essere istituiti uffici postali a bordo di navi mercantili nazionali addette al trasporto di passeggeri oltre lo stretto di Gibilterra e il canale di Suez.
Le fonti essenziali del diritto postale sono la legge organica racchiusa nel testo unico 24 dicembre 1899, n. 501, il regolamento approvato col r. decr. 10 febbraio 1901, n. 120, l'una e l'altro modificati da numerose disposizioni successive, e la convenzione postale universale del Cairo, resa esecutoria col r. decr. 28 settembre 1934, n. 2097.
Dei varî servizî affidati all'amministrazione postale solo il trasporto e la distribuzione delle corrispondenze epistolari e dei pacchi sono esercitati in regime di monopolio, con alcune limitazioni.
Quanto alle prime, la privativa non si estende al trasporto isolato di qualunque lettera, né al servizio organizzato da un'azienda ferroviaria per i bisogni dell'esercizio, né al servizio di raccolta e trasporto della corrispondenza da un comune in cui non vi sia ufficio postale in un comune limitrofo che lo abbia. Può essere inoltre concesso a enti o a privati di trasportare e distribuire corrispondenza col mezzo di espresso nell'interno del comune, come pure a banche, ditte, istituti ed enti di qualsiasi genere di far recapitare le loro corrispondenze con proprî mezzi entro i confini del comune in cui risiedono, ma in entrambi i casi la corrispondenza dev'essere affrancata con speciali marche. Quanto ai pacchi, il divieto derivante dalla privativa non si applica a quelli che senza fine di lucro o per speciale incarico ne siano latori, né alla spedizione affidata direttamente dai mittenti alle ferrovie dello stato o alle imprese di trasporto su linee sovvenzionate o sussidiate dallo stato.
Secondo l'opinione più corretta, i rapporti derivanti dall'adempimento dei suddetti servizî non hanno carattere contrattuale, ma amministrativo; in essi le obbligazioni delle parti hanno la loro fonte esclusiva nella legge, e la manifestazione di volontà del privato costituisce soltanto uno dei presupposti al cui verificarsi la legge stessa subordina la nascita o, eventualmente, la modificazione o l'estinzione del rapporto. Il privato che ottemperi alle prescrizioni legislative circa la forma e i limiti di peso e di dimensione delle corrispondenze e dei pacchi (per questi, r. decr. 23 maggio 1932, n. 677; 26 gennaio 1933, n. 242; per i pacchi urgenti, r. decr. 7 aprile 1927, n. 512; 31 maggio 1928, n. 1154) ha diritto all'adempimento del servizio, tranne che non si tratti di oggetti dannosi, o dei quali sia vietata la circolazione o la spedizione, o che abbiano indirizzi sconci o ingiuriosi o contrarî all'ordine pubblico.
Il corrispettivo, avente il carattere giuridico di tassa (v. francobollo), è dovuto normalmente dal mittente, ma l'amministrazione può consentire a chi ne faccia richiesta che determinati oggetti di corrispondenza gli siano spediti senza affrancatura, addebitandone a lui l'importo; la tassa per il trasporto delle stampe periodiche o non periodiche può anche essere corrisposta mediante abbonamento. Le tasse sono stabilite in base a una tariffa, la quale varia a seconda della natura e del peso dell'oggetto trasportato e del modo del trasporto (ordinario, con raccomandazione, con assicurazione, con ricevuta di ritorno, con assegno, per espresso), senza riguardo alla distanza. Alcune spedizioni sono esenti da tassa (v. franchigia). Se la corrispondenza non è stata sufficientemente affrancata, l'amministrazione esegue il trasporto e richiede la tassa e il supplemento di tassa, in misura doppia della normale, al destinatario, ma le cartoline recanti la sola firma o le consuete frasi di convenevoli, le stampe non spedite in conto corrente e i campioni di merci non hanno corso se insufficientemente affrancati.
Dall'accettazione della spedizione sorgono gli obblighi dell'amministrazione relativi alla custodia, al trasporto e alla consegna, la cui estensione varia a seconda dell'oggetto e delle modalità del trasporto.
