GIACOMELLI, Raffaele
Nacque a Roma il 5 apr. 1878, da Francesco, di origine bolognese, primo astronomo presso il R. Osservatorio del Campidoglio, e Maria Marucchi, in una famiglia di studiosi: il bisnonno paterno, Raffaele, giurista, era stato rettore dell'Università di Bologna; lo zio, Orazio Marucchi, era un famoso archeologo cristiano.
Dopo gli studi superiori al liceo Nazareno, si iscrisse all'Università di Roma, dove conseguì le lauree in matematica e in scienze naturali. Dedicatosi per alcuni anni all'insegnamento medio, dal 1913 al 1918 fece parte, con il grado di capitano del genio, del servizio aerologico dell'Aeronautica di Vigna di Valle. Quindi collaborò (1920-30) all'attività dell'Istituto centrale aeronautico presso il ministero dell'Aeronautica in qualità di redattore capo delle pubblicazioni tecniche; fu docente, e poi responsabile della biblioteca, presso l'Istituto sperimentale aeronautico di Roma e, dal 1930 al 1940, fu addetto alla Direzione superiore degli studi e delle esperienze dell'aeronautica. Conseguita la libera docenza in storia della meccanica (1928), tenne corsi di tale disciplina alla Scuola di ingegneria dell'Università di Roma (1928-48). Nel 1920-24 aveva promosso e curato la pubblicazione annuale degli Atti dell'Associazione italiana di aeronautica, poi trasformati (1925) nel periodico Aerotecnica, di cui fu redattore capo dal 1925 al 1948.
Proprio nel campo della nascente aeronautica e delle connesse discipline della meteorologia e dell'aerologia il G. mosse i primi passi ed esercitò gran parte della sua attività scientifica. Questa fu caratterizzata da un lato dall'alternanza di indagini di storia della scienza (in particolare di storia dell'aeronautica) e di ricerche su problemi legati allo sviluppo delle tecniche della navigazione aerea - ma anche su tematiche di più vasta attualità etico-civile -, dall'altro dalla costante attenzione alle nomenclature e terminologie tecniche delle scienze meteorologiche e aeronautiche. Tale attenzione, congiunta a una non comune perizia fonetica, fu alla base dell'altro settore di studi coltivato dal G., quello delle discipline linguistiche.
Un primo gruppo di scritti del G., risalente agli anni trascorsi a Vigna di Valle, ha per oggetto argomenti di astronomia, meteorologia e aerologia aeronautica: Il vento a varie altezze nell'atmosfera, in Bollettino dell'Aero Club di Roma, IX (1914), 3-4, pp. 86-106; Nozioni di meteorologia aeronautica, Roma 1917, corso di lezioni impartite agli ufficiali piloti di dirigibili; Un notevole contributo alla previsione del tempo in Italia, Orientamento notturno e astronomia, Aeronautica e aerologia, tutti in L'Aeronauta, I (1918), pp. 14-20, 226-228, 259-262, rispettivamente.
Più numerosi, invece, gli studi dedicati ai rapporti dell'aeronautica con altre discipline, alla sua evoluzione e alle implicazioni etico-politiche di molte sue conquiste. A un intervento sull'Importanza civile e militare dei dirigibili, in Nuova Antologia, 1° luglio 1917, pp. 72-82, seguirono riflessioni su: I mezzi e le armi del bombardamento aereo, in L'Aeronauta, I (1918), pp. 76-83; Lo stato dell'aeronautica civile e militare al momento attuale, in Almanacco italiano, XXXIV (1929), pp. 167-178; La difesa contraerea, in L'Aerotecnica, XXIII (1943), pp. 178-184. Di più ampio respiro, sempre in quest'ambito, Il terrorismo aereo nella teoria e nella realtà (Roma 1945), storia e netta condanna (sulla base di considerazioni militari ed etiche) della pratica e della teoria della guerra aerea, dalle sue prime manifestazioni nella Grande Guerra al suo largo impiego nel corso della seconda guerra mondiale (come "aggiunta" a tale volume il G. pubblicò l'articolo La bomba atomica e le sue conseguenze, in L'Aerotecnica, XXV [1945], pp. 116-120, e il volume Bomba atomica e distruzione in massa - Atom bomb and mass destruction, Roma 1947, contro chi utopisticamente sosteneva che la nuova arma potesse portare alla fine di tutte le guerre).
