profeti
Uomini che comunicavano la parola divina
Nell’antico Israele si riteneva che i profeti fossero ispirati da Dio, il quale, per loro mezzo, faceva conoscere la propria volontà e svelava il destino del popolo e degli individui determinato dal loro comportamento. Nei libri dell’Antico Testamento attribuiti ai profeti, tutti gli avvenimenti vengono infatti letti come punizioni o premi, minacce o promesse
La parola profeta viene dal greco prophètes, che poteva indicare un indovino o il sacerdote che interpretava le parole dell’oracolo di Delfi, oppure il massimo grado della gerarchia sacerdotale egizia. I traduttori greci della Bibbia usarono questo termine come equivalente dell’ebraico nabi’, parola usata nella Bibbia accanto a veggente o uomo di Dio. Il profeta biblico è per certi versi simile all’indovino del mondo classico: in genere egli ascolta la parola di Dio direttamente o può assistere a un dialogo tra Dio e la sua corte celeste (1 Re 22, 19-23), oppure – proprio come l’indovino – usa mezzi ‘meccanici’ per interpretare la volontà di Dio, per esempio l’estrazione a sorte (1 Samuele 10, 17-24). Inoltre può essere consultato in cambio di un compenso anche su questioni personali (1 Samuele 9).
Molto spesso la Bibbia dice semplicemente che Dio parla al profeta, o che il profeta ha una visione. Talvolta l’ispirazione, che mette il profeta in grado di conoscere la volontà di Dio, viene descritta dicendo che il profeta viene ‘preso’ dallo spirito di Dio. Il profeta ispirato può apparire in estasi, cioè in uno stato alterato ma tranquillo (come Eliseo in 2 Re 8, 11), oppure in preda a una possessione violenta (per esempio in 1 Samuele 19, 18-24). Nell’antico Oriente esistevano personaggi ispirati dagli dei: alcuni di essi compaiono nelle lettere provenienti dalla città siriana di Mari (18° secolo a.C.), mentre riferiscono al re il messaggio che una divinità rivolge loro per mezzo di una persona comune o di un sacerdote. Anche negli archivi neoassiri (7° secolo a.C.) si sono trovate collezioni di messaggi divini rivolti al re. Vicino al regno di Giuda, in Transgiordania, si è trovata un’iscrizione dell’8° secolo a.C. che narra la visione avuta in sogno da un profeta di nome Balaam, figlio di Peor, personaggio che compare come profeta pagano anche nella Bibbia (Numeri 22-24).
I profeti d’Israele ebbero un ruolo importante nello sviluppo del monoteismo ebraico. Sia nei libri attribuiti a essi sia in quelli storici i profeti predicano sempre l’esigenza di venerare un solo Dio e di compiere il suo volere. Alla luce del messaggio dei profeti la sconfitta del regno di Giuda fu interpretata come punizione per le infedeltà a Dio dei re e del popolo, contribuendo a formare il senso della storia nella Bibbia. I profeti venivano chiamati da Dio a svolgere il loro compito (per esempio in 1 Samuele 3) e agivano in modo autonomo, senza dipendere dal re o dal tempio, spesso in opposizione ai profeti templari (come il profeta di Bet-El in 1 Re 13) o a quelli di corte (1 Re 22). La loro predicazione era molto critica sia verso le azioni dei re sia verso il culto, quando non era svolto con le giuste intenzioni.
Le parole dei profeti furono messe per iscritto perché il loro messaggio fosse conosciuto da tutti e rimanesse nel tempo (Geremia 36). La profezia poteva minacciare un castigo per indurre i colpevoli a pentirsi o spiegare a quali peccati era dovuta una disgrazia: scrivendola essa poteva ammaestrare non solo i diretti interessati ma tutto il popolo d’Israele. La Bibbia descrive anche profeti di altre religioni, come Balaam e i profeti di Baal che combattono contro Elia in 1 Re 18. Alcuni profeti non hanno lasciato testi scritti, come Samuele, Elia ed Eliseo: le loro vicende mostrano come vivessero gli antichi profeti e come Dio, attraverso loro, interveniva nella vita politica e sociale dell’antico Israele.
Secondo i primi cristiani, i profeti d’Israele – tra i quali collocavano anche il re Davide come autore dei Salmi – avevano previsto la nascita e le vicende di Gesù Cristo. Questo collegamento tra eventi e antiche profezie è particolarmente sentito nel Vangelo di Matteo.
Nel Corano l’ultimo dei profeti di Dio è Maometto, e i profeti della Bibbia e lo stesso Gesù sono considerati suoi predecessori nel predicare la fede in un unico Dio.