riflessivi, pronomi
I pronomi riflessivi sono una sottoclasse di ➔ pronomi personali (➔ personali, pronomi) che hanno alcune proprietà: (a) indicano identità tra l’agente e il paziente di un predicato a due ➔ argomenti (1) o tra l’agente e il ricevente di un predicato a tre argomenti (2); (b) hanno uso solo anaforico (➔ anafora):
(1) Carlo si lava [= Carlo lava sé stesso]
(2) Carlo si sposta verso Luigi
Il legame tra il riflessivo e il sintagma a cui si riferisce si chiama coreferenza e i due elementi si dicono coreferenti. Nella notazione, la coreferenza si indica con lettere intermedie dell’alfabeto (i, l, m, n) sottoscritte agli elementi coreferenti.
Di pronomi riflessivi si distinguono due tipi: i pronomi ➔ clitici (§ 2.1) e i pronomi liberi (§ 2.2). La terza persona singolare e plurale del riflessivo clitico, si, ricorre anche in funzione non riflessiva, come nei costrutti impersonali (➔ impersonali, verbi) e passivi (➔ passiva, costruzione; ➔ pronominali, verbi).
Le due serie di pronomi riflessivi, liberi e clitici, sono riportate qui di seguito (da Salvi & Vanelli 2004: 203). Come si evince dallo schema, mentre le forme clitiche e libere dei riflessivi di prima e seconda persona sono identiche a quelle dei pronomi non riflessivi, nella terza persona il pronome riflessivo libero ha la forma sé, mentre il pronome riflessivo clitico ha la forma si:
pronomi riflessivi liberi pronomi riflessivi clitici
persona sing. plur. persona sing. plur.
I me noi I mi ci
II te voi II ti vi
III sé sé III si si
I riflessivi clitici possono avere ➔ caso accusativo o dativo, corrispondenti a un oggetto diretto (3) o a un complemento indiretto (4) indicante il destinatario (o beneficiario) dell’azione espressa dal predicato, coreferenti con il soggetto (Lepschy & Lepschy 19962: 212; Cordin 1988b: 592-593; Salvi & Vanelli 2004: 203-204):
(3) Mario si ammirò nello specchio
(4) Mario si regalò un computer nuovo
Nei contesti appropriati il riflessivo clitico può essere sostituito col corrispondente pronome libero, con o senza l’intensificatore stesso (Cordin 1988b: 593; Salvi & Vanelli 2004: 203 e § 2.2):
(5) questo te lo devi → questo lo devi a te (stesso)
Quando il complemento del verbo indica possesso inalienabile (ad es., una parte del corpo: gamba in 6, polso in 7), la forma clitica è l’unica possibile (Salvi & Vanelli 2004: 204; ➔ possessivi, aggettivi e pronomi):
(6) Mario si è fatto male alla gamba destra → *Mario ha fatto male a sé stesso alla gamba destra
(7) Mario si è fasciato il polso → *Mario ha fasciato a sé il polso
Il clitico riflessivo, anche se non è argomento del verbo ma ha valore affettivo-enfatico (il cosiddetto ➔ dativo etico), non può essere sostituito dalla forma libera (Lepschy & Lepschy 19962: 212; Cordin 1988b: 594; Serianni 1989: VII, 40):
(8) Mario si è bevuto una birra ghiacciata → *Mario ha bevuto per sé una birra ghiacciata
Va osservato, inoltre, che nei ➔ tempi composti l’ausiliare è sempre essere, come si vede negli esempi proposti.
