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LULLO, Raimondo

di Mario CASELLA - Enciclopedia Italiana (1934)
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LULLO, Raimondo (Ramón Lull)

Mario CASELLA

Filosofo e teologo catalano, nato a Palma (Baleari) da nobile famiglia barcellonese tra il 1232 e il 1235. Fu in qualità di siniscalco e maggiordomo presso Giacomo d'Aragona, re di Maiorca, e a quel tempo (1256) sposò Bianca Picany dalla quale ebbe due figli. Verso i trent'anni, illuminato dalla passione di Cristo, entrò nel terz'ordine di S. Francesco e si diede alla vita apostolica. Dopo un breve pellegrinare di santuario in santuario, si applicò per nove anni al latino e all'arabo, riversando nel Libre de contemplació (Maiorca 1277 circa) il contenuto di un'esperienza mistica che s'inserisce concettualmente, attraverso effusioni liriche, nelle forme della tradizione agostiniana e francescana. A Randa e nel monastero cisterciense di S. Maria de la Reyal compose l'Ars compendiosa inveniendi veritatem (1277 circa), concretando il suo sistema didattico in forme simboliche, con l'uso di lettere e di figure geometriche, per chiarire secondo un metodo combinatorio i rapporti delle idee e schematizzare i principî del sapere. Gettati così i fondamenti della sua opera di propaganda, il L., ispirandosi anche alle tendenze generali della politica contemporanea catalana, vagheggiò l'ideale di una società fondata sull'unità della fede. Predicare il Vangelo fra i miscredenti, esporre la scienza con un metodo razionale che si radicasse nella verità rivelata, alimentare nel mondo occidentale europeo l'idea della crociata in Terrasanta, costituiscono il programma del Blanquerna (Montpellier 1283-85), il primo romanzo a spunti autobiografici di contenuto filosofico o sociale. Recatosi alla corte del re di Maiorca, a Montpellier, fu indotto a fondare a Miramar un collegio, confermato da papa Giovanni XXI (1276), dove predicatori francescani s'istuissero nelle lingue orientali. Moltiplicarne il numero fu da allora pensiero costante del L., che, missionario senza riposo al Santo Sepolcro, in Egitto, per tutta l'Europa cristiana, si rivolse al papa (1278), a Filippo il Bello e all'università di Parigi, dove insegnò (1287) e dove compose l'altro romanzo filosofico Felix de les maravelles del mon (1288-1289), e poi di nuovo al papa (1292); finché, confidando nelle sole sue forze, si portò a Tunisi (1292) a predicarvi con pericolo di vita la parola di Cristo. I reiterati appelli a Celestino V (Petitio Raymundi, Napoli 1294) e a Bonifazio VIII (Petitio Raymundi, Roma 1295-96), che il L. volle appoggiati dalla vasta enciclopedia Arbre de Sciencia (1296) e dal De articulis fidei (Anagni 1296), si sciolsero in echi di amarezza nel poemetto il Desconort (Roma 1295). La lotta contro l'averroismo lo impegnò a Parigi (1297-99), dove compose la Declaratio Raymundi (1298) e l'Arbre de Filosofia de Amor: teologia e mistica poste a fondamento dell'evangelizzazione del mondo orientale. Inutilmente di nuovo con l'ansia della crociata premette su Filippo il Bello, abbandonandosi al desolato rimpianto di tante illusioni nel Cant de Ramón (1299). Il miraggio orientale lo attirava; e dopo aver predicato in patria nelle sinagoghe e nelle moschee con licenza del suo re, Giacomo II, cui dedicò il Dictat (1299), corse a Cipro esortando uno sforzo militare contro i Turchi momentaneamente sconfitti dai Tartari (23 dicembre 1299). Il disegno fallisce; ma il L. lo ripresenta alle corti di Montpellier, di Barcellona, a papa Clemente V durante la sua incoronazione a Lione (1308); sempre invano, avventurandosi poi da solo in Africa, a Bugia (1306), dove è imprigionato e flagellato. Liberato da mercanti catalani e genovesi, naufrago nel mare pisano, peregrino ad Avignone, offre al papa il Liber de acquisitione Terrae Sanctae (Montpellier 1309), riprende a Parigi la lotta antiaverroista (1309-11), difende i principî del suo metodo logico, assomma i suoi piani di riforma nel De ente quod simpliciter est per se e nella Petitio Raymundi, accolta dal concilio di Vienna (1311-12), che decreta l'istituzione dell'insegnamento di lingue orientali nelle maggiori università di Europa. Ritornato in patria (1312), passa tosto a Messina e con l'appoggio di Federico II di Sicilia si reca missionario a Tunisi (1318) e a Bugia, dove subisce il martirio. Ricondotto in Europa muore, secondo una leggenda contraddetta da documenti sicuri, in vista di Maiorca il 29 giugno 1315.

Mistico e poeta, filosofo e teologo, orientalista erudito e uomo d'azione, scrittore fecondissimo delle cui opere non è ancora fissato il numero né determinate quelle apocrife, il L. è il primo grande originale scrittore catalano (v. Catalogna: Letteratura) e una delle più spiccate personalità del Medioevo cristiano. La sua vita irradiata dall'amore e potenziata dalla fede si svolse entro la luce di un pensiero che dalle fonti dell'agostinianesimo, dei Vittorini e di San Bonaventura trasse elementi di quel simbolismo psicologico che condiziona l'ascesa dello spirito a Dio e insegna l'arte di oltrepassare l'intelligenza e la metafisica con l'illuminazione della fede e lo splendore dell'estasi. Il sistema lulliano, nella filosofia, nella teologia e nella mistica, si spiega senza ricorrere alla tesi seducente delle origini arabe, riducendo l'arabismo a quel tanto di pensiero scientifico e filosofico che era ormai patrimonio comune della cultura europea. Missionario della fede, dottore universale, contemplativo in ardore di passione e di azione, il L. resta uno dei più grandi realizzatori dell'antica scuola francescana onorato tra i francescani con il culto di beato.

Ediz.: Opera omnia, ed. Salzinger, Magonza 1731-41; Obras, ed. J. Rosselló, Palma di Maiorca 1901-03, voll. 3; Obras, ed. M. Obrador y Bennassar, M. Ferrà, S. Galmés, Palma di Maiorca 1905-32, voll. 16; Poesies, ed. R. di Alós-Moner, Barcellona 1925; Vida coetània di R.L., in Boletín de la R. Academia de Buenas Letras di Barcellona, VIII.

Bibl.: A. Rubió i Lluch, R. L., Barcellona 1911; M. Asin y Palacios, Mohidin, in Homenaje a Menéndez y Pelayo, Madrid 1899, II, pp. 217-56; id., Abcnmasara y su escuela, Madrid 1914, pp. 123-26, 155-64; J. Ribera, Oígines de la filosofia de R. L., in Homenaje cit., II, pp. 191-217; O. Keicher, R. L. und seine Stellung zur arabischen Philosophie, Münster 1909; J.-H. Probst, Caractère et origine des idées du Bienheureux R. L., Tolosa 1912; S. Galmés, Vida compendiosa del Beat R. L., Palma di Maiorca 1915; E. Allison Peers, R. L. A Biography, Londra 1929.

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