RAGUSA (A. T., 27-28-29)
Città capoluogo della provincia omonima: domina da occidente la valle dell'Irminio, o fiume di Ragusa, una delle più ampie e caratteristiche della regione Iblea, la quale sale dal mare in direzione del M. Lauro. Divisa in due comuni nel sec. XIX, Ragusa Superiore e Ragusa Inferiore - questa detta poi Ibla - fu riunita in un sol comune nel tempo stesso in cui veniva elevata a capoluogo di provincia. Il nucleo primitivo, più basso, dov'era forse l'antica Hybla Heraea, forma ora il quartiere ibleo della città. Distrutta in gran parte dal terremoto del 1693, risorse lentamente in un misto di antico e di nuovo, d'interessanti rovine e di edifizî monumentali, il quale costituisce la caratteristica di questa parte, prevalentemente grigia nell'aspetto come il vecchio castello, in cui essa culmina (m. 385 s. m.). Ma l'attività edilizia, dopo il disastro, si diresse principalmente verso il vicino altipiano, dove si sviluppò, all'altezza di 498 m. s. m., la città settecentesca, la quale ben si distingue dall'altra non solo per una maggiore chiarità di tinte, ma anche per una più grande regolarità topografica, mostrando vie ampie e diritte, piazze ben disposte, chiese maestosamente barocche, decorosi palazzi.
La città dell'altipiano è unita alla vecchia da una grande e caratteristica scalinata, che deve ricordarsi insieme con un'altra opera grandiosa, il Ponte dei Cappuccini, a doppio ordine di archi sovrapposti, il quale unisce alla campagna la città, che è fiancheggiata da valloni, le cosiddette "cave", profondamente incise qui, come in tutta la regione iblea. La popolazione era di 8832 ab. alla metà del sec. XVII (1653) e doveva essere maggiore 40 anni dopo, quando fu quasi distrutta dal terremoto, se bastò un ventennio perché il numero degli abitanti superasse quello già ricordato. E del notevole sviluppo demografico ulteriore testimonia anche la popolazione della fine del Settecento (1798: ab. 16.616) e del 1831 (ab. 21.466). Un secolo dopo (1931) fu di 33169 ab. nel centro e di 49.694 nel territorio del comune, che si stende sino al mare per kmq. 436,12. Esso produce principalmente cereali, uva, olive e lino; ma ha anche estesi pascoli. Oltre all'industria casearia è in quel territorio assai sviluppato l'allevamento col commercio degli equini. Ma più nota è Ragusa per quella roccia d'asfalto, le cui cave ricingono largamente la città (se ne esporta per circa due milioni di tonnellate all'anno): ed essa molto spera da una più larga produzione di olio industriale e dallo sfruttamento dei giacimenti petroliferi, che pare non manchino sotto il suo calcare bituminoso. Le sue miniere in piena attività possono dar lavoro a più di 3000 operai.
Provincia di Ragusa. - Alla nuova provincia di Ragusa, istituita con r. decr. legge 2 gennaio 1927, furono assegnati i comuni che già appartenevano al circondario di Modica: sono 12. Essa ha una superficie di kmq. 1507,62 e una popolazione presente di 237,910 ab., con una densità di 158 abitanti per kmq. (cens. del 1931). Manca quasi nel suo territorio la montagna vera e propria; predomina invece il terreno collinoso. Nella parte più orientale di essa corre per lungo tratto la Cava d'Ispica (v. modica). Il clima è generalmente dolce: ma si nota una grande disparità di temperatura tra le zone marine e quelle interne. Per la particolare posizione del territorio provinciale sul declivio meridionale degli Iblei, il comune più settentrionale, Monterosso Almo, è anche il più alto (m. 691). I comuni più importanti sono nella zona media (Modica, Ragusa, Comiso, Vittoria) e la popolazione di essi va dai 30 ai 50.000 abitanti. La proprietà rustica è molto frazionata, specialmente nelle vicinanze dei principali centri abitati. La provincia ha una buona rete stradale, ma insufficiente è la rete ferroviaria. L'occupazione prevalente è l'agricoltura, a cui figurano addette 49.185 persone, mentre l'industria ne occupa 18.234 e il commercio 3739. L'istruzione è in continuo progresso: nel 1921 gli analfabeti erano stati 60,5 su 100 ab.: nel 1931 furono 49,4 (nel capoluogo 46).