privacy
Il diritto alla riservatezza
Il termine inglese privacy indica la sfera privata degli individui, e quindi fa riferimento all’insieme di informazioni personali che non vogliamo diventino di dominio pubblico senza il nostro consenso. La tutela della privacy ha acquistato un’importanza centrale con la diffusione delle tecnologie della comunicazione e con la nascita di banche dati in cui sono raccolte informazioni personali di tutti i tipi
Il termine inglese privacy, che significa «riservatezza», è diventato di uso comune per indicare la sfera privata di ogni individuo e, in particolare, quell’insieme di informazioni personali sulle quali desideriamo mantenere il riserbo, escludendone l’accesso ad altri. La riservatezza fu riconosciuta come un diritto tutelato dalla legge solo alla fine dell’Ottocento. Ad aprire la strada furono gli avvocati statunitensi Louis Brandeis e Samuel Warren, di Boston, il quale stufo di leggere sul quotidiano locale i particolari delle attività mondane della moglie e delle relazioni sentimentali della figlia, scrisse un saggio intitolato Diritto alla riservatezza.
La privacy di una persona ‘pubblica’ – uomini politici, attori, sportivi – viene considerata diversamente da quella di una persona comune. Nel primo caso, infatti, il diritto alla privacy sembra entrare in conflitto con altri importanti diritti: quello di informazione, il diritto di formarsi un’opinione corretta sulle questioni di rilievo sociale, e così via. In genere il diritto di cronaca viene considerato preminente rispetto al diritto alla privacy se i fatti riportati sono veri, di interesse pubblico e se sono esposti in forma corretta. D’altra parte, al diritto di cronaca vengono posti limiti più severi nel caso di soggetti particolari, per esempio se si tratta di minorenni o di malati di mente, e di dati particolari, come quelli relativi alla salute e alla vita sessuale.
Il problema della privacy assume nuova importanza con la diffusione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e in particolare con la nascita di banche dati pubbliche e private, che raccolgono le più diverse informazioni personali. La sfera privata diventa sempre più fragile, esposta a mille insidie. Da ciò nasce la necessità di allargare le frontiere del diritto alla riservatezza al di là delle informazioni riguardanti la sfera intima della persona.
La tutela viene estesa a tutti i cosiddetti dati sensibili, cioè le informazioni che possono rivelare l’origine razziale o etnica, le convinzioni religiose, filosofiche o di altro genere, le opinioni politiche, l’adesione a partiti, associazioni e simili. Queste informazioni infatti possono essere usate per operare discriminazioni – licenziamenti, mancate assunzioni, rifiuti di stipulare contratti di assicurazione e via dicendo – o per esercitare un indebito controllo sugli individui.
Ulteriori minacce alla privacy provengono dalla diffusione di Internet. Frequentando i siti Internet, infatti, trasmettiamo automaticamente e a nostra insaputa una serie di informazioni sul nostro conto: nome, tempi e luoghi di utilizzazione del servizio, numero e tipo dei siti visitati e così via. Da questi dati è possibile risalire ai gusti, all’orientamento politico, alla fede religiosa di una data persona. Navigando su Internet divulghiamo dati ‘sensibili’ su di noi che altri potrebbero utilizzare, e ciò avviene senza che ne siamo stati informati o abbiamo dato il nostro consenso.
Il diritto alla privacy allora deve essere inteso non solo come diritto di impedire ad altri la raccolta e la diffusione di dati personali, ma anche come diritto di controllare la raccolta, il trattamento e la divulgazione delle informazioni sul nostro conto: il diritto, cioè, di sapere se ci sono e quali sono le banche dati che contengono informazioni che ci riguardano, quale uso ne sarà fatto, a chi saranno comunicate e in che ambito verranno diffuse, nonché quello di accedere ai dati e farli correggere se scorretti o illeciti. Per tutelare questo diritto in Italia, nel 1996, è stata istituita una autorità, il Garante per la protezione dei dati personali, con compiti di vigilanza e di controllo e con il potere di emanare provvedimenti con valore di legge.