GRANIT, Ragnar Arthur
Neurofisiologo, nato a Helsinge (Finlandia) il 30 ottobre 1900. Assistente di fisiologia presso C. Tigerstedt (1926), ha conseguito il M.D. nel 1927 e la docenza in fisiologia nel 1929. Ha svolto attività di ricerca presso Sir C. Sherrington (1928) a Oxford, come Fellow presso la Johnson Research Foundation for Medical Physics dell'università di Pennsylvania (1929-31) e presso la Rockefeller Foundation (1932-33). Professore di fisiologia a Helsinfors nel 1935, al Karolinska Institutet di Stoccolma nel 1940, professore di ricerche di neurofisiologia nel dipartimento di fisiologia del Medical Nobel Institute nel 1945. Per le sue scoperte concernenti i processi neurali della retina, nel 1967 è stato insignito del premio Nobel per la fisiologia o la medicina, assieme a H. K. Hartline e a P. Wald. G. ha dedicato le sue ricerche fondamentalmente alle attività neurali delle funzioni retiniche e a quelle per il controllo della contrazione muscolare. Le indagini sulla retina, a parte il valore dei risultati, sono degne di particolare menzione in primo luogo perché con esse G. ha dato l'avvio a un nuovo e particolarmente fecondo indirizzo di ricerche, quello elettrofisiologico, in un periodo in cui l'attenzione degli sperimentatori era prevalentemente concentrata sull'analisi dei processi fotochimici; in secondo luogo perché, dimostrando nella retina funzioni più complesse che non la semplice ricezione e trasmissione di stimoli, ha fornito la prova sperimentale dell'esattezza della concezione di S. Ramón y Cajal che nella retina aveva individuato un vero e proprio centro nervoso.
G., in particolare, ha messo in evidenza che meccanismi neurali intervengono nel processo di adattamento della sensibilità della retina e che la sua stimolazione provoca fenomeni di sommazione e d'inibizione, la cui interazione interviene nella percezione dei dettagli: è pervenuto a quest'ultima scoperta grazie a una sagace analisi delle risposte elettroretinografiche ed è interessante oltretutto notare come i suoi risultati concordino con quelli conseguiti, quasi contemporaneamente, da H. K. Hartline (v. in questa App.) con altre tecniche. Ha affrontato, inoltre, il problema della visione dei colori analizzando le attività elettriche delle singole fibre delle cellule gangliari, in opportune condizioni sperimentali e applicando per primo la tecnica dei microelettrodi a indagini sull'attività di senso. Con queste ricerche ha dimostrato che dei recettori retinici una parte è attivata dall'intera gamma delle lunghezze d'onda dello spettro, una parte solo da bande ristrette: i primi, rappresentati sia da coni sia da bastoncelli, svolgerebbero una funzione dominante connessa con la visione acromatica; i secondi, esclusivamente coni, svolgerebbero una funzione modulatoria connessa con la visione dei colori e, a differenza dei primi che in gruppo confluiscono sulle cellule gangliari, sarebbero articolati ciascuno con una propria cellula gangliare e, ovviamente, con una particolare fibra del nervo ottico. Per le ricerche attinenti il controllo della contrazione muscolare, le proprietà dei motoneuroni alfa e gamma, il controllo esercitato su questi ultimi dalla corteccia cerebrale, dal cervelletto e dalla sostanza reticolare, si rimanda a quanto esposto in altra sede (nervoso, sistema: Fisiologia, in App. III, 11, p. 243).
Dei suoi scritti si ricordano: Sensory mechanism of the retina, Londra 1947, New York 1963; Receptors and sensory perceptions, New Haven 1955; The visual pathway, in The eye, a cura di H. Davson, Londra 1962, pp. 534-796