Prestigio
di Włodzimierz Wesołowski e Henryk Domanski
Il prestigio può essere concepito sia come un senso individuale, soggettivo di superiorità-inferiorità interpersonale, sia come relazione oggettiva di superiorità-inferiorità tra interi gruppi sociali, le cui relazioni e interazioni sono codificate dalle usanze, dal sistema giuridico o dalle norme religiose esistenti in una società.Il prestigio sociale è connesso alla struttura gerarchica di gruppo all'interno del sistema sociale globale, nonché alla 'dimostrazione' di deferenza nei confronti di un individuo da parte di un altro. Tale dimostrazione può consistere nella semplice osservanza di norme sociali codificate (usanze, leggi, prescrizioni religiose), o può essere il risultato della valutazione delle qualità di una persona da parte di un'altra, valutazione che è effettuata sulla base del sistema di valori accettato e non codificato di un individuo. Si può affermare pertanto che un individuo 'attribuisce' prestigio a un altro, oppure che, all'interno di una data cultura o civiltà, un gruppo (casta, ceto, classe) è obbligato a manifestare pubblicamente la propria deferenza o a 'dare la precedenza' a un altro gruppo (ad esempio attraverso l'uso di titoli, o inchinandosi profondamente).
Nelle società tradizionali le gerarchie sociali e le corrispondenti differenze di prestigio erano rigide e nettamente definite, e la stratificazione sociale costituiva la principale dimensione organizzativa della vita sociale. In riferimento all'intera gerarchia, ogni gruppo derivava o 'riceveva' la propria caratterizzazione e la giustificazione della sua particolare posizione. Nella società moderna, a seguito dello sviluppo dell'economia di mercato e del principio di eguaglianza tra i cittadini, l'intera sfera del prestigio ha subito una profonda trasformazione. I legami di gruppo sono diventati meno rigidi, e anche chi proviene dai ranghi inferiori della società può ascendere, contando esclusivamente sulle sue capacità, ai vertici della ricchezza, del potere e della conoscenza - e quindi del prestigio. Non solo, ma la legittimità stessa di una qualunque forma di gerarchia sociale viene da più parti messa in discussione.Il concetto generale di prestigio o di prestigio-status ha avuto connotazioni differenti nelle diverse culture ed epoche storiche. Nella società indù tra il X e il XV secolo esso si riferiva alle caste e alle loro rispettive 'superiorità ritualistiche', determinate dalla religione, nell'ambito di una gerarchia eterna. Nello stesso periodo nelle società medievali europee il 'prestigio' si riferiva ai privilegi o agli svantaggi giuridici legati al ceto, che venivano trasmessi da una generazione all'altra trasformandosi gradualmente in uno status di nascita. Nella società capitalistica del XIX secolo la nozione di prestigio era connessa principalmente alla classe sociale e al suo potere generalizzato, e di conseguenza indicava una priorità informale che si manifestava nella vita istituzionale e nelle relazioni interpersonali dirette. Nella società contemporanea (tardo-capitalistica o postindustriale), infine, il concetto di prestigio si riferisce al gruppo professionale e alla valutazione della sua 'rilevanza funzionale', o utilità, per il sistema socioeconomico.
Il prestigio nel sistema castale indiano costituisce un aspetto di una gerarchia sociale ben definita in cui le caste - e le sottocaste in quanto segmenti di tale gerarchia - sono separate le une dalle altre mediante norme di comportamento sociale e mediante la posizione che ciascun segmento occupa all'interno della 'totalità sociale'. Questo sistema gerarchico è basato sulla ereditarietà dell'appartenenza di casta, sull'ereditarietà della professione, sull'obbligo di contrarre matrimonio esclusivamente con i membri della propria casta, e su un intero complesso di norme di condotta immutabili, che regolano il comportamento sin nei minimi dettagli. La giustificazione religiosa dell'ordinamento gerarchico della società governa l'intero sistema (v. Basham, 1954; v. Dumont, 1967; v. Beteille, 1983).In India esistono quattro caste - o varna - fondamentali: quella dei sacerdoti (brāhmaṇa), quella dei guerrieri (kṣatriya), quella dei contadini (vaiśya) e quella dei subordinati (śūdra). Al gradino più basso della società vi sono gli 'intoccabili', che non detengono privilegi di sorta e sono invece soggetti a tutta una serie di deprivazioni e umiliazioni. Uno degli inni del Rig Veda afferma che i varna nacquero dalla divisione in quattro parti del corpo di un uomo primigenio, sacrificato e offerto agli dei al principio del mondo. Ogni casta ha il proprio destino e la propria responsabilità, ovvero il suo dharma - un termine ambiguo che indica anche le norme di comportamento appropriato di ciascuna casta (o sottocasta).
