Re barbarico (n. circa 434 - m. Ravenna 493). Generale dell'esercito romano (472), O. fu a capo della ribellione che depose Romolo Augustolo (476). In seguito fu proclamato rex gentium, re cioè delle popolazioni barbare stabilite in Italia. Preoccupato dei successi politico-militari di O., però, Zenone ne ostacolò l'ascesa inviandogli contro gli ostrogoti di Teodorico (489), che dopo lunga resistenza lo vinse e, a tradimento, lo uccise.
La storia di questo barbaro, che primo ebbe in Italia titolo regio, è assai oscura per la scarsezza, il carattere frammentario, le contraddizioni delle fonti. Figlio del principe sciro Edicone, personaggio autorevole al seguito di Attila, alla morte del padre passò in Italia entrando nell'esercito imperiale, composto soprattutto da milizie barbariche (472); fu a capo della ribellione che portò all'eliminazione del patrizio Oreste, reggente per conto del giovane Romolo Augustolo, e alla deposizione di quest'ultimo. Proclamato re dalle milizie barbariche d'Italia (rex gentium), O. cercò presso l'imperatore d'Oriente Zenone un riconoscimento formale al proprio potere (477). Zenone, pur invitandolo a sottoporsi a Giulio Nepote in quanto legittimo imperatore, deposto da Oreste nel 475 e rifugiatosi in Dalmazia, accoglieva di fatto il governo dell'Italia da parte di Odoacre. Egli distribuì un terzo delle terre della penisola tra i suoi fedeli Eruli, Rugi, Turcilingi, Goti, pur procedendo in taluni casi all'indennizzo degli espropriati. O. non modificò sostanzialmente le forme tradizionali dell'amministrazione e del governo, lasciando nelle mani dell'elemento romano le leve della burocrazia minore. Pur essendo ariano, non intervenne in materia religiosa contro la Chiesa cattolica. Ottenne dai Vandali la maggior parte della Sicilia, pagando tributo; dopo l'uccisione di Giulio Nepote da parte dei suoi stessi ufficiali, O. occupò la Dalmazia; vinse i Rugi che, aizzati da Bisanzio, avevano occupato il Norico (487 e 488). Fu invece sconfitto all'Isonzo e a Verona (489) da Teodorico che, a capo di Ostrogoti, gli fu inviato contro da Zenone. O. riprese ancora l'offensiva e chiuse gli Ostrogoti in Pavia, ma, nuovamente sconfitto sull'Adda (490), si rifugiò a Ravenna. Dopo lunga resistenza, costretto per fame ad arrendersi, negoziò per mezzo del vescovo la resa che gli prometteva salva la vita e parte del potere. Ma Teodorico lo uccise nel palazzo del Laureto, con la famiglia e i fedeli. Non mancarono a O. né abilità politica, né valore militare; ma certo egli fu impari al gravissimo compito che i primi suoi atti gl'imponevano. ll problema della coesistenza dei due popoli e della costituzione in Italia di un regno romano barbarico non sembra da lui, non che risolto, neppure affrontato.