Prevalentemente incentrati sulla descrizione di realizzazioni e strumenti aeronautici sono le ampie e dettagliate rassegne-guide (pubblicate in due opuscoli a Roma nel 1929) dedicate alle esposizioni aeronautiche di Berlino (1928) e Londra (1929). Di carattere spiccatamente tecnico è il capitolo Le costruzioni aeronautiche nella Storia della tecnica dal Medioevo ai giorni nostri, a cura di A. Uccelli, Milano 1944, pp. 887-933 (stampato mutilo della parte finale: cfr. le precisazioni dello stesso G. in L'Aerotecnica, XXV [1945], pp. 124 s.) e gli articoli Il volo senza motore, in Atti dell'Associazione italiana di aerotecnica, I (1921-22), pp. 179-182, e Dispositivi per il controllo laterale e l'aumento della portanza nell'ala dell'aeroplano e dell'uccello, in L'Aerotecnica, VII (1927), pp. 167-204, 351-369. In quest'ultimo, il G., istituendo un raffronto tra l'alettone del velivolo e l'ala dei volatili, si collega alle sue ricerche, per lo più storiche, sul volo naturale, culminate nel saggio Il volo nella natura e nell'arte, in L'Italia e la scienza, a cura di G. Bargagli Petrucci, Firenze 1932, pp. 281-331, e nella voce Volo degli animali dell'Enciclopedia Italiana, XXXV, pp. 552-556.
Tali ricerche sono a loro volta connesse con i numerosi studi del G. su Leonardo da Vinci, tra cui il volume Gli scritti di Leonardo da Vinci sul volo (Roma 1936), con trascrizioni e riproduzioni interpretative dei disegni e progetti leonardeschi, e una lunga serie di interventi in convegni. Infine, nell'articolo Contributi all'aeronautica e alla dinamica indebitamente attribuiti a Leonardo da Vinci, in L'Aerotecnica, XX (1940), pp. 834-849 (ripreso nel successivo La dinamica di Leonardo da Vinci, ibid., XXXII [1952], pp. 178-191), confutando la tesi dell'anticipazione in Leonardo dei principî della dinamica scoperti da G. Galilei ed enunciati compiutamente da I. Newton, il G. si collega a un altro dei filoni della sua attività di storico della scienza: gli studi sull'opera di Galilei e in particolare sulla sua teoria dinamica, culminati nell'importante articolo Galileo e la resistenza dell'aria (ibid., XXII [1942], pp. 36-48, in cui si dimostra come Galileo avesse giustamente considerato l'aria una resistenza al moto e non la causa che lo mantiene), nel volume G. Galilei giovane e il suo "De motu", Pisa 1949, e negli opuscoli Il "Sidereus nuncius" di G. Galilei e la sua prima traduzione italiana, Roma 1949, e Galileo, padre della scienza del moto, ibid. 1950.
L'opera di storico della scienza del G. comprende, infine, anche ricerche di storia della meccanica (in Arch. di storia della scienza, I [1919-20], pp. 366-375), dell'astronomia (Un'erronea spiegazione del ventennale ritardo con cui Newton enunciò la legge sulla gravitazione universale, in Rendiconti dell'Acc. dei Lincei, cl. di scienze fisiche…, s. 8, XIII [1952], pp. 386-390) e, soprattutto, di storia dell'aerodinamica (con il fondamentale Historical sketch. Evoluzione storica della teoria aerodinamica, in collab. con E. Pistolesi, in Aerodynamic theory, a cura di W.F. Durand, I, Berlin 1934, pp. 309-394) e di storia dell'aeronautica. In quest'ultimo settore, accanto a innumerevoli profili di precursori e pionieri dell'aviazione (Come G. Montgolfier, credendo di aver scoperto un nuovo gas leggero, inventò il pallone ad aria calda, Roma 1939; L'opera dei fratelli Wright, in Scienza e tecnica, IX [1948], pp. 193-206) e a rievocazioni-celebrazioni di personalità dell'aeronautica del XX secolo (cfr. il profilo biografico-critico nel vol. Francesco Baracca, Roma 1920, pp. 5-22; M.M. Moris, in L'Aerotecnica, XXV [1945], pp. 166-168; Cinquant'anni di attività aeronautica, scientifica e letteraria di G.A. Crocco, ibid., XXXIII [1953], pp. 3-5, ma si veda anche l'appassionata recensione a Posso dire la verità [Milano-Roma 1945] del gen. U. Nobile, ibid., XXV [1945], pp. 120-124), il G. diede contributi bibliografici (Cenno storico-bibliografico delle pubblicazioni periodiche italiane di aeronautica, ibid., XVII [1937], pp. 39-49; Bibliografia della ricerca aeronautica italiana. 1904-1952, ibid., XXXII [1952], pp. 307-353) e trattazioni storiche complessive, quali l'opuscolo Uno sguardo allo sviluppo storico dell'aeronautica italiana, Roma 1929.
