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PROCOPIO di Cesarea

di E. Zanini - Enciclopedia dell' Arte Medievale (1998)
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PROCOPIO di Cesarea

E. Zanini

Storiografo bizantino, attivo nel secondo e terzo quarto del sec. 6° come storico di corte dell'imperatore Giustiniano.Nato a Cesarea di Palestina alla fine del sec. 5°, almeno a partire dal 527 P. ricoprì incarichi di prestigio presso la corte imperiale costantinopolitana, divenendo segretario e consigliere legale del generale Belisario, che affiancò nelle campagne militari nelle regioni orientali dell'impero, in Africa e in Italia, fino almeno al 540. Nel 542 era certamente a Costantinopoli, dove fu diretto testimone della terribile pestilenza che colpì la città (De bellis, II, XXII-XXIII); da allora in poi si perdono le tracce dei suoi spostamenti, anche se appare probabile che la sua fortuna presso la corte abbia risentito negativamente di quella, assai alterna, dello stesso Belisario.P. fu autore di un'importante opera storiografica in otto libri (De bellis), di un trattato sugli edifici fatti costruire da Giustiniano nell'ambito dell'impero (De Aedificiis) e di un libello (Historia arcana), redatto probabilmente negli anni quaranta del secolo, ma portato a termine solo dopo la morte di Giustiniano nel 565 (Cameron, 1985, pp. 52-54), con intento dispregiativo nei confronti dell'imperatore, della sua consorte Teodora e dello stesso Belisario (Beck, 1988).Il De bellis, terminato nel 554, narra, spesso molto dettagliatamente, le campagne militari condotte dall'esercito bizantino contro i Persiani in Oriente (libri I-II), i Vandali in Africa (libri III-IV) e gli Ostrogoti in Italia (libri V-VIII), fornendo in molti casi preziose informazioni di natura archeologica sull'ubicazione e sulla consistenza degli impianti fortificati, sui restauri e le ricostruzioni operate dall'amministrazione bizantina nel corso della conquista, sullo stato delle vie di comunicazione, sulla gerarchia degli insediamenti urbani nelle diverse regioni, sui principali edifici pubblici all'interno delle città (Pringle, 1981; de' Maffei, 1986; Pani Ermini, 1993-1994; Bocci, 1996).Certamente più importante per la ricerca storico-artistica e archeologica è però il De Aedificiis, portato probabilmente a termine intorno al 560-561 (Whitby, 1985), che costituisce una sorta di catalogo topografico delle opere pubbliche - in primo luogo edifici religiosi e impianti fortificati, ma anche opere di edilizia civile (acquedotti, strade, ponti) - realizzate da Giustiniano nell'ambito delle diverse regioni dell'impero, a partire dalla capitale (cui è dedicato il libro I), per proseguire con Siria e Mesopotamia (II), Armenia e Asia Minore (III), Balcani e Grecia (IV), Palestina e ancora Asia Minore (V) e, infine, Egitto e Africa settentrionale (VI); manca completamente qualsiasi riferimento, anche indiretto, all'Italia. Si tratta di un'opera dai caratteri complessi, nella quale convivono e si fondono aspetti più propriamente trattatistici (per es. in alcune accurate descrizioni di opere di ingegneria idraulica; Furlan, 1984), aspetti di carattere archivistico (soprattutto nei lunghi elenchi di siti che caratterizzano i libri IV e V e che lasciano supporre la possibilità da parte di P. di accedere a liste ufficiali) e aspetti di carattere più propriamente letterario, in particolare laddove la descrizione dei monumenti - in più di qualche caso organizzata attraverso la ripetizione di un certo numero di formule narrative ricorrenti - fa assumere al testo la struttura di una sequenza di ekphráseis che concorrono a delineare un panegirico dell'evergetismo giustinianeo.Fonte fondamentale di riferimento per la ricostruzione del panorama urbano di Costantinopoli e delle altre città dell'impero nella prima metà del sec. 6°, il De Aedificiis ha ricoperto un ruolo principale nella nascita e nell'indirizzo di molte ricerche di archeologia bizantina (Zanini, 1994, pp. 41-43), ma è sempre stato oggetto di un dibattito critico molto serrato e incentrato soprattutto intorno a due questioni, quella dell'assenza dell'Italia nella trattazione e quella dell'attendibilità storica del testo nel suo complesso. Alla prima questione non è stata finora fornita una risposta soddisfacente, anche se sembra plausibile che il testo pervenuto appartenga a uno stadio intermedio di lavorazione e non sia stato completato in ogni sua parte, come del resto lascerebbero ipotizzare anche le semplici liste di siti che caratterizzano i libri IV e V. Ben più complessa e dibattuta appare invece la questione relativa all'attendibilità, che di volta in volta è stata ampiamente sostenuta (Evans, 1972), complessivamente rigettata (soprattutto a partire da una pretesa inaffidabilità del resoconto procopiano a proposito della città di Dara; Croke, Crow, 1983) e, infine, discussa in termini più mediati (sempre sul caso di Dara; Whitby, 1986a; 1986b; Zanini, 1990; Croke, 1992). Proprio in virtù della natura complessa e multiforme del testo, la formulazione di un giudizio finale complessivo relativo alla sua attendibilità globale risulta tuttora difficile se non impossibile; certamente degno di fede soprattutto nei casi in cui l'autore poteva avere diretta conoscenza dei siti e dei monumenti descritti (quindi, in linea di ipotesi, la capitale imperiale, l'area nordmesopotamica e siropalestinese, l'Africa settentrionale), il testo risulta meno puntuale nei passaggi in cui P. dovette appoggiarsi ad altre fonti (presumibilmente sia orali sia scritte) e assai scarno a proposito di quelle regioni che lo storico non raggiunse mai nei suoi viaggi al seguito dell'esercito di Belisario e per la cui descrizione egli poté utilizzare opere geografiche contemporanee o di epoca precedente.

