protestantesimo
I movimenti religiosi nati dalla riforma di Lutero
Il termine protestanti indica i gruppi cristiani che si danno il nome di evangelici e si ispirano alle idee di Lutero. Essi fondano la loro vita religiosa sull’assoluta centralità della parola di Dio, considerata come unica regola di fede. Al di là delle loro differenze, i protestanti hanno molti elementi in comune, come il riconoscimento del ruolo primario della fede personale in Gesù Cristo e il deciso ridimensionamento del ruolo della gerarchia ecclesiastica e dei sacramenti nel cammino di salvezza del cristiano
In diversi momenti della storia della Chiesa i cristiani hanno avvertito l’esigenza di una riforma, ossia di un rinnovamento profondo della vita cristiana, fondato sull’adesione al Vangelo. Ciò che caratterizza la Riforma protestante del 16° secolo, rispetto ad altri movimenti riformatori, è l’esplicita contestazione del ruolo della gerarchia ecclesiastica e della tradizione, accusata di soffocare l’autentica vita interiore del cristiano, e la rivendicazione del libero esame della Scrittura contro ogni pretesa del clero di detenere il monopolio della sua interpretazione.
Martin Lutero riteneva che, dopo il fervore delle origini, la Chiesa avesse attraversato un lungo periodo di decadenza e di oscurità, da cui doveva uscire ristabilendo un rapporto diretto con le Sacre Scritture. Il termine protestanti fu applicato per la prima volta nel 1529 ai seguaci di Lutero, i quali, di fronte alla richiesta di rispettare l’assetto religioso della Germania, avevano protestato, dichiarando di non voler rinunciare a diffondere il loro messaggio perché nella loro predicazione non c’era nulla che andasse contro la parola di Dio.
Lutero aveva espresso, nel 1517, le sue posizioni nelle famose 95 tesi e aveva dichiarato di non essere disposto a cambiare idea, a meno che qualcuno, sulla base della parola di Dio e della retta ragione, non gli avesse dimostrato che sbagliava. Egli rivendicò la libertà interiore del cristiano, fondata sul rapporto personale con Gesù Cristo, di fronte a ogni autorità e istituzione umana. Anche di fronte all’imperatore Carlo V, che presiedeva la Dieta di Worms (1521), questo semplice monaco agostiniano rifiutò di ritrattare le sue idee: «La mia coscienza – egli disse – è prigioniera della parola di Dio».
Per i protestanti – che tra i vari libri della Bibbia attribuiscono un valore particolare alle lettere di Paolo di Tarso – l’uomo è peccatore per natura e può salvarsi non per i suoi meriti, ossia per le opere buone da lui compiute (digiuni, preghiere, pellegrinaggi, elemosine, buone azioni), ma solo attraverso la grazia, ossia per l’intervento gratuito di Gesù. È questo il principio della giustificazione per fede: l’uomo diviene giusto soltanto grazie alla fede, così come Abramo «ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia». La Chiesa si fonda quindi sulla predicazione della parola di Dio, e riconosce come unico capo non il papa, i vescovi o i concili, ma Gesù Cristo. Essa costituisce una realtà per lo più invisibile, che nasce nei cuori degli uomini piuttosto che nelle strutture esteriori e nei gesti sacramentali.
Lutero riconosceva tuttavia l’autorità politica dei principi e dei re, e riteneva che i cristiani dovessero obbedire a essi, secondo l’insegnamento di Paolo. Altri gruppi protestanti più radicali, come gli anabattisti, contestarono invece non solo l’autorità della Chiesa ma anche quella dei sovrani terreni, e cercarono di realizzare i principi della libertà cristiana anche sul piano politico. Solo nei secoli successivi fu accettato il principio secondo cui deve essere rispettata la libertà religiosa di ciascuno.
All’epoca di Lutero e dell’altra grande personalità della Riforma, Calvino, prevaleva tra i protestanti una concezione pessimistica della natura umana: essi parlavano spesso dell’idea della predestinazione divina, secondo la quale Dio avrebbe stabilito in anticipo, per ciascun uomo, chi fosse destinato alla salvezza e chi alla dannazione. A tale proposito Lutero scrisse addirittura un’opera intitolata Il servo arbitrio, in cui negava la possibilità per l’uomo di scegliere la salvezza della propria anima.