La gerarchia delle sottocaste (jāti) emersa all'interno dei quattro varna è giustificata in termini religiosi dalla loro 'purità' o 'impurità', o più precisamente dai 'gradi di purità', che si riferiscono agli ambiti più diversi: le abitudini alimentari, il lavoro, la forma di culto e altri aspetti dello stile di vita. Le numerose sottocaste sono tenute a osservare rigorosamente le prescrizioni rituali a carattere normativo che regolano la condotta, e che si sono sviluppate e cristallizzate nel corso di molti secoli. Queste norme, estremamente dettagliate, hanno portato alla formazione di oltre duemila sottocaste (jāti).Particolare importanza assumono le prescrizioni relative alle offerte rituali, così come i riti legati alla nascita, alla morte e all'iniziazione, le cerimonie nuziali e le norme relative al tipo di alimenti, al modo di prepararli e di consumarli all'interno della propria cerchia sociale. Chi non osserva gli obblighi prescritti viene retrocesso automaticamente in una casta inferiore.
Tali comportamenti sono considerati manifestazioni naturali della gerarchia, che ha origine ultraterrena ed è essenzialmente un fenomeno derivato dall'ordine cosmico. Il sistema castale esiste, e questo è quanto. In questo caso non si pone il problema della 'fonte' del prestigio, né vi è alcuna riflessione analitica sulle connessioni (nessi causali) tra la posizione occupata nel sistema economico-politico e le manifestazioni soggettive di differenziazione sociale, così come non esiste alcuna riflessione razionale sulle ragioni avanzate per legittimare la superiorità di determinati gruppi.
I ceti dell'Europa medievale formavano un sistema gerarchico regolato dalle leggi costituite, il quale aveva quindi un duplice fondamento, normativo e istituzionale. L'appartenenza a un particolare ceto era determinata dalla nascita; le differenze di ricchezza e di potere, nonché un complesso di privilegi e di svantaggi giuridici, creavano nette divisioni tra la nobiltà e la borghesia, laddove i contadini, in ragione della loro condizione di servitù, costituivano una classe 'inferiore' del tutto separata (in un certo senso il clero come ceto formale si collocava al di fuori di questa gerarchia tripartita). La separazione tra i ceti era sancita dalle regole dell'endogamia e dell'esclusività sociale, e trovava la sua espressione più generale nei differenti stili di vita connessi allo status materiale e al potere. Tale 'separatezza' era visibile immediatamente nel diverso abbigliamento e nei differenti modi obbligatori di rivolgersi ai rappresentanti dei ceti superiori, in particolare ai nobili. Il sistema dei ceti è dunque per molti aspetti simile a quello castale; in particolare, sia l'appartenenza di casta che quella di ceto sono segnalate in modo visibile attraverso differenti 'stili di vita'.
Vi sono nondimeno anche importanti differenze tra la società castale e quella cetuale. In entrambi i casi il prestigio è regolato normativamente e a 'livello del gruppo', ma nel sistema dei ceti questa regolamentazione normativa è il risultato di leggi umane, non espressione di una 'armonia attraverso la differenza' di ordine cosmico, come accade invece nel sistema castale (v. Bloch, 1939-1940; v. Coulborn, 1956). I teologi e alcuni filosofi cercarono di attribuire alla divisione in ceti una sanzione celeste ex post, affermando che la gerarchia terrena è una estensione della gerarchia dei cori angelici. Tuttavia nella società feudale esisteva una coscienza storica, legata a due fattori: i testi degli antichi Greci e Romani, e le sporadiche ma documentate cronache che attestavano la fluidità delle istituzioni sociali e dei rapporti interpersonali nelle nuove monarchie e nei principati emersi tra il VII e il X secolo. La coscienza storica annulla la mitologizzazione e la santificazione tipica dei testi indù con il loro carattere astorico, sostituendovi una visione dinamica della realtà e documentando altresì come gli antenati della nobiltà di nascita un tempo si appropriarono della terra e conquistarono il potere, i fondamenti del loro status ereditario e del loro prestigio attuali. La percezione sociale dei ceti è ora in larga misura una percezione laica.
