ADELCHI, re dei Longobardi
Figlio del re longobardo Desiderio e di Ansa. La sua memoria è legata soprattutto alla idealizzazione che della sua figura fece il Manzoni nella tragedia intitolata al suo nome. In realtà, ben poco ci è noto di lui.
Associato al trono da Desiderio nell'agosto 759, fu a fianco del padre durante le vicende del suo regno (fino al giugno 774). Nella guerra contro Carlomagno, quando questi, superati i valichi alpini, pose assedio a Pavia, dove Desiderio si era rifugiato, A. si chiuse invece in Verona, insieme con la vedova ed i figli di Carlomanno, ma non riuscì a resistervi.
La città, infatti, si arrese non appena Carlomagno mosse ad assalirla, mentre durava ancora l'assedio di Pavia. A. riparò e rimase lungamente esule alla corte imperiale bizantina, dove fu insignito della dignità di patrizio.
Sperava di ottenerne aiuti per riconquistare il trono, ed alle sue sollecitazioni unì le proprie il cognato Arechi, principe di Benevento, sul quale pesava la minaccia che i suoi domini fossero consegnati da Carlomagno al papa Adriano I. Per alcuni anni quanti dei Longobardi non intendevano sottomettersi al vincitore franco attesero che la riscossa partisse da A.: "Bardis spem maximam" lo cantò Paolo Diacono nell'epigrafe metrica composta per il sepolcro di Ansa; e delle grandi speranze riposte in lui dalla sua gente parlano anche gli annalisti franchi e, nella sua vita di Carlomagno, Eginardo.
Ma l'imperatrice Irene e suo figlio Costantino VI soltanto dopo il fallimento definitivo, nel 787, delle trattative avviate sei anni prima per ottenere all'imperatore la mano della figlia di Carlomagno, Rottrude, misero a disposizione di A. un corpo di spedizione, che aveva a capo il "saccellarius" e "logotheta" imperiale Giovanni, e che, rinforzato delle truppe di Sicilia al comando del patrizio Teodoro, loro stratego, sbarcò sullo scorcio del 788 in Calabria. Sul confine di questa regione l'esercito imperiale fu affrontato dallo stesso nipote di A., Grimoaldo I principe di Benevento, che, osservando il giuramento di fedeltà prestato a Carlo-magno, aveva unito i suoi guerrieri a quelli, anche longobardi, del duca di Spoleto, Ildeprando, ed ai Franchi del messo regio Guinigi. Nella battaglia che ne seguì il corpo di spedizione bizantino venne annientato e di A. non si hanno più notizie sicure.
Fonti e Bibl.: Chronicon Moissiacense, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores, I, Hannoverae 1826, pp. 298 s.; Pauli Diaconi Liber de episcopis Mettensibus, a cura di G. H. Pertz, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores, II, Hannoverae 1829, p. 265; Sigeberti Gemblacensis Chronographia, ad aa. 788 e 789, a cura di L. Bethmann, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores, VI, Hannoverae 1844, p. 335; Agnelli Liber Ponrificalis Ecclesiae Ravennatis, a cura di O. Holder-Egger, in Monumenta Germ. Hist., Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum, Hannoverae 1878, p. 381; Andreae Bergomatis Historia, c. 4, a cura di G. Waitz, in Monumenta Germ. Hist., Script. rerum Langobardicarum et Italicarum, cit., p. 224; Pauli Diaconi Continuatio Lombarda, a cura di G. Waitz, ibid., p. 218; Continuatio Romana, ibid., p. 201; Continuatio tertia, ibid., p. 205, 214, 215; Theophanis Chronographia,ad a. M. 6281, ed. De Boor, I, Lipsiae 1883, p. 464 (Teofane chiama A. col nome greco di Teodoto, evidentemente assunto durante il soggiorno alla corte imperiale); Liber Pontificalis, nn. 307, 310, 314; Hadrianus, I, capp. XXIII, XXXI, XXXIV, ed. Duchesne, Paris 1886, pp. 493-495, 496; Codex Carolinus, nn. 45, 57, 64, 80, 83, 84, a cura di W. Gundlach, in Monumenta Germ. Hist., Epistolae, III, Berolini 1892, pp. 563, 582, 591 s., 612 s., 617 s., 620; Alcuini Epistolae, n. 7, a cura di E. Dümmler, in Monumenta Germ. Hist., Epistolae, IV, Epistolae Karolini Aevi, II, Berolini 1895, p. 32; Annales qui dicuntur Ainhardi, ad aa. 774 e 788, ed. Kurze, in Scriptores rerum Germanicarum, Hannoverae 1895, pp. 39, 41, 83 (unica fonte che afferma che A. raggiunse la vecchiaia vivendo come patrizio a Costantinopoli); Annales regni Francorum, ad aa. 774 e 788, a cura di Kurze, ibid., pp. 38, 40, 82; Pauli Diaconi Carmina, nn. II e IX, ed. K. Neff, Die Gedichte des Paulus Diaconus, München 1908, pp. 10 e 47; Einhardi Vita Karoli Magni, a cura di O. Holder-Egger, in Scriptores rerum Germanzcarum, Hannoverae 1911, pp. 8 ss.
- Regesti: L. Bethmann-O. Holder-Egger, Langobardische Regesten, nn. 300 ss., in Neues Archiv für die ältere deutsche Geschichtskunde, III, 2 (1878), pp. 287-317.
- Diplomi: A. Chroust, Untersuchungen über die langobardischen Königs - und Herzogs -Urkunden, Graz 1888, nn. 26-36, pp. 190-193.
L. Oelsner, Jahrbiicher des fränkischen Reiches unter König Pippin, Leipzig 1871, pp. 439 s.; S. Abel-B. Simson, Jahrbücher des fränkischen Reiches unter Karl dem Grossen, Leipzig 1888, pp. 136, 144 ss., 148, 188 ss., 249, 366, 542, 566, 569, 605 ss., 632-635; Th. Hodgkin, Italy and her invaders, VII, Oxford 1899, pp. 361-370; VIII, ibid. 1899, pp. 15, 36, 75, 81-83; L. M. Hartmann, Geschichte Italiens im Mittelalter, II, 2, Gotha 1903, pp. 264, 267 s., 282, 285, 287, 294, 306 ss., 312; G. Romano-A. Solmi, Le dominazioni barbariche in Italia, Milano 1940, pp. 446 s., 479 s., cfr. p. 493 n. 30.