Poeta spagnolo (Puerto de Santa Maria 1902 - ivi 1999). Simbolo di una poesia incentrata sull'impegno politico e civile, fu costretto a trascorrere buona parte della sua vita in esilio. Notevoli anche le sue memorie, La arboleda perdida .
Partecipò attivamente alla vita politica del paese e con l'avvento del regime franchista dovette lasciare esule la Spagna, trovando ospitalità in Francia, Messico, Argentina e dal 1964 a Roma, fino al suo ritorno in patria nel 1977.
Temi popolari e regionali sono trasfigurati letterariamente nelle sue prime raccolte di versi, scritte nei metri tradizionali (Marinero en tierra, 1925; La amante, 1926; El alba del alhelí, 1927, ecc.). Sobre los ángeles (1929) ci offre una poesia più intellettuale e astratta (anche la libertà ritmica del verso è indicativa del nuovo orientamento). L' "elegia civica" Con los zapatos puestos tengo que morir (1930) segna la transizione verso una poesia penetrata di contenuti politici. Negli anni dell'esilio A. andò elaborando una problematica politica più matura (si ricordano le opere teatrali: De un momento a otro, 1939; El trébol florido, 1946). Allo stesso modo, il suo lirismo si è evoluto dalla violenza satirica di opere quali Capital de la gloria (1936-1938) a un più delicato e nostalgico intimismo (Retornos de lo vivo lejano, 1952). La pittura (egli stesso è stato pittore di un certo talento) gli suggerisce dei "poemi del colore e della linea" che raccoglierà poi (1953) nel volume A la pintura. Altre opere: Noche de guerra en el Museo del Prado (1956), Poemas ascénicos (1962), Canciones del alto valle del Aniene (1972), Los hijos del drago y otros poemas (1986). Sono da ricordare le memorie La arboleda perdida (1959; trad. it. 1976).