In un noto trattato dal titolo Traité des ordres et simples dignités, pubblicato nel 1610, Charles Loyseau adotta una visione realistica della 'superiorità di sangue' della nobiltà francese. Egli riconosce che molte famiglie aristocratiche in diverse epoche storiche hanno servito il loro re e il loro paese eccezionalmente bene, mettendo in evidenza la notevole competenza politica e diplomatica di coloro che hanno ricoperto funzioni pubbliche per molte generazioni. Solo questa competenza, secondo Loyseau, giustifica l'alto prestigio attribuito alle famiglie aristocratiche. L'autore passa poi a esaminare le rimarchevoli diversità di prestigio all'interno della nobiltà, attribuendole al fatto che le cariche regali erano rigorosamente gerarchiche. La monarchia, il potere terreno, ha contribuito alla nascita della gerarchia sociale. Riferendosi a Plinio, Loyseau (v., 1610; tr. ingl., p. 79) afferma che "Cesare crea e preserva i nobili". Si tratta come si vede di una giustificazione ben diversa da quella indù, che fa riferimento all'ordine cosmico.Nella società feudale esistevano fondamentalmente tre ceti con privilegi e svantaggi giuridicamente definiti, ma vi era anche un notevole grado di differenziazione all'interno dei singoli ceti - sia sul piano materiale che in termini di potere reale. Ciò valeva in modo particolare per la nobiltà e per la borghesia, e si rispecchiava nelle differenze di prestigio tra individui e tra interi segmenti della società. Ad esempio, nei Comuni erano i patrizi che partecipavano al governo della città, mentre ai plebei era negata tale prerogativa. La gerarchia fattuale del prestigio era più ramificata all'interno della nobiltà, e nel tardo Medioevo costituiva spesso una continuazione del rapporto di vassallaggio. Originariamente questo era un rapporto per metà fraterno, per metà di dipendenza, basato su un accordo volontario tra due persone libere; il rapporto di servitù, in cui una persona si poneva sotto la protezione di un'altra rinunciando nello stesso tempo ai suoi diritti alla proprietà della terra e alla libertà, nasceva anch'esso originariamente da un atto volontario. Sin dall'inizio pertanto i rapporti sociali avevano un carattere laico, e non sacrale.
A questo livello di coscienza storica ha senso interrogarsi sulle origini del prestigio e sul suo ruolo nella vita sociale: per usare l'espressione di Weber, le relazioni sociali hanno subito un processo di "disincantamento". Tuttavia l'ideologia e la cultura mistificano alcuni aspetti della struttura sociale quale si è sviluppata nei secoli. La nobiltà crea uno stile di vita sempre più raffinato e sempre più distante dall'esistenza quotidiana dei contadini e dei borghesi. Si potrebbe arrivare a sostenere che le cause fattuali, di ordine politico ed economico della supremazia della nobiltà, subiscono una sorta di sublimazione, sicché ora il prestigio non appare più basato sul potere politico e sulla proprietà della terra, ma su uno stile di vita raffinato.
L'epoca moderna ha portato significative trasformazioni nella concezione del prestigio e del suo sistema di segnali, nonché nei meccanismi attraverso i quali vengono attribuiti e negati i segni di superiorità. La nuova società che emerge da quella feudale attraversa diverse fasi, in cui si sviluppano gradualmente le nuove basi del prestigio. È possibile descrivere e giustapporre due di queste fasi. La prima vede lo sviluppo dinamico del capitalismo industriale e gli inizi della democrazia parlamentare. La seconda è la fase del capitalismo contemporaneo, in cui le imprese non fanno più capo a un singolo individuo o a una famiglia, ma sono società ad azionariato diffuso gestite da esperti altamente qualificati. I partiti politici cessano di essere 'partiti di notabili', come erano in principio, per trasformarsi in partiti di massa. Nella struttura sociale emergono nuove classi che hanno una chiara base economica - principalmente capitalisti e operai. Il prestigio, che in passato era 'istituzionalizzato' (dal sistema giuridico o religioso), diventa ora un bene accessibile a tutti, sebbene sia ancora soggetto a determinate regole di formazione e attribuzione.
La superiorità sociale è ora determinata da fattori quali la ricchezza, il potere e la conoscenza. Se è vero che anche prima la forza inerente a tali fattori costituiva un substratum del prestigio, adesso però tale substratum viene 'rivelato' e accettato pubblicamente. Si può parlare pertanto di una 'legittimazione' laica del prestigio. Il possesso di determinate risorse (un'azienda, un capitale privato) che consentono di creare e di gestire nuovi beni è ora una fonte rispettata di prestigio, così come lo sono in generale tutte le risorse in grado di conferire potere, incluso il potere organizzato in senso laico di sottomettere in vari modi le classi inferiori. A questo proposito occorre tener presente un punto estremamente importante: il prestigio viene attribuito a individui, e sono questi a unirsi per formare gruppi sociali che perseguono vari obiettivi - di ordine economico, sociale o culturale. I gruppi basati sulla 'nascita' hanno perso il potere di collocare i propri membri in posizioni cui sono associati gradi specifici di prestigio. L'ideologia dell'individualismo liberale e i meccanismi della concorrenza creano i presupposti per un nuovo metodo di allocazione del prestigio.
