prakr¿ti
Termine sanscr. dalle molte accezioni legate all’idea di un elemento base da cui evolvono forme derivate. P. indica perciò in ambito filosofico la natura intesa come natura naturans, che non è direttamente percepibile e precede logicamente la natura naturata di cui facciamo esperienza. In questa accezione, la p. è centrale nei sistemi Sāṃkhya (➔) e Yoga (➔). Tale natura naturans non è una sorta di materia primordiale aristotelica (o platonica, se si pensa all’artefice nel Timeo), essa va piuttosto pensata come attività incosciente contrapposta alla quiete cosciente dello spirito (puruṣa ➔). La relazione fra p. e spirito è da sempre di compresenza, anche se non di reale contatto. Secondo alcuni autori (tale opinione è presente anche nella Bhagavadgītā), è la presenza dello spirito che spinge la p. a generare, pur se tale attività generatrice pertiene unicamente a questa. In effetti, il legame fra p. e puruṣa è un punto critico della filosofia del Sāṅkhya. Come può un puruṣa assolutamente inattivo e distinto dalla p., influenzarla allo scopo di accumulare esperienze del mondo e, infine, raggiungere la liberazione? La risposta del Sāṅkhya è che in effetti puruṣa non entra affatto in rapporto con p.; quest’ultima agisce a vantaggio del puruṣa solo perché tale è l’ordine (non voluto da nessun Dio, ma semplicemente dato) delle cose (le Sāṅkhyakārikā utilizzano in merito l’esempio del latte che, pur incosciente, fluisce dalle mammelle della mucca per il bene del vitellino). Secondo il Sāṅkhya, la p. è costitutita di tre guṇa (letteralmente «fili» rispetto a una corda, ma anche «qualità» rispetto a una sostanza; in ogni caso, il termine indica qualcosa che non esiste indipendentemente, ma colora di sé la sostanza a cui inerisce), ossia sattva (soddisfazione), rajas (frustrazione) e tamas (confusione). Nessuno dei tre è in sé positivo o negativo, dato che tutti e tre sono momenti della prakr̥ti. Negativo è solo il loro disequilibrio. Questa diverrà una chiave interpretativa ricorrente nella filosofia e più in generale nella cultura indiana, che, dalla medicina allo Yoga, spesso leggerà ogni fenomeno sulla base di tale tripartizione.