REDDITO
. La ricchezza, che è il complesso delle cose valutabili in moneta, può essere considerata: a) come appartenente a un soggetto in un dato istante (patrimonio); b) come aggiunta o tolta a quella appartenente a un soggetto in un dato intervallo di tempo, di solito in un anno. Il movimento (aumento o diminuzione) di ricchezza può derivare da operazioni compiute dal soggetto o da fatti indipendenti dalla sua volontà.
Se il prodotto di un'operazione è valutabile in moneta nel patrimonio di chi la compie, essa si chiama impiego; in caso contrario, erogazione. Il prodotto di un impiego può essere eguale (in valore, mentre vi sarà differenza di specie), superiore o inferiore alla ricchezza impiegata: la differenza è guadagno, se positiva, perdita, se negativa. La somma dei guadagni di un intervallo di tempo, dedotte le perdite, è il reddito dell'intervallo. Il guadagno e le perdite derivanti da fatti involontarî si dicono sopravvenienze, attive o passive.
Comunemente il reddito viene definito come l'incremento di patrimonio in un dato intervallo di tempo, oppure (dicendo la stessa cosa in altra forma) come la ricchezza che un soggetto può erogare (o consumare) in un intervallo senza diminuire il suo patrimonio iniziale. Si avverta però che il reddito deve derivare da un'operazione compiuta dal soggetto (o dall'attività economica dello stesso), altrimenti si comprenderebbero anche le sopravvenienze. La definizione vale anche per un operaio il cui patrimonio iniziale fosse zero.
Alcuni economisti (A. Loria) considerano come impiego l'erogazione per la sussistenza dei lavoratori: ma questa fa parte della sussistenza della popolazione in generale. Quanto si consuma pel mantenimento, l'istruzione e l'educazione delle persone serve anche a metterle in grado di lavorare: non è possibile però distinguere ciò che rimborsa il consumo di vita inerente alla produzione, da ciò che procura le soddisfazioni della vita. L'unica deduzione ragionevole che si ricava da ciò è di considerare le erogazioni per l'allevamento e l'educazione dei figli come importanti, anche dal punto di vista economico, quanto e più degli impieghi per aumentare il patrimonio. L'erogazione da parte di una persona può comprendere meno del reddito (con che il residuo è risparmiato), tutto il reddito, parte del patrimonio iniziale, o tutto il patrimonio stesso e anche più di questo, qualora si ricorra a debiti. Il risparmio non è reddito: si risparmia ciò che era già entrato a far parte del patrimonio.
La distinzione fra reddito e sopravvenienze non è molto importante dal punto di vista economico, perché i risultati delle azioni umane non dipendono mai solo da chi le compie. Il prodotto, p. es., di tutte le operazioni aleatorie è in parte derivato da fatti involontarî: e in ogni modo non si può mai dire di essere perfettamente al riparo da ogni scherzo della fortuna.
L'attività economica da cui deriva il reddito si può d'altra parte ridurre alla stipulazione di un contratto di mutuo o a un acquisto di titoli e all'incasso degl'interessi. Chi ritarda un pagamento deve l'interesse nella misura legale al creditore, il quale non esercita un'attività per ottenerlo (salvo quando occorra un atto per mettere in mora il debitore); eppure l'interesse di mora è sempre considerato reddito. Si usa mettere fra le sopravvenienze il guadagno di una vincita a una lotteria o a un prestito a premî, mentre esso è il prodotto di un'operazione il cui costo è il prezzo del biglietto o parte di quello del titolo. Una donazione è considerata sopravvenienza, mentre può talora esser fatta per speciale rimunerazione (cod. civ., art. 1051).
Una differenza economica importante non esiste poi fra le eredità e i redditi o le sopravvenienze, ma solo fra certe eredità e certe altre. Se la ricchezza resta nella famiglia, può darsi che gli eredi non risentano economicamente alcun vantaggio dal fatto che giuridicamente acquistano il titolo di proprietà di cose al cui godimento già partecipavano. Anzi possono essere gravemente danneggiati per la perdita della partecipazione ai guadagni personali del defunto. Un'eredità, invece, di parenti lontani o di estranei può avere lo stesso effetto economico di un reddito.
Siccome le operazioni da cui si ottiene un reddito sono compiute impiegando mezzi personali o capitali, si distinguono redditi di lavoro, di capitale, e misti di lavoro e capitale insieme. Il salario e l'interesse sono redditi semplici, rispettivamente di lavoro e di capitale; il profitto industriale è un reddito concreto che presenta caratteri varî, dal caso dell'artigiano, del piccolo agricoltore, del professionista che sono principalmente lavoratori, a quello dell'azionista che è un semplice capitalista con questa particolarità che l'impiego del suo capitale è direttamente esposto ai rischi industriali. Per certi rispetti, e specialmente per l'applicazione delle imposte, è importante inoltre la distinzione fra redditi fondiarî (di terreni e fabbricati) e non fondiarî (della cosiddetta ricchezza mobile). Anche nel diritto tributario si riconobbe però la necessità di non distinguere dal reddito di un'industria quello del fabbricato in cui essa si esercita.
Una ricchezza può variare per il variare della quantità delle cose che la costituiscono, oppure per il variare del loro prezzo. Ora se il reddito si constata come incremento del patrimonio, che è espresso in moneta, un semplice aumento di valore di cose possedute dovrebbe essere considerato come reddito o come sopravvenienza. A rigore un tale che si fosse ritirato dal commercio impiegando i suoi risparmî in titoli a reddito fisso, per passare il resto della sua vita senza preoccupazioni per il buono o cattivo andamento degli affari, avrebbe invece ogni giorno, guardando il listino di borsa, da rallegrarsi o rammaricarsi trovandosi arricchito o impoverito. Nel fatto però egli non si preoccuperebbe del valore dei titoli se non il giorno in cui avesse bisogno di venderli. Una differenza nel valore delle cose possedute, in confronto a quello iniziale, si realizza quindi come guadagno o perdita solo quando esse vengono vendute.