Questo tipo di società porta a uno sviluppo parallelo di organizzazioni, movimenti e ideologie che contestano per la prima volta la gerarchia sociale, affermando che tale gerarchia è una forma di ingiusta ineguaglianza. Il marxismo e l'anarchismo sono esempi di tali movimenti, mentre i sindacati rappresentano lo strumento pratico della lotta per riaffermare la dignità degli operai, per contrastarne la degradazione e persino per elevarli, e per garantire una maggiore partecipazione economica ai frutti del nuovo sistema dinamico (v. Lockwood, 1992; v. Giddens, 1973).Nella seconda fase (e sottotipo) della società capitalistica - detta anche fase 'postindustriale' - emergono nuovi aspetti della formazione del prestigio, che ora è legato principalmente a specifiche professioni o occupazioni. Va sottolineato il fatto che anche in passato alcune professioni erano considerate 'prestigiose', e tuttavia era il prestigio di ceto a risultare dominante, mentre adesso il 'prestigio professionale' acquista una sua autonomia. Vengono definite nuove basi e nuove regole di allocazione del prestigio, estremamente individualistiche, che derivano dall'idea (sviluppata dalla teoria funzionalistica) della 'importanza funzionale' o utilità delle diverse professioni per l'intero sistema sociale.
Analoga a questa idea è quella della meritocrazia, secondo la quale lo status sociale dipende dalle capacità individuali e dal livello di istruzione raggiunto, nonché dalle qualificazioni e dalle remunerazioni che ne derivano. Queste idee riflettono una nuova fase dello sviluppo della cultura e della civiltà (v. Bell, 1973; v. Davis e Moore, 1945; v. Young, 1958; v. Gouldner, 1979). Il prestigio viene attribuito a un gruppo professionale sulla base dei 'requisiti' e delle 'ricompense' occupazionali, ossia, più specificamente, in base alla 'valutazione' di un aggregato di componenti che definiscono la posizione sociale: il livello di istruzione, il livello salariale, le qualificazioni e le specializzazioni, il grado di influenza e di potere, la vastità delle conoscenze teoriche, le funzioni di leadership e via dicendo (v. Blau e Duncan, 1967; v. Hauser e Featherman, 1977; v. Kohn e Slomczynski, 1990). Si potrebbe affermare che il prestigio è la 'somma del prestigio psicologico' di un insieme di caratteristiche oggettive dei membri del sistema socioeconomico, calcolata in base a determinati valori. Poiché i sistemi di valori dei singoli individui non sono identici (non essendo una mera replica della religione che professano o delle ideologie sociali e politiche in cui si riconoscono), le valutazioni del prestigio non sono del tutto omogenee. Ciò emerge chiaramente nella prima ricerca storica sul 'prestigio sociale' delle professioni, delle occupazioni e dei ruoli manageriali, considerati alla stregua di quasi occupazioni.
Questo modo di valutare il prestigio dei membri della società si va diffondendo in tutto il globo assieme all'industrializzazione (v. Treiman, 1977).Nonostante le variazioni di giudizio individuali, esiste una sorta di processo di standardizzazione delle opinioni individuali attraverso un insieme relativamente uniforme di criteri di valutazione del 'prestigio sociale' delle professioni; quando si effettua tale valutazione, inoltre, di solito viene assegnata la priorità a due elementi: il livello di istruzione richiesto e il livello di reddito raggiunto. Il problema consiste nel fatto che in molte professioni il reddito è estremamente diversificato, e anche il livello di istruzione non è necessariamente eguale per tutti. Tuttavia, quando si tratta di valutare il prestigio di una determinata professione, reddito e grado di istruzione tendono a essere 'livellati' su valori medi. Nella valutazione del prestigio sociale delle professioni entra quindi in gioco un meccanismo psicologico che comporta l'omogeneizzazione del prestigio individuale. Una difficoltà è costituita dal fatto che alcune professioni vengono valutate sulla base di caratteristiche che non tutte possiedono. Nella professione medica, ad esempio, viene preso in considerazione l'aspetto umanitario: si tratta di una professione che tutela la salute e la vita delle persone. I sacerdoti sono considerati leaders morali, i piloti di aviazione devono essere coraggiosi e i giudici eccezionalmente onesti. Queste qualità speciali innalzano il prestigio di tali professioni al di sopra di quello, normale, proprio di professioni caratterizzate da insiemi 'standard' di attributi (ad esempio un grado di istruzione equivalente).
Max Weber è stato l'autore che ha prestato maggiore attenzione ai meccanismi della formazione del prestigio. Secondo Weber, il prestigio si fonda principalmente sulla ricchezza, sul potere e sulla conoscenza nelle loro mutevoli forme storiche. Gli stili di vita, l'endogamia e la commensalità che si svilupparono a partire da questo substratum e costituivano le caratteristiche distintive delle società tradizionali, altro non sono se non sovrastrutture culturali basate su queste tre risorse fondamentali del potere sociale. Nel corso dello sviluppo di uno specifico sistema economico-politico-culturale, ossia durante la formazione delle grandi civiltà mondiali o nelle varie fasi della loro storia, il prestigio era generato direttamente dalla pura forza sociale insita nella ricchezza, nel possesso dei mezzi di coercizione e di quelle conoscenze ritenute socialmente utili (anche quando si trattava di un sapere magico o teologico). Con la lenta evoluzione dei diversi sistemi socioculturali, frutto dell'interazione di diversi elementi di natura sia materiale che simbolica, sia nuovi che ereditati dal passato, nacquero nuove realtà caratterizzate da forme più complesse di stratificazione sociale. Espressioni di tali processi furono determinate strutture socioculturali quali l'endogamia e la commensalità, che assieme allo stile di vita cominciarono a essere considerate i substrati del prestigio. In altre parole, le basi del prestigio subiscono una trasposizione nella sfera simbolica.In generale, ricchezza, potere e conoscenza tendono ad attirarsi reciprocamente, a cumularsi e a trovare espressione sociale e ideologica. Il loro potere viene trasposto in fattori generatori di prestigio al livello culturale, ed essi danno vita a forme di consumo spirituale e materiale inaccessibili alle classi inferiori.