Bibl.:

Fonti. - Procopio di Cesarea, Opera omnia, a cura di J. Haury (Bibliotheca scriptorum Graecorum et Romanorum Teubneriana), 3 voll., Leipzig 1905-1913 (rist. a cura di G. Wirth, 4 voll., 1962-1964); id., Opera omnia, a cura di H.B. Dewing, 7 voll., London-Cambridge (MA) 1914-1940; id., La guerra gotica, a cura di D. Comparetti (Fonti per la storia d'Italia, 23-25), 3 voll., Roma 1895-1898; Le Inedite, libro nono delle Istorie di Procopio di Cesarea, a cura di D. Comparetti, D. Bassi (Fonti per la storia d'Italia, 61), Roma 1928.

Letteratura critica. - R. Rubin, Prokopios von Kaisareia, Stuttgart 1954; V. Beševliev, Zur Deutung der Kastellnamen in Prokops Werk ''De Aedificiis'', Amsterdam 1970; J.A.S. Evans, Procopius, New York 1972; C. Mango, The Art of the Byzantine Empire 312-1453. Sources and Documents, Englewood Cliffs (NJ) 1972; D. Pringle, The Defence of Byzantine Africa from Justinian to the Arab Conquest (BAR. International Series, 99), 2 voll., Oxford 1981; B. Croke, J. Crow, Procopius and Dara, Journal of Roman Studies 73, 1983, pp. 143-159; I. Furlan, Accertamenti a Dara, Padova 1984; M. Whitby, Procopius' Description of Martyropolis, ByzSl 45, 1984, pp. 177-181; A.M. Cameron, Procopius and the Sixth Century, Berkeley-Los Angeles 1985; M. Whitby, Justinian's Bridge over the Sangarius and the date of Procopius' ''De Aedificiis'', Journal of Hellenic Studies 105, 1985, pp. 129-148; F. de' Maffei, Opere di Giustiniano sul limes orientale: monumenti e fonti, "Major Papers for the 17th International Byzantine Congress, Washington 1986", New Rochelle-New York 1986, pp. 237-298; I. Goldstein, Historiografski kriteriji Prokopija iz Cesareje [Criteri storiografici di P.], Zbornik radova Vizantološkog Instituta 24-25, 1986, pp. 25-101; M. Whitby, Procopius and the Development of Roman Defences in Upper Mesopotamia, in The Defence of the Roman and Byzantine East, "Proceedings of the Colloquium, Sheffield 1986" (BAR. International Series, 297), Oxford 1986a, pp. 717-735; id., Procopius' Description of Dara, ivi, 1986b, pp. 737-783; H.G. Beck, Lo storico e la sua vittima: Teodora e Procopio, Roma-Bari 1988; M. Whitby, Procopius and Antioch, in The Eastern Frontier of the Roman Empire, "Proceedings of the Colloquium, Ankara 1988", a cura di D.H. French, C.S. Lightfoot (BAR. International Series, 553), Oxford 1989, pp. 537-553; E. Zanini, La cinta muraria di Dara. Materiali per un'analisi