SERTORIO, Quinto (Q. Sertorius)
Nato circa il 123 a. C. da famiglia equestre sabina a Nursia, militò con C. Mario nella guerra cimbrica, poi (98), come tribuno militare, con Didio in Iberia; questore nel 90 in Gallia Cisalpina, partecipò con funzioni legatizie alla guerra sociale (in cui perdette un occhio) mostrando grande competenza in questioni tecniche militari, e acquistandosi grande popolarità. Candidato al tribunato della plebe nell'88 a. C., iniziò la sua vera vita politica in aperta ostilità con Silla e in accordo con Mario e Cinna: li aiutò a raccogliere truppe e nell'87, come pretore, partecipò alla presa di Roma e fu uno degli esponenti della parte antisenatoria. Nella guerra civile sillana ebbe comandi subordinati ma tuttavia svolse una parte importante. Durante la guerra di Silla fu inviato come propretore in Spagna (Hispania Citerior) donde riuscì a espellere il governatore sillano. Al principio dell'81 S. fu a sua volta cacciato dalla Spagna da Annio Lusco, proconsole sillano, e, con 3000 uomini, si rifugiò in Mauritania dove ebbe a sostenere diverse lotte. Accresciuto il suo esercito, fu chiamato dai Lusitani nuovamente nella Penisola Iberica; nel 79 a. C. vinse sulle rive del Guadalquivir una battaglia contro Q. Cecilio Metello, governatore sillano. Nel 78 Metello fu impedito di ricevere rinforzi e non riuscì a conquistare la piazzaforte lusitana di Langobriga. Nel 77 S. era padrone di quasi tutta la Penisola Iberica, salvo qualche regione (come il paese dei Celtiberi) che riuscì a sottomettere solo nel 76, e pareva dovesse costituire un pericolo per la stessa Italia. S. tentò di organizzare romanamente le provincie iberiche, dando anzitutto ordinamenti e ufficialità romana alle truppe locali, costituì corpi speciali devotissimi. Tutta la sua opera militare e politica fu un evidente sforzo, precorritore della politica fatta più tardi da Cesare, per la romanizzazione dei provinciali, che attraverso istituzioni militari e scolastiche cercò di unificare al popolo romano-italico, facendoli diretti partecipi e interessati alle lotte di parte dello stato romano. A Osca (Huesca) fondò una caratteristica e notevole scuola a cui ammise giovani romani e giovani iberici delle maggiori famiglie, a tutti dando un'educazione uniforme con tutte le caratteristiche della cultura romana del tempo. Applicò, rispetto ai provinciali iberici, la più rigida giustizia politica e sociale. Mentre Marco Perperna, un nobile romano già pretore, gli portò un notevole rinforzo di truppe che avevano partecipato al movimento antisenatorio di Lepido, la posizione di S. divenne anche più forte per le rivolte, a lui favorevoli, di tribù galliche e liguri della Gallia meridionale, tanto che, risultata insufficiente l'opera di Metello, il governo romano mandò contro S. Gneo Pompeo con un comando straordinario e con notevoli forze (76 a. C.). Nella primavera Pompeo riuscì a passare i Pirenei. S. cercò d'impedire la congiunzione fra Metello e Pompeo; a Lauro riuscì a infliggere a Pompeo una grave e sanguinosa sconfitta; ma Metello, poco dopo riuscì a sconfiggere a Italica uno dei luogotenenti di S., Irtullio e, nel 75, presso Segovia, gl'inflisse un altro grandissimo rovescio, grazie al quale fu possibile la congiunzione con Pompeo. Malgrado questi insuccessi la posizione di S. era però ancora fortissima, e nel 74 riuscì anche a stabilire accordi con Mitridate che lo aiutò con navi e molto danaro. Nel corso del 74 Pompeo però ebbe notevoli rinforzi: la fortuna di S. cominciò a declinare, e nel 72 fu assassinato. La sua notevole opera politica, benché svolta come ribelle, ha un valore lungimirante per l'avvenire della politica imperiale romana.
Bibl.: A. Schulten, Sertorius, Lipsia 1926 e s. v., in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., II A, col. 1746 seg.; H. Berve, in Hermes, LXVI (1929), p. 199 segg.; T. Rice Holmes, The Roman Republic, I, Oxford 1923, p. 138 segg.; H. Last e R. Gardner, in Cambridge Ancient History, IX, Cambridge 1932, p. 318 segg.; cfr. anche G. Stahl, De bello sertoriano, diss., Erlangen 1907.