Nelle società tradizionali stabili, a ciò si accompagna la credenza nel valore superiore della continuità, per cui ciò che è durato per secoli deve essere giusto e buono. In questo modo la gerarchia del prestigio ineguale acquista i caratteri di un fenomeno naturale. Weber osservava che in molti casi le pretese di ossequio da parte delle classi inferiori avanzate dalle classi agiate erano una pura usurpazione di superiorità. Lo scopo reale era quello di assicurarsi l'obbedienza. A loro volta, le classi superiori necessitavano di una qualche forma di giustificazione morale per i privilegi di cui godevano. Il riferimento alla loro cultura superiore o al 'sangue blu' fungeva da autogiustificazione.
La ragione delle "differenze reali delle strutture empiriche del potere" risiede "nell'esigenza generale di autogiustificazione, propria di ogni tipo di potenza - e anzi di ogni possibilità di vita [...] La leggenda di ogni gruppo nettamente privilegiato in senso positivo è quella della sua superiorità naturale, e se possibile 'di sangue'. Quando esistono rapporti di stabile suddivisione di potenza e in conformità ad essa anche degli ordinamenti 'di ceto' [...] anche i ceti privilegiati negativamente accettano quella leggenda" (v. Weber, 1922; tr. it., vol. IV, p. 56).Weber non considerava questi processi psicologici come veri e propri autoinganni, nel senso corrente del termine, delle classi privilegiate positivamente e negativamente. Tuttavia, dal punto di vista funzionale, essi facilitavano in modo decisivo l'integrazione e contrastavano efficacemente le forze centrifughe, ad esempio quelle dei vari scismi e ribellioni.
Però, continua Weber, "in epoche nelle quali la situazione di classe si presenta in modo nudo e crudo, a tutti visibile, come la potenza capace di determinare il destino, quella leggenda degli individui privilegiati sulla sorte meritata dal singolo costituisce spesso, al contrario, uno dei motivi più esasperanti per gli strati privilegiati in senso negativo" (ibid.).In un altro passo, a proposito della religione, Weber osserva che gli strati socialmente ed economicamente privilegiati saranno meno inclini a sviluppare l'idea di redenzione, assegnando piuttosto alla religione la funzione primaria di legittimare il loro modello di vita e la loro posizione nel mondo. L'esperienza quotidiana dimostra che tutti coloro che godono di una situazione migliore - in termini di successo politico, di status economico, di salute fisica e via dicendo - "sentono il bisogno instancabile di poter definire 'legittimo' il contrasto esistente" a loro favore, e di "poter considerare 'meritata' la propria situazione" (ibid.).
Non è chiaro se Weber, nell'analizzare le attività che conferiscono prestigio a molti gruppi professionali contemporanei - quali ad esempio i militari, i burocrati, gli accademici e i giuristi -, fosse anche incline a considerarle attività orientate esclusivamente e deliberatamente al mantenimento di un reddito più elevato e di un'influenza politica maggiore, oppure come una forma di usurpazione di prestigio la cui natura non era chiaramente percepita né dagli strati superiori né da quelli inferiori.
La società contemporanea si è sviluppata gradualmente. Fu solo in Francia che la grande Rivoluzione del 1789 tagliò i legami di continuità con il passato, rigettando formalmente la struttura di ceto e proclamando l'eguaglianza di tutti i cittadini. In altri paesi l'abbandono della struttura di ceto e l'introduzione dell'eguaglianza dei diritti civili e politici fu più graduale, e comportò diverse fasi di transizione per quel che riguarda le forme e i processi di attribuzione del prestigio. Nel corso di queste trasformazioni graduali si manifestò un fenomeno che, sebbene sempre presente, non è sempre visibile allo stesso modo, ossia la relativa autonomizzazione del prestigio.I nobili, pur avendo perduto le proprietà fondiarie e non disponendo più delle risorse necessarie per continuare lo stile di vita adeguato a persone 'di alti natali', continuavano nondimeno a mantenere i loro privilegi politici, a sposarsi all'interno della propria cerchia e a essere ricevuti a corte. Nelle società cetuali ci voleva più di una generazione per decadere dal proprio ceto, e di conseguenza il prestigio continuava a sussistere nonostante la scomparsa del suo substrato materiale.