stratigrafica, in Costantinopoli e l'arte delle provincie orientali, a cura di F. de' Maffei, C. Barsanti, A. Guiglia Guidobaldi (Milion, 2), Roma 1990, pp. 220-252; B. Croke, Addenda, in id., Christian Chronicles and Byzantine History, 5th-6th Centuries, Aldershot 1992, p. 2; L. Pani Ermini, Città fortificate e fortificazione delle città italiane fra V e VI secolo, in Omaggio a Paul-Albert Février, Rivista di studi liguri 59-60, 1993-1994, pp. 193-206; E. Zanini, Introduzione all'archeologia bizantina, Roma 1994; S. Bocci, L'Umbria nel Bellum Gothicum di Procopio, Roma 1996.E. Zanini

Vedi anche
Odoacre Re barbarico (n. circa 434 - m. Ravenna 493). Generale dell'esercito romano (472), Odoacre fu a capo della ribellione che depose Romolo Augustolo (476). In seguito fu proclamato rex gentium, re cioè delle popolazioni barbare stabilite in Italia. Preoccupato dei successi politico-militari di Odoacre, ... Agàzia Scolastico Agàzia ‹-zz-› (alla greca Agazìa o Agatìa) Scolastico (gr. ᾿Αγαϑίας Σχολαστικός). - Scrittore bizantino (Mirina 536 circa - Costantinopoli 582 circa), compose un poema mitologico erotico, Daphniaca (Δαϕνιακά), ora perduto, e una silloge di epigrammi che, insieme con quelli di Paolo Silenziario, furono ... Antèmio Procòpio Antèmio Procòpio (lat. Procopius Anthemius). - Imperatore romano d'Occidente dal 467 al 472. Originario di Costantinopoli, combatté contro i Goti e gli Unni; divenuto imperatore per designazionė dell'imperatore d'Oriente, Leone, combatté senza successo i Vandali, quindi, venuto in lotta con Ricimero, ... Amalasunta ‹-s-› (gotico Amalaswintha). - Regina degli Ostrogoti (m. Bolsena 535), figlia di Teodorico, alla morte di questo (526) governò per il proprio figlio Atalarico, nato dalle sue nozze con Eutarico. Dimostrò aperta confidenza nei Romani e prudenza nella politica esterna, giungendo anche a un accordo con ...
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ceṡarèo
cesareo ceṡarèo s. m. [dal lat. Caesareum]. – Tempio eretto in onore di Cesare Augusto o di altri imperatori (il più noto è il Cesareo di Benevento, eretto in onore di Augusto da Publio Vedio Pollione).
ceṡàreo²
cesareo2 ceṡàreo2 agg. [dal lat. scient. caesareus, nella locuz. sectio caesarea «taglio cesareo», der. del lat. Caesar, erroneamente interpretato come derivante da «a caeso matris utero» cioè «(nato) dall’utero tagliato della madre»]....
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