Il pronome riflessivo libero si adopera quando si vuole creare un contrasto o in generale una focalizzazione (➔ focalizzazioni) (9-10; Cordin 1988b: 594-595; Salvi & Vanelli 2004: 203):
(9) in campeggio lavo me con l’acqua fredda, i bambini con l’acqua calda → *in campeggio mi lavo con l’acqua fredda, i bambini con l’acqua calda
(10) solo te e nessun altro hai danneggiato
Può essere accompagnato dall’intensificatore stesso:
(11) pensa solo a sé / a sé stesso
L’intensificatore è invece obbligatorio se il riflessivo è coreferente non col soggetto della frase ma con l’oggetto diretto o indiretto (12; Cordin 1988b: 595) (in alcuni degli esempi seguenti, uguale lettera sottoscritta indica elementi che designano la stessa entità, o, come si dice tecnicamente, coreferenti):
(12) solamente io potevo riconciliare mio fratelloi con sé stessoi → *solo io potevo riconciliare mio fratelloi con séi
L’intensificatore è obbligatorio anche quando il pronome riflessivo libero segue un verbo copulativo (13) (➔ copulativi, verbi; Cordin 1988b: 596):
(13) Mario non è più sé stesso / *sé
Entrambe le forme sono possibili, invece, se il riflessivo è retto da preposizione:
(14) Mario non sta più in sé / in sé stesso per la gioia
La forma rafforzata è preferita, inoltre, nei casi di coordinazione tra un riflessivo e un altro sintagma (Cordin 1988b: 596):
(15) con questo comportamento ha danneggiato sé stesso [?sé]
A differenza del clitico riflessivo, che ha solo funzione di oggetto diretto e di complemento indiretto (3-4), il pronome riflessivo libero può occorrere anche se retto da preposizione, a volte in alternanza con la forma rafforzata (16-18):
(16) Mario si è bevuto una birra ghiacciata → *Mario ha bevuto per sé una birra ghiacciata
(17) Mario è soddisfatto di sé (stesso)
(18) Mario ha portato suo figlio con sé [*sé stesso]
Col pronome riflessivo libero, inoltre, nei tempi composti si ha sempre l’ausiliare avere.
Quando funge da complemento preposizionale, nella terza persona (singolare o plurale, l’unica in cui pronome riflessivo e pronome personale abbiano forme distinte), in alcuni contesti il pronome riflessivo può alternare con il pronome personale (Salvi & Vanelli 2004: 204):
(19) Mario ha portato gli amici con sé / con lui
La seconda soluzione (che è quella scelta diacronicamente dal francese, dove è l’unica possibile; ➔ lingue romanze e italiano) è, in italiano, considerata di ➔ registro basso, o addirittura propria della lingua dei semicolti.
L’alternanza è comunque impossibile nei costrutti impersonali (20; Cordin 1988b: 596):
(20) se (ci) si porta con sé [*con lui] gli amici, bisogna curarsene.
Come già osservato (§ 2.2), il riflessivo libero può occorrere anche con altri complementi coreferenti con il soggetto (oltre a quelli indicati al § 1), introdotti da preposizione (da, per, con, presso, di, ecc.) (21):
(21)
a. Mario si liberò
b. Mario ha chiesto a Laurai di non sacrificarsii
c. Mario ha visto Laurai gettarsii nel fiume
Il pronome riflessivo, tuttavia, non può occorrere come soggetto (22), né far parte di un sintagma nominale soggetto (anche se coreferenziale con l’oggetto diretto o indiretto: 23; Salvi & Vanelli 2004: 205):
(22) *sé stesso ha lodato Mario
(23) *una parte di sé stesso ha tolto a Mario la libertà
Può invece fungere da soggetto o far parte di un sintagma nominale soggetto in un costrutto inaccusativo (ad es., in una frase passiva; ➔ inaccusativi, verbi; ➔ passiva, costruzione) in riferimento a un oggetto indiretto, come in (24):
(24) a Mario è stata tolta una parte di sé quando si è separato da sua figlia.
Alcune caratteristiche del pronome riflessivo sé sono simili a quelle dall’aggettivo possessivo di terza persona proprio, che semanticamente corrisponde a di + sé (➔ possessivi, aggettivi e pronomi; Cinque 1976; Parisi 1976; Cordin 1988a: 615; Salvi & Vanelli 2004: 138).