Analogamente, i borghesi di nobiltà acquisita non erano accettati immediatamente come pari dalla nobiltà di sangue: non sempre era loro consentito di contrarre matrimonio con un rampollo dell'aristocrazia o di unirsi ai membri delle famiglie nobili nelle battute di caccia e nei banchetti.L'epoca attuale offre nuovi esempi dell'autonomizzazione del prestigio e della forza sociale quasi indipendente inerente ad esso. Alcune professioni costituiscono dei trampolini di lancio per l'acquisizione di cariche pubbliche che aumentano il prestigio personale di chi ha già un elevato prestigio professionale. L'avvocato che viene nominato sindaco accresce il proprio prestigio generale e a volte anche il proprio reddito. Negli Stati Uniti il ministro che diventa presidente di una grossa società industriale o bancaria internazionale sperimenta anch'egli un analogo aumento di prestigio. In linea generale, siamo qui in presenza di due fenomeni. Il primo è quello della 'spirale delle promozioni' e degli incrementi di prestigio che ne derivano. Quando un professore universitario viene eletto rettore ciò non significa che abbia acquisito nuove conoscenze o ulteriori qualificazioni, e tuttavia il suo prestigio aumenta. Se nel giro di breve tempo egli viene nominato membro di una commissione governativa o assume la carica di ministro (ad esempio dell'Istruzione, o dell'Economia), il suo prestigio aumenta ulteriormente, a prescindere dal fatto che siano aumentate le sue conoscenze e le sue capacità manageriali. Il secondo fenomeno, di natura analoga, è quello della 'moltiplicazione del prestigio'. Quando il manager di una grande industria entra a far parte del consiglio di amministrazione di un'altra società, ciò innesca una intera catena di nomine in svariati consigli di amministrazione. Questa moltiplicazione di cariche con lo stesso 'livello di prestigio' aumenta il prestigio generale di chi le ricopre.
Un tipo particolare di prestigio è rappresentato dalla stima personale. Si tratta di un fenomeno antico, già presente sia nel sistema delle caste che in quello dei ceti, e tuttora esistente. In ogni casta, ceto, classe o gruppo professionale possono esservi individui che si distinguono dagli altri: uomini pii tra i sacerdoti, leaders carismatici tra i tanti politici disonesti, medici di eccezionale spirito umanitario, educatori ineguagliati o lavoratori estremamente coscienziosi. La stima personale viene manifestata a tutti coloro cui si attribuiscono inclinazioni umanitarie, o un'onestà eccezionale o un grande coraggio morale. Tali virtù si manifestano sia sul lavoro che nella sfera privata, nell'intera vita 'moralmente integra' dell'individuo.Questo aspetto 'morale' è una componente inseparabile dell'apprezzamento sociale in termini di 'stima'. Così, ad esempio, l'avvocato di successo potrebbe non essere stimato qualora difendesse i malfattori, e il cardiologo di fama potrebbe incorrere nella condanna dell'opinione pubblica se accettasse di salvare vite umane solo per parcelle molto alte. Nelle antiche società di casta e di ceto determinate professioni o classi tendevano a essere ammantate automaticamente di un prestigio connotato 'moralmente'. Il signore feudale era per definizione 'buono', e il brahmano quasi un santo. Al giorno d'oggi nemmeno un sacerdote godrà di stima personale se a giudizio della comunità in cui opera (ad esempio la piccola città) si comporta in modo 'sconveniente'.
In passato, il prestigio e l'autorità personale spesso erano congiunti, ed era impossibile operare una netta distinzione tra i due fenomeni. In epoca moderna la differenza tra di essi è più chiara, sebbene esistano alcune somiglianze; l'autorità può essere strettamente legata alla stima personale, e tuttavia non si identifica con quest'ultima.Nella società contemporanea l'autorità è una caratteristica puramente individuale. La persona le cui opinioni sono quasi sempre considerate valide è una persona di autorità. Di conseguenza, di fronte a una persona di autorità riconosciuta gli altri non si sentiranno più spinti a valutare attentamente la situazione e a formarsi un'opinione propria, ma accetteranno la sua opinione autorevole. Essi tenderanno inoltre a obbedire alle indicazioni fornite dalla persona le cui opinioni sono ritenute valide, e di conseguenza gli individui dotati di autorità assumeranno la leadership nelle questioni di pubblico interesse. È ovvio che, nella società contemporanea, perché qualcuno possa essere considerato un'autorità deve soddisfare parecchi altri requisiti: deve dimostrare di avere a cuore il bene comune, basare le sue attività pratiche su saldi principî e sapere in che modo fissare le priorità dell'azione politica. Ad esempio, coloro che godono di grande autorità sono in grado di attirare a sé altre persone e di fornire loro una guida in situazioni di incertezza politica, quando non è chiaro se sia più opportuno massimizzare l'efficienza dello Stato o favorire la libertà personale.
