RULLO, Publio Servilio (P. Servilius Rullus)
Noto come il tribuno della plebe che nel 63 a. C., l'anno del consolato di Cicerone, fece una proposta di legge agraria, a cui Cicerone si oppose violentemente ed avvocatescamente in quattro orazioni (contra Rullum), di cui tre sono pervenute non complete.
R. in sostanza proponeva che fossero costituite in grande numero nuove colonie, sia di carattere militare, sia, se è lecito dire, di carattere civile. A tale scopo doveva essere utilizzato anzitutto l'agro campano, l'unica porzione di agro pubblico d'Italia che fosse stata eccettuata dalle precedenti leggi agrarie. Ma poiché questo era ritenuto di gran lunga insufficiente, era stabilito che altri terreni dovessero essere destinati allo scopo mediante acquisto. Il denaro occorrente sarebbe stato fornito in varî modi: da una tassa straordinaria nelle provincie, dalla vendita di beni demaniali, da ricupero di denaro rimasto in mano a generali vittoriosi dal bottino dei vinti, dal provento delle tasse nelle provincie ordinate allora da Pompeo. Per la realizzazione si proponeva la costituzione di un decemvirato dotato di vasta autorità discrezionale da nominarsi per cinque anni da 17 tribù tratte a sorte: il suo potere avrebbe dovuto essere sancito da una legge curiata. Per quanto molti particolari di questa legge che conosciamo solo dalla prosa violenta dell'avversario siano mal certi, è facile scorgerne la portata rivoluzionaria per il potere che direttamente o indirettamente attribuiva ai decemviri e che metteva in maggior rilievo con il sistema di elezione analogo a quello usato per il pontefice massimo. A ragione perciò si è sospettato che dietro R. stesse qualche personaggio di primo piano, preoccupato di quanto potesse fare Pompeo al suo ritorno dall'Oriente e perciò deciso di metterlo di fronte a una situazione di fatto rivoluzionaria. Basta dire che i veterani di Pompeo, per avere terre, avrebbero dovuto dipendere dai decemviri. È quindi verosimile che dietro R. stesse o Crasso o Cesare: più verosimile quest'ultimo. Il proponente e i suoi ispiratori non seppero però organizzare l'approvazione della loro proposta con la cura con cui l'avevano redatta. E Cicerone ottenne davvero una significativa vittoria in favore della legalità e di Pompeo, e quindi dell'aristocrazia senatoria, costringendo R. a ritirarla prima che fosse messa ai voti.
Bibl.: Fondamentale E. G. Hardy, Some problems in roman history, Oxford 1924, p. 68 segg. (già in Classical Journal, XVI, 1920-21, p. 230 segg.). Cfr. Drumann-Groebe, Geschichte Roms in seinem Übergange von der republicanischen zur monarchischen Verfassung, III, Lipsia 1906, p. 141 segg.; E. Ciaceri, Cicerone e i suoi tempi, I, Milano 1926, p. 192 segg.; Cambridge Ancient History, IX, 1932, pp. 483-86.