Al presente è invece rivolto il ricco e originale filone delle ricerche terminologiche condotte dal G. nei settori della meteorologia (Alcune questioni di nomenclatura meteorologica, in Atti dell'Associazione italiana di aerotecnica, I [1920-21], pp. 182-185; Per l'etimologia di galaverna e calabrosa, in Lingua nostra, XVII [1956], pp. 38-42) e della medicina e tecnica aeronautiche (Una questione di nomenclatura in medicina aeronautica, relazione al V congresso di navigazione aerea [L'Aja 1930], pubbl. anche in opuscolo a sé, La Haye 1931; Terminologia aeronautica, in L'Aerotecnica, XVIII [1938], pp. 186-208; Proposta di un termine aeronautico nuovo: il "sopraggelo", per indicare le formazioni di ghiaccio sugli aeroplani, ibid., XIX [1939], pp. 178-180; La nomenclatura degli aerogiri, ibid., XXI [1941], p. 483; Evoluzione della terminologia aeronautica, in Lingua nostra, XIII [1952], pp. 5-11).
Tali ricerche si collegano all'intensa attività svolta (1938-41) dal G., su incarico di G. Bertoni, per conto dell'Accademia d'Italia, per la preparazione del Dizionario aeronautico (che doveva essere pubblicato dall'Accademia sul modello del già realizzato Dizionario di marina, Roma 1939, ma che fu definitivamente interrotto per la guerra) e sono contigui all'altro settore della sua opera, quello degli studi linguistici, cui si dedicò con crescente applicazione nell'ultimo periodo della sua vita e dei quali solo in parte curò la pubblicazione.
Così, i suoi interventi sull'etimologia di ghetto (in Archivum Romanicum, XVI [1932], pp. 556-563; XVII [1933], pp. 415-420; XIX [1935], pp. 443-450, in polemica con diversi studiosi: cfr. Sermoneta), sul verbo romanesco incajasse "avvedersi, accorgersi" (ibid., XVII [1933], pp. 300-307) o sui termini giudeo-romaneschi jorbèdde "guardia" e sísema "stizza, collera repressa" (ibid., XXI [1937], pp. 347-349), sono solo alcuni episodi di una più vasta attività d'indagine linguistica e di raccolta di testi delle parlate giudeo-italiane e sul giudeo-romanesco in particolare (specie nei suoi rapporti con il romanesco), utilizzata da studiosi successivi (Terracini, 1962; Massariello Merzagora, 1977).
Analogamente, rispetto all'intensa attività svolta dapprima (1933-34) per il controllo dell'Atlante linguistico-etnografico dell'Italia e della Svizzera meridionale (AIS), poi, nel dopoguerra, come raccoglitore nella preparazione dell'Atlante linguistico italiano (ALI), sono decisamente poco numerose le pur importanti ricerche dialettologiche da lui pubblicate: una recensione (in Arch. stor. per la Calabria e la Lucania, IV [1934], pp. 253-266) degli Scavi linguistici nella Magna Grecia (Roma 1933) di G. Rohlfs, in cui prende precocemente posizione, con molti rilievi e osservazioni personali, a favore della tesi (sostenuta dal Rohlfs) della continuità del greco antico nelle isole linguistiche greche della Calabria, della Lucania e del Salento; e il più impegnativo Controllo fonetico per diciassette punti dell'AIS nell'Emilia, nelle Marche, in Toscana, nell'Umbria e nel Lazio, in Archivum Romanicum, XVIII (1934), pp. 155-212.
Svolto sempre per incarico di G. Bertoni e dell'Accademia d'Italia, quest'ultimo resta il suo lavoro linguistico più importante sia nella prospettiva della verifica dell'AIS, sia per la tempestiva individuazione e la puntuale descrizione di numerosi fenomeni fono-morfologici e sintattici di diverse aree dialettali dell'Italia centrale (cfr. Vignuzzi, 1988, pp. 621, 629, 632). In particolare, le pagine dedicate all'area laziale in genere e in specie al romanesco (pp. 173-182) documentano e interpretano tratti e tendenze tuttora al centro delle discussioni sulla descrizione storico e socio-linguistica del romanesco e dell'italiano regionale del Lazio e di Roma: lo scempiamento di rr (p. 178); la caduta della d nella preposizione de e il dileguo della l scempia in articoli, preposizioni articolate, pronomi personali e dimostrativi (pp. 178 s.; e, viceversa, la pausa tra preposizione e articolo, considerata quale sintomo della cosiddetta "lentezza" della pronuncia romana, pp. 179-181); l'ipercorrettismo del dittongo libero in sillaba chiusa (p. 173); le tendenze al decadimento del dialetto (pp. 169 s.) e all'introduzione nel romanesco di tratti dei dialetti finitimi (pp. 177 s.). Al romanesco, del resto, il G. aveva dedicato anche una personale attenzione lessicografica, raccogliendo (tra il 1929 e il 1933) diversi interessanti materiali (inediti, pubblicati, postumi, parzialmente da G. Porta) in vista della compilazione di un dizionario dialettale, che interruppe per la pubblicazione del Vocabolario romanesco di F. Chiappini (Roma 1933) e che, rispetto a quest'ultimo, presenta, nella parte realizzata, vari lemmi sfuggiti al Chiappini o con trattamento lessicografico sensibilmente diverso. Inoltre, non va dimenticato che questa attività lessicografica del G. (come gli altri suoi studi sul romanesco) presenta un ulteriore motivo d'interesse quale testimonianza di forme e fenomeni in seguito modificatisi o addirittura scomparsi.