L'autorità si sviluppa con modalità leggermente diverse nelle differenti sfere della vita. Nell'ambito della scienza, ad esempio, essa è il risultato di nuovi approcci teorici, di scoperte empiriche o di esperimenti originali, che si sono accumulati in un lungo arco di tempo e hanno ottenuto crescenti conferme. Gli scienziati costruiscono la propria autorità in modo lento e sistematico. Nella sfera della morale, i leaders religiosi o i capi di una associazione per i diritti umani devono anch'essi costruire la propria autorità in modo costante e sistematico. È sufficiente che violino una sola volta i principî propugnati per rovinare la loro buona reputazione. Nella sfera politica invece spesso ci vuole meno tempo per costruirsi un'autorità. I giovani che, in un breve lasso di tempo, riescono a proporre e ad attuare una serie di valide soluzioni in ambiti precedentemente trascurati o rivelatisi improvvisamente importanti possono acquistare rapidamente autorità.Chi intende costruirsi un'autorità personale deve far riferimento, deliberatamente e pubblicamente, ai problemi dei propri simili. Ciò non è necessario nel caso del prestigio personale, perché questo è fondato esclusivamente su una valutazione delle competenze di un individuo o sul calcolo logico e astratto della utilità 'sistemica' di una determinata professione di cui l'individuo in questione è un rappresentante. Questo prestigio 'funzionale' di varie attività e professioni si basa su una valutazione oggettiva delle capacità, dei risultati personali e dell'efficienza, senza alcun riferimento a motivazioni e conseguenze di tipo morale.A differenza della stima, l'autorità personale spinge gli individui a essere attivi.
Un'altra differenza tra la stima e l'autorità personale è data dal fatto che per quest'ultima, talvolta, è sufficiente essere correlata soltanto alla perspicacia e alle capacità di leadership. Gli aspetti morali delle azioni possono essere ignorati nelle valutazioni dell'opinione pubblica, o dar luogo a giudizi contrastanti. I politici dotati di autorità non vengono percepiti come persone assolutamente morali in tutto ciò che fanno, e di conseguenza non tutti li riterranno degni della propria stima. Analogamente, gli uomini d'affari e i managers possono avere grande autorità nella sfera manageriale, ma non godono necessariamente di stima personale.
Gli individui fanno parte simultaneamente di molti differenti contesti (organizzazioni, associazioni, gruppi amicali, ecc.), e questa partecipazione è fonte di una forma di prestigio che può essere definito 'situazionale', legato a una situazione specifica e di natura effimera. Ad esempio, in occasione di un raduno di veterani di guerra, sarà il commilitone più coraggioso, o quello più scaltro che è riuscito a eludere il nemico a godere temporaneamente del maggior prestigio in questa particolare circostanza. Oppure quando gli attivisti di una qualche associazione nazionale (ad esempio la Croce Rossa) si riuniscono per la loro convenzione quadriennale, grande prestigio sarà attribuito a quanti hanno ricoperto la carica di presidente, o hanno conseguito successi che sono stati registrati negli annali dell'associazione. Oppure ancora, quando gli impiegati più anziani sono invitati a celebrare un anniversario dell'azienda, i presenti tributeranno loro grandi onori, anche se si tratta di semplici operai. Non appena il meeting si conclude tale prestigio si dissolve, o ne restano solo tracce frammentarie nella memoria di alcuni - nella fattispecie di coloro che hanno preso parte al raduno e attribuiscono grande valore all''eredità del passato', sia questa l'esperienza della guerra, l'attività in una associazione, il lavoro in una particolare azienda (di tipo 'familiare'), e via dicendo. Non sempre e non in tutti i casi è possibile trasformare questo prestigio situazionale in stima personale, manifestata da cerchie sociali più ampie. Esso è limitato di solito alla considerazione di un piccolo gruppo di persone conosciute: i colleghi e la famiglia.
Uno degli aspetti caratteristici dell'epoca moderna è la progressiva democratizzazione della vita. Un'altra caratteristica saliente è costituita dai rapidi mutamenti delle basi tecnologiche, organizzative ed economiche dell'esistenza. Il movimento giovanile del 1968 e l'affermarsi delle idee femministe hanno modificato gli standard del comportamento di massa e hanno portato a nuovi modi di concepire l'eguaglianza e l'ineguaglianza. La spinta a ridurre le distanze economiche e la promozione dell'eguaglianza tra i generi vanno via via indebolendo la spinta verso le attestazioni di prestigio. La natura anonima di molti contatti umani, specialmente nei grandi agglomerati urbani, agisce nella stessa direzione. A seguito di questi e di altri cambiamenti culturali, l'intera sfera del prestigio si è indebolita, come se avesse perso il suo valore. La gerarchia sociale formalizzata è stata abolita, e non tutti sono disposti ad accettare le giustificazioni funzionalistiche e meritocratiche del prestigio. Tutti gli assetti gerarchici, compreso quello dell'ineguale distribuzione del prestigio, vengono posti continuamente in discussione; le origini familiari hanno perso il loro ruolo istituzionale e la mobilità intergenerazionale, unita al principio delle eguali opportunità, non incoraggia le persone a esibire i propri 'nobili natali'.