Primo dovere è quello del segreto postale: le lettere non possono essere aperte, tranne che nel caso di sequestro ordinato dal giudice in sede penale, o nel caso di verifica per censura, richiesta in circostanze eccezionali da gravi ragioni di pubblico interesse; agl'impiegati postali è vietato di fornire a terzi notizie sull'esistenza di corrispondenze, fuorché per quelle soggette a sequestro. Circa la custodia, l'amministrazione non risponde affatto della perdita o dell'avaria delle corrispondenze ordinarie; per la perdita della corrispondenza raccomandata e dei pacchi ordinarî non incontra altro obbligo se non quello di pagare una somma fissa; per la perdita, manomissione o avaria delle lettere assicurate è tenuta a un indennizzo corrispondente al danno, ma non eccedente la somma dichiarata; per la perdita o l'avaria dei pacchi con valore dichiarato corrisponde una somma uguale al valore stesso o una quota di esso proporzionale all'avaria. Nessun indennizzo è dovuto se la perdita o l'avaria dipendono da causa di forza maggiore, o dalla natura dell'oggetto, o da errore o negligenza del mittente, o se, nel caso di lettere o pacchi con valore dichiarato, sia stato dolosamente dichiarato un valore superiore al reale (articoli 45 e 83). Il diritto all'indennizzo si estingue se la richiesta non sia fatta entro un anno dalla impostazione o dalla consegna del pacco (articoli 48 e 81). L'amministrazione deve poi trasportare senza indugio l'oggetto fino al luogo di destinazione, ma non incorre in alcuna responsabilità per il semplice fatto del ritardo. Deve infine eseguire la consegna alla persona del destinatario (o agli eredi, o al rappresentante legale, o al curatore, nel caso di fallimento), della cui identità deve accertarsi nel caso di corrispondenza assicurata o raccomandata o di pacchi, non in quello di corrispondenza ordinaria. Se la spedizione è gravata di assegno (per i limiti dell'assegno, v. il r. decr. 1° marzo 1928, n. 487), la consegna è subordinata al pagamento della somma indicata. Le corrispondenze ordinarie, non consegnate per irreperibilità del destinatario o per il suo rifiuto di accettarle, sono distrutte, quando siano trascorsi due mesi dopo la loro normale giacenza in ufficio; le raccomandate e assicurate devono essere restituite ai mittenti, o, se ciò non sia possibile, devono essere conservate per cinque anni dal giorno della loro impostazione; trascorso questo termine sono distrutte e il loro contenuto è devoluto all'erario (art. 10 e 12; art. 3 del r. decr. 16 novembre 1921, n. 1739); i pacchi non potuti consegnare o restituire al mittente sono venduti dopo sei mesi dalla spedizione o anche prima se contengano merci soggette a deterioramento; il ricavato resta per cinque anni a disposizione di chi di diritto ed è quindi devoluto all'erario (art. 82).
Oltre al trasporto delle corrispondenze e dei pacchi l'amministrazione postale adempie ad altri servizî: come emissione di vaglia, apertura di conti correnti, emissione di buoni fruttiferi di risparmio, riscossione di crediti risultanti da titoli di qualsiasi specie, associazione a giornali o ad altre pubblicazioni, emissione di tessere internazionali di riconoscimento.
L'amministrazione postale italiana, specie in questi ultimi anni, nulla ha trascurato per rendere sempre più efficienti i suoi servizî, e a tale scopo, seguendo l'esempio di quanto è stato fatto nei più progrediti stati esteri, ha attrezzato i servizî stessi tenendo conto di tutti i perfezionamenti della tecnica in fatto d'impianti meccanici, sia sviluppando le reti di posta pneumatica nelle grandi città, sia adottando grandi installazioni per il trasporto e lo smistamento automatico delle corrispondenze e dei pacchi negli uffici più importanti.
Sotto il nome di impianti di posta pneumatica urbana vengono compresi gl'impianti costituiti da reti di tubi nei quali, per mezzo di una corrente d'aria (aspirata o compressa), si trasportano le corrispondenze, chiuse in astucci cilindrici (la corrente d'aria viene prodotta da appositi compressori).
In Italia si sono finora istallati impianti di posta pneumatica urbana in tre città, e precisamente a Roma, a Milano e a Napoli. Il sistema adottato nelle reti di posta pneumatica italiane è essenzialmente radiale. I centri più importanti sotto l'aspetto del servizio, cioè la stazione ferroviaria e la posta centrale, sono collegati a varie succursali per mezzo di due tubi: uno per l'andata, l'altro per il ritorno degli astucci. Le succursali poi possono comunicare fra loro attraverso i centri suddetti. Nei detti impianti si utilizza sia l'aspirazione, sia la compressione: questa arriva a circa 2 atmosfere, mentre l'aspirazione si mantiene sui 2 0 3 decimi. Ciascuna linea costituisce un circuito di aria chiuso, a una estremità del quale l'aria viene compressa, all'altra estremità aspirata. Il macchinario che determina la corrente d'aria (o pneumogeneratore) consiste in compressori a stantuffo a doppio effetto azionati da motori elettrici asincroni trifasi. Complessivamente sulla rete di Roma ne sono installati per 750 HP, sulla rete di Milano per 500 HP e sulla rete di Napoli per 550 HP. Per il normale funzionamento delle reti sono in azione motori per 450 HP a Roma, per 350 HP a Milano e per 300 HP a Napoli. La rete di Roma ha uno sviluppo di tubazioni di circa 40 km, quella di Milano di circa 49 km., e quella di Napoli di circa 43 km. La velocità degli astucci nelle linee è di circa 500 metri al minuto primo: siccome può spedirsi un astuccio ogni 10 secondi contemparaneamente su tutte le linee, e ogni astuccio può contenere una decina di telegrammi o lettere, la portata della posta pneumatica è praticamente grandissima.