L’aggettivo proprio, infatti, indica coreferenza tra l’elemento posseduto e il soggetto possessore. Ciò si vede in (25), in cui proprio (in alternanza con il possessivo di terza persona suo) si riferisce al soggetto della frase (Mario), o di oggetto diretto (26) e indiretto (27) (Salvi & Vanelli 2004: 138-139):
(25) Marioi ama il proprioi [o il suoi] lavoro
(26) Mario ha fatto riconciliare Laurai con la propriai [o la suai] famiglia
(27) Mario ha dato al giardinierei il proprioi [o il suoi] compenso
Se il soggetto della principale e quello della subordinata non coincidono, proprio è possibile solo in riferimento al soggetto della subordinata in cui occorre (28). Con riferimento al soggetto della frase matrice, è obbligatorio, invece, il possessivo suo (29). Ciò è in linea con l’uso del possessivo per riferirsi al soggetto della frase in cui si trova:
(28) Mario vide Laurai aprire il proprioi garage
(29) Marioi vide Laura aprire il suoi [*il proprioi] garage
L’uso di proprio è obbligatorio anche in costrutti impersonali, dove è impossibile suo (30):
(30) cii si interroga a volte sul senso della propriai [*sua] vita
L’aggettivo proprio ricorre obbligatoriamente anche con sintagmi nominali con riferimento generico (31) o arbitrario (32; Cordin 1988a: 614):
(31) la propria [*sua] casa è il rifugio più sicuro
(32) bisogna presentarsi a digiuno e con la propria [*sua] biancheria.
I pronomi riflessivi clitici possono avere interpretazione reciproca in frasi con soggetto plurale e verbo attivo (➔ reciproci, verbi):
(33) Mario e Laura si detestano
(34) Mario e io ci vediamo spesso
A volte è possibile una duplice interpretazione, riflessiva e reciproca. Ad es., (33) può significare sia «Mario e Lucia detestano ciascuno sé stesso» (interpretazione riflessiva) sia «Mario e Lucia si detestano vicendevolmente» (interpretazione reciproca). In altri contesti, invece, è possibile solo l’interpretazione reciproca (35):
(35) vi disturbate continuamente.
Con alcuni verbi il pronome riflessivo non ha funzione argomentale ma segnala un generico ‘coinvolgimento’ del soggetto nel processo indicato dal verbo. Si riconoscono due gruppi di siffatti verbi:
(a) verbi quali muovere, svegliare, impiegare, spostare, ecc. (36), chiamati anche inaccusativi pronominali (➔ riflessivi, verbi; ➔ inaccusativi, verbi; Jezek 2003; Salvi & Vanelli 2004: 206):
(36) Mario si è mosso [= *Mario ha mosso sé stesso]
(b) verbi inerentemente pronominali, quali accorgersi, pentirsi, arrabbiarsi, fidarsi, ecc. (➔ pronominali, verbi), che hanno solo forma pronominale ma non hanno nulla di riflessivo (Cennamo 1984; Jezek 2003):
(37) Mario si arrabbiò → *Mario arrabbiò.
Cennamo, Michela (1984), Transitivity in Italian: the si-constructions, tesi di MPhil., Manchester, University of Manchester.
Cinque, Guglielmo (1976), Proprio e l’unità del si, «Rivista di grammatica generativa» 1, 2, pp. 101-113.
Cordin, Patrizia (1988a), I possessivi: pronomi e aggettivi, in Renzi, Salvi & Cardinaletti 1988, pp. 605-616.
Cordin, Patrizia (1988b), I pronomi riflessivi, in Renzi, Salvi & Cardinaletti 1988, pp. 593-603.
Jezek, Elisabetta (2003), Classi di verbi tra semantica e sintassi, Pisa, ETS.
Lepschy, Giulio & Lepschy, Anna L. (19962), The Italian language today, London, Routledge (1a ed. 1977).
Parisi, Domenico (1976), Lo sta a suo come si sta a proprio, «Rivista di grammatica generativa» 1, 1, pp. 99-102.
Renzi, Lorenzo, Salvi, Giampaolo & Cardinaletti, Anna (a cura di) (1988), Grande grammatica italiana di consultazione, Bologna, il Mulino, 3 voll. (vol. 1º, La frase. I sintagmi nominale e preposizionale).
Salvi, Giampaolo & Vanelli, Laura (2004), Nuova grammatica italiana, Bologna, il Mulino.
Serianni, Luca (1989), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.