cittadinanza, reddito di (RC)
cittadinanza, reddito di (RC) La più ampia forma di strumento di contrasto alla povertà. Parafrasando la celebre definizione di P. Van Parijs (A basic income for all, in What’s wrong with a free lunch, a cura di J. Cohen, J. Rogers, 2003), il RC è un ammontare di reddito pagato dal settore pubblico a ogni adulto residente (o stabilmente membro di una specifica collettività), a prescindere dal fatto che sia un individuo povero o ricco, che viva da solo o con altri, che voglia lavorare o meno, ed è pertanto definito uno strumento universalistico. Da ciò emerge quindi che il concetto di c. cui si fa riferimento, più che quello legale, è, come argomentato da M. Boccaccio, un concetto sociologico.
In altre parole, è agevole comprendere che il RC trova molte delle sue giustificazioni in argomentazioni di matrice filosofica di tipo egualitario, comunitario e libertario. Sinteticamente, l’approccio di matrice egualitaria, condiviso per es. da J. Baker, interpreta il RC come un mezzo per compensare i soggetti che si trovano, dal punto di vista reddituale e lavorativo, in una condizione di svantaggio. Per la teoria comunitaria, secondo B. Jordan, la corresponsione del sussidio è uno strumento necessario a garantire la partecipazione del soggetto ai beni della comunità. Infine, nell’argomentazione libertaria, così come sostenuto, per es., da D. Purdy e H. Steiner, un sussidio universale è il mezzo per rinnovare i diritti sociali di c., collocando le preoccupazioni di giustizia sociale e le questioni di politica economica in un quadro di riferimento comune. Il RC, in termini complessivi, viene quindi principalmente giustificato come uno strumento che concorre a definire la piena c. economica e sociale, al pari di quella giuridica.
All’interno dei modelli universalitici (fondati sul principio del basic income), che prevedono un contributo non condizionato, erogato universalmente a tutti i residenti al fine di garantirne la sussistenza materiale, accanto al RC si può collocare il dividendo sociale (DS), (B. Rhys-Williams, Something to look forward to, 1943; Taxation and incentive,1953). Quest’ultimo consiste in un sussidio, più precisamente in una somma fissa, che viene corrisposta a tutti gli adulti, senza alcuna calibrazione rispetto all’ammontare del reddito già percepito. Il sostegno è erogato in forma di dividendo sul gettito ricavato dalla fiscalità generale, attraverso un’imposta proporzionale o progressiva. Il DS, posto a confronto con il RC, mette in luce una minore vocazione universalistica. Infatti, a differenza del DS, che in alcune delle soluzioni proposte è condizionato dall’esistenza di precise circostanze, il RC è invece slegato da qualsiasi condizione specifica, visto che il diritto al sussidio nasce unicamente dal collegamento del soggetto beneficiario con una determinata comunità. Sia il RC sia il DS sono sistemi estremamente costosi per il bilancio pubblico e perciò di fatto impraticabili perfino quando siano limitati, come talora per ragioni concrete si propone, ai soli individui privi di lavoro (➔ anche imposta negativa sul reddito).