RAPPRESAGLIE
. Diritto internazionale (XXVIII, p. 839). - La prassi internazionale consente di parlare di limiti di "umanità" per le rappresaglie, sia in tempo di pace, sia in tempo di guerra, in funzione di una esigenza di proporzionalità della reazione alla lesione patita. L'esperienza della seconda Guerra mondiale ha confermato come sia da considerare assolutamente illecita l'eventuale lesione di diritti soggettivi di terzi stati che occorra nel corso dell'esercizio di rappresaglie in sé legittime. Discutibile e delicato è, infine, il problema se il diritto internazionale generale ricolleghi all'illecito anche la nascita di un obbligo di riparazione a carico dello stato cui l'illecito sia imputabile; e quale sia - in caso affermativo - l'eventuale rapporto tra le due specie di conseguenze dell'illecito, soprattutto in vista dell'illiceità (sostenuta da alcuni scrittori ed in alcune decisioni arbitrali) di procedere a rappresaglie prima di aver formulato una richiesta di riparazione, rimasta infruttuosa, per la lesione subìta. Vedi anche guerra: I crimini di guerra, in questa seconda App., I, p. 1101.
Bibl.: H. Kelsen, Unrecht und Unrechtsfolge, in Zeitschrift fur öffentliches Recht, 1932; A. I. von Verdross, Völkerrecht, Berlino 1937, p. 278 segg., 299, 323, 326, 327; S. Séfériadès, La question des représailles armées en temps de paix, in Revue de droit international et de législation comparée, 1936; R. Ago, Le délit international, in Recueil des Cours de l'Académie de Droit International de la Haye, 1939; G. Balladore Pallieri, Diritto internazionale pubblico, 5ª ed., Milano 1948, p. 168 segg.; M. Giuliano, Lezioni di diritto internazionale (parte speciale), ivi 1946, p. 255 segg.; G. Capotorti, "Rappresaglie" esercitate dall'occupante per atti ostili della popolazione nemica, in Rassegna di diritto pubblico, I, 1947, p. 112 segg.; G. Schwarzenberger, A Manual of International Law, Londra 1947, p. 29, 77, 86, 100, 103, 166.