Una serie di mutamenti del costume ha contribuito ad annullare la 'visibilità' che il prestigio aveva in passato. Nelle strade delle città odierne possiamo vedere individui vestiti ciascuno in modo diverso, ma per quanto riguarda la funzione di 'segnale del prestigio' svolta dall'abbigliamento, tutti sono vestiti in modo più o meno eguale. I modi di rivolgersi alle persone non denotano più una distinzione tra superiore e inferiore. In molte aziende - non solo negli Stati Uniti - managers e subordinati usano tra di loro il nome di battesimo se hanno lavorato insieme a stretto contatto per lungo tempo.E tuttavia, i segnali e i simboli del prestigio non sono del tutto scomparsi. L'automobile e l'abitazione sono ancora uno status symbol, e molti sono tuttora 'sensibili' alla ricchezza e al potere, mostrandosi deferenti nei confronti delle persone 'altolocate'. Non tutti però si comportano in questo modo; esistono notevoli differenziazioni tra gli individui all'interno di una stessa società per quanto riguarda la 'sensibilità' nei confronti del prestigio e l'accettazione delle relative gerarchie. Perlomeno in alcuni paesi, l'intera sfera del prestigio si va ammantando di una crescente ambiguità.
John Goldthorpe e Keith Hope (v., 1972), due studiosi inglesi che si occupano di stratificazione sociale, affermano che al giorno d'oggi, quando si chiede alle persone di stabilire una graduatoria in una lista di professioni, il criterio che viene utilizzato di solito è quello della 'desiderabilità generale', piuttosto che del 'prestigio' di un'occupazione. Anche dalle ricerche effettuate dagli studiosi, quindi, emerge un attenuarsi della sensibilità sociale per le gerarchie del prestigio.Nonostante tutto, però, i criteri meritocratici del prestigio, come la considerazione per le capacità individuali, per il livello di istruzione raggiunto e per i loro derivati - qualificazioni e successo -, sono ancora palesemente accettati dalla maggioranza degli individui. Nelle società moderne le persone adottano ancora criteri meritocratici di questo tipo, specialmente quando si tratta di prendere decisioni sui programmi educativi dei loro figli o importanti per la propria carriera (i loro successi e fallimenti). Può darsi che sarà sempre più difficile applicare criteri meritocratici alle professioni del futuro, ma d'altro canto occorre ricordare che vi saranno sempre gruppi di professioni distinti in base al livello di istruzione richiesto - superiore, medio o inferiore.
Un nuovo fenomeno, che potrebbe entrare in concorrenza con il prestigio, si va affermando in modo sempre più chiaro: si tratta dell'ammirazione. È più democratico manifestare ammirazione per una persona che non deferenza nei confronti del prestigio. L'ammirazione è già saldamente radicata nelle cerchie professionali: l'ammirazione per i colleghi dotati di fantasia creativa, per i tecnologi-inventori, per gli insegnanti che riescono a farsi ascoltare dagli allievi, per i lavoratori estremamente coscienziosi, ecc.Un altro fenomeno attuale, frutto della cultura di massa, è la popolarità. A prima vista la popolarità sembra simile al prestigio e all'ammirazione, e tuttavia non sembra legittimo assimilare questi fenomeni, nonostante abbiano parecchie caratteristiche in comune. La popolarità è più superficiale del prestigio e dell'ammirazione, ed è di natura più effimera. Nella società contemporanea la popolarità è prodotta dai mass media, in particolare negli ambiti dell'intrattenimento e della politica. Lo show business crea divi che cadono nell'oblio nel giro di uno o due anni (anche se esistono eccezioni alla regola). Alcuni spariscono rapidamente dall'orizzonte come meteore, perché l'unica risorsa di cui disponevano era la loro immagine televisiva; altri riescono a conservare la popolarità di cui godono e a trasformarla nel prestigio di un politico avveduto, o di un serio giornalista, o di un attore preparato; altri ancora riescono addirittura a diventare leaders d'eccezione e a conquistare la stima personale. Per certi versi l'ammirazione è simile alla stima personale, ed è strettamente associata a valutazioni meritocratiche.Il futuro dimostrerà se da questa combinazione di fattori emergerà una qualche nuova forma di prestigio.
(V. anche Casta; Classi e stratificazione sociale; Classi medie; Mobilità sociale; Notabili).
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