RAS SHAMRA (Rās ash-shamrah, "collina del finocchio")
È questo il nome, oscuro fino a ieri, ed oggi largamente noto in seguito a importanti scoperte, di una collinetta situata presso la costa di Siria, 1 km. a sud del porticciolo naturale Mīnat al-Baiḍā' ("porto bianco"), che si apre di fronte alla penisoletta nordorientale dell'Isola di Cipro, 12 km. circa a nord di Laodicea. Richiamata sulla località l'attenzione degli studiosi dalla casuale scoperta di una tomba avvenuta nel marzo 1928, l'Académie des inscriptions et belles lettres vi inviò una spedizione diretta da F. A. Schaeffer, il quale, coadiuvato da G. Chenet, dal 1929 in poi ha condotto nel porto e sulla collina una serie di campagne di scavo eccezionalmente fruttuose.
Fino ad ora (campagne 1929-1936), oltre a una parte del quartiere del porto, sono stati esplorati specialmente gli strati I e II in una parte dell'angolo NE. della collina, e sono stati fatti alcuni sondaggi per i sottostanti strati III-V, l'ultimo dei quali sembra essere anteriore all'età del bronzo. Lo strato II, che a quanto pare s'inizia verso il 2100 a. C., ci attesta una fiorente città commerciale, in stretti rapporti con l'Egitto e largamente aperta agl'influssi della civiltà egiziana. Lo strato I (secoli XV-XII) ci mostra un ancor maggiore rigoglio della città e dei suoi commerci, con una forte mistione di elementi egei alla popolazione cananea e con crescenti influssi della civiltà egea, mentre vanno diminuendo quelli egiziani. Verso il 1100 la città fu devastata, ma continuò ad essere abitata anche dopo, fino all'età ellenistica.
Ciò che costituisce l'importanza eccezionale degli scavi di Ras Shamra è la scoperta ivi avvenuta di una serie di testi, tra cui anche alcuni vasti poemi, in una scrittura e in una lingua fino allora ignote. La scrittura, impressa per lo più su tavolette d'argilla, è del tipo cuneiforme, ma, a differenza delle scritture cuneiformi precedentemente conosciute, è costituita di pochissimi segni (29 in tutto), sicché apparve subito chiaro doversi trattare di una scrittura alfabetica, che l'acume e il lavoro combinato di tre valenti studiosi (Virolleaud, Dhorme, Bauer) permise tosto di decifrare. La lingua (prescindendo da pochi e brevi testi scritti con gli stessi caratteri in lingua hurrita) è una lingua semitica, da ascriversi, secondo l'opinione prevalente ma non indiscussa, a uno stadio arcaico del ramo cananeo. I testi, pressoché tutti di contenuto religioso, presentano notevole difficoltà d'interpretazione, soprattutto per lo stato frammentario delle tavolette e per la quasi assoluta mancanza di segni vocalici e di matres lectionis. È naturale perciò che le interpretazioni dei singoli studiosi divergano ancora assai l'una dall'altra, e che ancora permangano molte oscurità; ma tuttavia a grado a grado le divergenze vanno diminuendo e molti dubbî vengono chiariti. E già quel che c'insegnano fin d'ora questi testi è d'importanza inestimabile per la conoscenza della religione, e in genere della civiltà, del vicino Oriente antico, e per la comprensione dell'Antico Testamento, col quale sono numerosi i punti di contatto.
Soprattutto notevoli sono fra i testi di Ras Shamra i poemi epici, scritti, sulle tavolette ora ritrovate, probabilmente nel sec. XIV, ma redatti forse assai prima. Essi sono i seguenti:
1. Il poema (se non forse ciclo di poemi) di Ba‛al, o di Aleyan Ba‛al (cioè "Ba‛al il possente"): vasto epos mitologico avente per argomento principale la lotta di Ba‛al, dio del cielo e della vita, contro Mot, dio degl'inferi e della morte, e conchiudentesi col trionfo definitivo di Ba‛al. Un mito naturistico in cui si rispecchia il ciclo annuale della vegetazione costituisce un episodio di questa lotta.
2. Il poema di Danel o Daniel, ovvero di Aqhat figlio di Daniel. Espone le vicende del saggio Daniel (cfr. Ezechiele, XIV, 14, 20, e XXVIII, 3) e del figlio suo Aqhat.
3. Il poema di Keret re dei Sidoni.
Più brevi, ma di non minore interesse storico-religioso, sono i seguenti testi poetici, probabilmente non lontani nel tempo dai surricordati poemi:
4. Il poemetto degli "dei graziosi e benigni", assai oscuro finora, che sembra riferirsi alla nascita di due divinità, Šḥr e Šlm.
5. Un altro poemetto descrivente il hieròs gámos del dio lunare Vrh (Yariḥ) con la dea lunare Nikkal.
6. Alcuni salmi o preghiere.
Inoltre, abbiamo nella stessa scrittura e nella stessa lingua elenchi di sacrifici e di offerte ai templi, rituali, iscrizioni votive su pietra, elenchi di nomi di dei e di uomini, testi ippiatrici, lettere, esercizî di scrittura, frammenti di contabilità, etichette, ecc. Evidentemente, la scrittura alfabetica di Ras Shamra era adoperata anche per le ordinarie occorrenze della vita quotidiana.
Bibl.: I rendiconti di F. A. Schaeffer sono stati pubblicati in Syria, X-XVIII (1929-37). I testi sono stati pubblicati quasi tutti da Ch. Virolleaud (alcuni brevi da E. Dhorme e da R. Dussaud), nella stessa rivista Syria, dal 1930 in poi, ovvero a parte (Danel, Parigi 1936; Keret, ivi 1936; della tavola V del poema di Ba‛al, in parte già pubblicato in Syria, il Virolleaud preannunzia la pubblicazione integrale a parte, col titolo La déesse Anat.); poco rimane ancora da pubblicare. Prima traduzione e commento dei testi scoperti nel 1929; Dhorme, in Revue Biblique, XL (1931), pp. 32-56; i successivi sono stati già da Virolleaud accompagnati con traduzione e commento. Raccolte di testi: J. A. Montgomery e Z. S. Hartris, The Ras Shamra Mythological Texts, Filadelfia 1935; H. L. Ginsberg, The Ugarit Texts, Gerusalemme 1936; H. Bauer, Die alphabetischen Keilschrifttexte von Ras Schambra, Berlino 1936. Esposizione riassuntiva: J. Friedrich, Ras Schamra: ein Überblick über Funde und Forschungen, Lipsia 1933. Bibliografia fino al 1935: Ginsberg, op. cit., pp. ix-xv; fino a parte del 1936; Bauer, op. cit., pp. 71-75. Studî in italiano sui testi poetici: U. Cassuto, Il palazzo di Ba‛al nella tavola II AB di Ras Shamra, in Orientalia, VII (1938), fasc. 3 e altri studî dello stesso autore ivi citati.