Gl'impianti per il trasporto e lo smistamento meccanico delle corrispondenze servono per collegare automaticamente, eliminando il trasporto manuale, i varî posti di lavoro. Si hanno così trasportatori meccanici dalle buche d'impostazione al tavolo di cernita degli oggetti, al centro del quale viene effettuato, pure meccanicamente, su apposito nastro, un lento deflusso delle corrispondenze davanti ai cernitori. Lo stesso meccanismo, mediante il ritorno dello stesso nastro, convoglia tali corrispondenze alla bollatura meccanica (a quella a mano, per gli oggetti con affrancatura situata irregolarmente). Dalla bollatura le corrispondenze passano, in cassette mobili, al reparto della prima ripartizione, nei cui posti di lavoro le cassette si arrestano automaticamente, secondo la predisposizione fattane all'inizio. Nella prima ripartizione si effettua lo smistamento per stradali, che sono i posti dove si esegue lo smistamento più minuto delle corrispondenze delle singole linee o regioni, e per città dirette. Per queste ultime si formano dei mazzi etichettati che passano meccanicamente al posto d'insaccatura; per gli stradali, invece, le corrispondenze si avviano su altri nastri mobili disposti in un casellario, che convogliano tutti gli oggetti su collettori. Ogni nastro, che riunisce quindi tutta la corrispondenza per lo stesso stradale, proveniente da tutti i posti di lavoro della prima ripartizione, termina nel reparto della seconda ripartizione, presso il casellario del relativo stradale. Infine si formano i sacchi che passano meccanicamente (come i sacchi dei mazzi etichettati) alla sigillatura e quindi alla spedizione ai treni. I nastri collettori sono raccordati con scivoli metallici alle cassette di raccolta dei varî stradali; speciali accorgimenti assicurano un perfetto funzionamento degli elementi trasportatori singolarmente e in sincronismo fra loro. Per gli scarichi delle cassette e dei sacchi si utilizzano piani di scorrimento a rulli. I comandi sono centralizzati. Il servizio è quasi ininterrotto. Tali impianti sono in Italia, negli uffici postali di Roma e Milano Ferrovia. Al 30 giugno 1934 risultavano in funzione nel Regno 11.334 stabilimenii postali (345 interni delle direzioni, 80 principali, 90 di 1ª classe, 10.646 ricevitorie, 173 agenzie) e 13.208 servizî rurali (1179 collettori, 12.029 portalettere).
Il movimento delle corrispondenze e dei pacchi durante l'esercizio 1933-34 è dato dalle seguenti cifre: totale approssimativo delle corrispondenze a pagamento, 2.158.880.778; corrispondenze in esenzione di tassa, 120.437.100; totale complessivo, 2.279.317.878; pacchi, 13.296.667.
I servizî a danaro, durante lo stesso esercizio (1933-1934), hanno avuto questo sviluppo: vaglia emessi, 24.331.309 per L. 12.588.485.000; pagati, 24.829.158 per L. 12.718.423.000; riscossioni per conto di terzi, 1.890.749, per L. 647.661.066; depositi a risparmio e buoni postali, 4.268.937, per L. 5.119.667.409; rimborsi a risparmio e buoni postali, 4.023.850, per L. 3.778.002.374; versamenti nei conti corr., 12.648.047, per 5.434.926.146 lire e pagamenti sui conti stessi, 2.154.053, per L. 5.414.637.881.
Il movimento internazionale delle corrispondenze in partenza è stato, sempre durante l'esercizio 1933-34, tra lettere, cartoline, carte d'affari, stampe, campioni, invii in esenzione, raccomandate, lettere e scatolette con valore dichiarato, complessivamente, 99.028.031 oggetti; quello in arrivo è stato di 77.253.288 oggetti. Il maggior movimento si è avuto con e dalla Francia (16.647.000 in partenza, 13 milioni in arrivo); seguono, Stati Uniti (12.637.000 in partenza, 10.000.000 in arrivo); Germania (10.503.000 in partenza e 10.000.000 in arrivo).
Le compagnie di navigazione incaricate del trasporto delle corrispondenze dirette all'estero erano al 30 giugno 1934 in numero di 39, di cui 11 italiane, e le linee utilizzate 103.