Molti secoli dopo, e in particolare tra il 19° e il 20° secolo, si è però sviluppato un movimento denominato protestantesimo liberale, che ha valorizzato la ricerca razionale e ha cercato il dialogo con la cultura e la filosofia moderne. Alcuni studiosi hanno avviato un’indagine storico-critica sulla figura di Gesù, sull’attendibilità storica dei Vangeli e sul modo in cui l’uomo moderno vive l’esperienza di fede, al di là degli elementi mitici presenti nei testi biblici. Uno di questi studio-si è stato Albert Schweitzer, teologo, medico e musicista, vissuto per molti anni come missionario in Africa, dove aveva fondato un ospedale per curare le popolazioni locali.
Altre correnti religiose, come il pietismo e i movimenti detti del Risveglio, hanno invece valorizzato soprattutto la dimensione affettiva e sentimentale della fede.
Nel secolo scorso la cosiddetta teologia dialettica di Karl Barth, noto soprattutto per il suo ampio commento alla lettera di Paolo ai Romani, ha posto l’accento sulla specificità della fede, che non è, secondo lui, solo un atteggiamento religioso, ossia il sentimento di dipendenza dell’uomo da Dio, e neppure un’indagine su Dio condotta con la ragione.
Dietrich Bonhoeffer, invece, ha proposto un cristianesimo non religioso, che riconosca pienamente le conquiste raggiunte dalla cultura moderna e lo stesso fenomeno della secolarizzazione, stabilendo su nuove basi il discorso su Cristo.
Secondo alcuni il protestantesimo consiste in un incessante revival evangelico, che si traduce in un atteggiamento di ‘continua riforma’ e in una pluralità di esperienze. Esso concepisce la comunione tra i cristiani non come sottomissione a un’autorità comune ma come rispetto della diversità.
I protestanti italiani sono organizzati in diverse comunità, dette Chiese evangeliche, molte delle quali cercano di mantenere un collegamento tra di loro, partecipando anche all’attività del Consiglio ecumenico delle Chiese (ecumenismo) e rivolgendosi all’opinione pubblica soprattutto mediante la rubrica televisiva Protestantesimo e le pubblicazioni della casa editrice Claudiana di Torino.
Dalla fine del 20° secolo la ricerca teologica protestante prosegue in molteplici direzioni, assumendo forme anche radicali. Le teologie politiche invitano il cristiano a rifiutare le ingiustizie sociali e a impegnarsi per cambiare la società, criticando ogni ideologia terrena; la teologia della morte di Dio insiste sul motivo della debolezza di Dio, il quale, scegliendo la morte in croce, ha rinunciato a intervenire direttamente, in modo potente, nella storia umana; la teologia della speranza interpreta invece la dottrina escatologica (sulla fine della storia umana) come una promessa di salvezza in senso storico e non solo individuale.
Oggi il mondo protestante appare diviso al proprio interno. Alcuni gruppi praticano un dialogo intenso con i non credenti, sono pronti a rivedere anche radicalmente l’interpretazione tradizionale del testo biblico e le dottrine teologiche. Questi gruppi insistono sulla libertà di giudizio del singolo credente nei confronti delle situazioni politiche e anche nelle scelte morali da compiere, in quanto ritengono di dover annunciare la libertà del Vangelo di Cristo, che ama e accoglie ogni persona ‘al di là della morale’. Altri gruppi, invece, ritengono di dover intervenire nella vita pubblica soprattutto per difendere determinati valori morali contro la cultura della secolarizzazione, accusata di avere allontanato l’uomo da Dio.
Diverse comunità protestanti hanno assegnato il ruolo di pastore, ossia di guida, anche alle donne, e persino ad alcune persone omosessuali, ritenendo non più valide le valutazioni di Paolo di Tarso su questi temi, legate (a loro giudizio) a una concezione ormai superata della sessualità; altre invece combattono questa tendenza in nome di una stretta fedeltà all’insegnamento biblico e di un rifiuto del soggettivismo (che vede nell’individuo l’unico criterio di valutazione).
Al di là dell’adesione a una particolare comunità, il protestantesimo invita oggi ogni cristiano a stabilire un rapporto personale e diretto col Cristo, e ripropone il problema del rapporto tra coscienza individuale e autorità comunitaria, che si trova al centro delle attuali discussioni tra protestanti e cattolici.