Alle ricerche dialettologiche del G. sono infine connessi i suoi interessi nel campo della fonetica (testimoniati, tra l'altro, dall'articolo Le palatali sibilanti italiane e la loro trascrizione fonetica, in Lingua nostra, XV [1954], pp. 76-84, con una nota di B. Migliorini, ibid., pp. 84 s.) e degli studi sui gerghi (con l'individuazione e descrizione, nel Bollettino dell'Atlante linguistico italiano, n.s., I [1955], pp. 10-17, de Il "ciámbrico": gergo della Méta, frazione di Civitella Roveto, in provincia dell'Aquila).
Ancora nel pieno di tale molteplice attività scientifica, da poco reduce da una campagna di inchieste dialettologiche in Italia meridionale per l'ALI, il G. fu improvvisamente colto da una trombosi cerebrale, in seguito alla quale si spense, a Roma, il 13 dic. 1956.
Postume uscirono le Esplorazioni linguistiche in Lucchesia, in Arch. glottologico italiano, XLIII (1958), pp. 108-131, incentrate sulla descrizione e su un'interpretazione della complessa dislocazione della gorgia toscana nell'area intorno a Lucca (cfr. Castellani).
Fonti e Bibl.: Una biografia del G., con l'elenco delle sue pubblicazioni, a cura di E. Pistolesi è in L'Aerotecnica, XXXVII (1957), pp. 46-49; ma vedi anche La commemorazione di R. G. nel primo anniversario della sua morte, ibid., pp. 329-331 (con stralci delle relazioni su L'attività scientifica di R. G. e sulla sua opera di dialettologo e studioso di fonetica, lette dallo stesso Pistolesi e da C. Corsanego il 13 dic. 1957 al Consiglio nazionale delle ricerche a Roma: copia del dattiloscritto di tali interventi è conservata presso l'Archivio del Dizionario biografico degli Italiani, Misc. LXXV, 86).
Per l'inquadramento e la valutazione dell'opera del G. come pioniere dell'aeronautica e storico della scienza vedi: Eroi e pionieri dell'ala, a cura di E. Grossi, Milano 1934, p. 381; E. Pistolesi, Aerodinamica e costruzioni aeronautiche, in Un secolo di progresso scientifico italiano, 1839-1939, Roma 1939, pp. 28-30; e il profilo del G. in Zeitschrift für Flugwissenschaften, VIII (1960), 12, p. 369.
Sull'attività come linguista cfr. i necrologi di P. Fiorelli in Lingua nostra, XVIII (1957), p. 26; B. Terracini, in Arch. glottologico italiano, XLII (1958), pp. 86-89; Boll. dell'Atlante linguistico italiano, n.s., III-IV (1959), pp. 37-40. Per le discussioni suscitate dalle sue ricerche linguistiche: A. Menarini, Commento a R. G., Il "ciámbrico": gergo della Méta, in Boll. dell'Atlante linguistico italiano, n.s., I (1955), pp. 17 s.; B. Terracini, Le parlate giudeo-italiane negli appunti di R. G., in La Rassegna mensile d'Israel, XXVIII (1962), pp. 260-295; G. Ernst, Die Toskanisierung des römischen Dialekts im 15. und 16. Jahrhundert, Tübingen 1970, ad indicem; M.L. Modena Mayer - G. Massariello Merzagora, Il giudeo-modenese nei testi raccolti da R. G., in Rendiconti dell'Istituto lombardo di scienze e lettere, CVII (1973), pp. 863-938; G. Sermoneta, Sull'origine della parola "ghetto", in Studi sull'ebraismo italiano in memoria di C. Roth, Roma 1974, pp. 185-201; G. 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