Le linee aeree nazionali utilizzate per il trasporto delle corrispondenze erano, alla stessa data, 27 e quelle estere 64.
Bibl.: Relazioni per gli anni finanziari 1863-1934, Ministero delle comunicazioni, Direzione generale delle poste e dei telegrafi; G. Pession, Comunicazioni, in Nuova Antologia, agosto 1932; A. Mantici, La poste pneum. en Italie, in Le Relais, marzo 1931; id., La poste aérienne en Italie, in L'Union Postale, settembre 1930; C. Rocca, Posta aerea, in Rivista aeron., genn. 1931; id., Le tariffe di posta aerea e la convenienza della loro moderazione, ibid., giugno 1931.
Il servizio della posta militare in guerra. - In guerra, presso l'esercito operante, il servizio postale è affidato ad organi mobilitati, i quali provvedono al recapito della corrispondenza in arrivo, d'ufficio e privata, e alla raccolta delle corrispondenza in partenza, così per l'intemo della zona di operazioni, come per le comunicazioni fra zona di operazioni e interno del paese e viceversa. Il servizio comprende, oltre alla corrispondenza ordinaria, le raccomandate, le assicurate, i pacchi postali, il servizio dei vaglia, dei risparmî e degli assegni postali. Di questo servizio fa parte altresì l'accettazione e l'inoltro della corrispondenza telegrafica.
Il servizio postale militare in guerra, dispone degli organi seguenti: a) coordinatori: intendente generale, intendente d'armata, comandante del corpo d'armata, comandante della divisione; b) direttivi: direzione superiore postale, direzione postale d'armata, capi di stato maggiore; c) esecutivi: uffici postali (del comando supremo, d'armata, di corpo d'armata e di divisione), uffici postali o telegrafici di concentramento e sezioni degli uffici postali militari. Il Ministero delle comunicazioni provvede alla designazione del personale.
Degli organi direttivi, la direzione superiore postale coordina, nella zona dell'esercito operante, il servizio degli uffici postali civili con quello degli uffici postali militari: e la direzione postale d'armata funziona da organo intermediario tra l'ufficio postale di concentramento e gli uffici postali di corpo d'armata, di divisione, ecc. Tutto il personale, militare e civile, appartenente all'esercito operante (al quale è rigorosamente vietato di comunicare a chicchessia la località in cui si trova) ha l'obbligo di valersi esclusivamente degli unici del servizio postelegrafonico militare. La corrispondenza diretta dal paese alle truppe dell'esercito operante, spedita dagli uffici postali civili all'ufficio postale di concentramento deve portare la sola indicazione del corpo o reparto al quale appartiene il destinatario; quella diretta al paese, ripartita dalle direzioni postali d'armata, il solo bollo di un ufficio postale militare.
Gli uffici postali di corpo d'armata ripartiscono la corrispondenza tra gli uffici delle divisioni dipendenti; le divisioni la ripartiscono fra corpi, reparti e servizî. Questi enti provvedono col proprio portalettere al ritiro della corrispondenza; i comandi delle grandi unità dispongono, quando necessario, di appositi servizî di corriere, a sussidio del servizio postale.
Il trasporto della corrispondenza si effettua di norma con autocarreggio. Lo stesso mezzo che porta la posta diretta al paese, ritira quella diretta alle truppe dell'esercito operante.
La corrispondenza telegrafica di ufficio si effettua per la rete telegrafonica militare, quella privata diretta dalle truppe dell'esercito operante al paese può essere inoltrata dalle stazioni telegrafoniche militari solo nella misura consentita dalle esigenze del servizio.
La corrispondenza telegrafica proveniente dal paese è appoggiata dagli uffici telegrafici civili all'ufficio di concentramento telegrafico.
Bibl.: G. Giorgi, La dottrina delle persone giuridiche, 2ª ed., Firenze 1900, III, p. 11 segg.; E. Melillo, Poste, in Digesto it., XIX, parte 1ª, Torino 1909-12, col. i segg.; S. Romano, Principî di dir. amm. it., 3ª ed., Milano 1912, p. 419 segg.; T. C. Giannini, Trattato di diritto postale, 2ª ed., Roma 1913; M. Mazziotti, La posta, il telegrafo, il telefono, in Primo trattato completo di dir. amm. it. a cura di V. E. Orlando, VII, parte 2ª, Milano 1914, p. 287 segg.; P. Giampietro, Studi e questioni di diritto postale, Torino 1918; J. D. Ricard, Droit et jurisprudence en matière de postes, télégraphes, téléphones, voll. 3, Parigi 1931-32; L. Catalano, Il vaglia postale nel diritto italiano, Milano s. a.