Se nel bilancio di una società industriale si tiene conto dell'aumento di valore di cose possedute, ne risulterà un incremento di patrimonio netto: anche in questo caso il reddito si dirà realizzato. Potrà poi in certi casi non essere facile il decidere se si tratti di reddito o di sopravvenienza.
È conveniente per ragioni pratiche verificare il reddito ottenuto da un soggetto in successivi intervalli eguali, ordinariamente nei successivi anni. Il reddito appare quindi come rinnovantesi periodicamente, e se è ottenuto dall'impiego continuo o ripetuto di una attività personale o di determinati capitali, quest'attività o questi capitali appaiono come una fonte durevole di reddito.
La raccolta periodica dei prodotti è un fenomeno naturale nella agricoltura: per analogia, le prestazioni che si ottengono grazie alla disposizione di una cosa si dicono frutti, e si dice che va maturando la prestazione di cui si avvicina la realizzazione. Il codice civile (art. 443 e 444) distingue la proprietà della cosa, che è la facoltà di ottenere i frutti futuri, da quella dei frutti ottenuti, e distingue poi i frutti in naturali e civili: dagli esempî che ne chiariscono la definizione si ricava che i primi sono ottenuti senza un rapporto con altre persone, i secondi sono il corrispettivo pagato da coloro a cui fu ceduto l'uso della cosa (con un contratto di locazione, di mutuo, ecc.). L'interesse si dice frutto del capitale, ma in realtà esso è pagato dal debitore, e se questi non è più in grado di pagarlo, il capitale non lo produce. Nei calcoli finanziarî si pone come premessa che il capitale debba accrescersi a ogni unità di tempo di un certo interesse, e lo si valuta in modo da vederlo accrescere, se le previsioni si verificano, proprio di quell'interesse.
Molti pongono nella definizione del reddito come carattere essenziale la periodicità, avvertendo però che questa non implica una rinnovazione in misura costante. Non ponendo questo requisito, si hanno redditi periodici e non periodici; ponendolo, i primi si chiamano redditi e i secondi guadagni straordinarî. Nel diritto tributario il reddito colpito da imposta comprende anche i guadagni straordinarî. Isolare i singoli esercizî annuali per determinarne il reddito è un procedimento artificiale, giustificato o no a seconda dello scopo a cui deve servire. In un'industria i varî esercizî sono collegati in modo che, come disse M. Pantaleoni, il reddito a rigore non si potrebbe conoscere se non quando l'impresa fosse finita.
Gli aumenti di patrimonio delle aziende diverse dagli individui si distinguono in redditi e conferimenti: i primi derivano dalle operazioni compiute da questi enti, e a essi vanno riunite le sopravvenienze: i secondi sono forniti da coloro da cui l'azienda è costituita. In una società privata, i soci conferiscono un fondo che viene messo in comune e impiegato in un'industria: il reddito ottenuto dall'esercizio di questa è reddito della società, il che significa reddito ottenuto dai soci mediante l'organizzazione in società. Alla fine d'ogni esercizio esso viene in parte distribuito ai soci, in parte mandato a un fondo di riserva, che è un'aggiunta al capitale sociale: questa seconda parte è un conferimento come quello iniziale. Lo stesso vale per qualunque aumento di capitale sociale mediante somme date dai soci.
Allo scioglimento della società, pagati i debiti, l'attivo netto risultante viene distribuito ai soci, e per la parte eccedente i conferimenti fatti è reddito. In questo caso il conferimento è un impiego. Se una società è costituita soltanto per erogare i conferimenti dei soci ottenendo risultati non valutabili in moneta nel loro patrimonio (istruzione, divertimento per loro, beneficenza, altri scopi di utilità pubblica), essa è organo di erogazione di una parte del reddito dei soci, e non ha un reddito proprio.
Le entrate dello stato (delle provincie, dei comuni) hanno carattere di redditi o di conferimenti a seconda che derivino dai beni posseduti o da operazioni compiute, oppure dai cittadini che cedono parte della loro ricchezza per far fronte alle spese pubbliche. I proventi dei monopolî di stato hanno il carattere di redditi riguardo all'industria esercitata, e di conferimenti, riguardo ai cittadini che nel corrispettivo pei prodotti pagano un'imposta. Le donazioni o eredità e i sussidî dello stato a istituzioni di istruzione o di beneficenza sono conferimenti e non redditi di quelle istituzioni.
I redditi delle singole aziende, individuali o collettive, risultano da operazioni di produzione o di circolazione. Siccome nell'economia sociale un fenomeno di circolazione è il semplice passaggio di una cosa esistente dalla disposizione di un soggetto a quella di un altro, il reddito per l'economia sociale non è la somma dei redditi particolari, ma è il prodotto netto che risulta deducendo dalle ricchezze prodotte in un anno quelle consumate come materia e strumenti di produzione.
Come la vita di un individuo non dipende soltanto dal reddito, così per l'economia sociale importa tener conto non solo del prodotto netto ma anche delle modificazioni personali e di quelle del territorio non valutabili in moneta (terreni coltivabili si possono considerare come prodotto netto di una bonifica, ma non è valutabile in moneta il risultato di aver liberato un territorio dalla malaria).
La vita della popolazione migliora grazie a produzione di ricchezze, a modificazioni d'ambiente non valutabili in moneta, a modificazioni personali. La constatazione della produzione di ricchezze non è che quella di una fase intermediaria fra certe modificazioni personali e certe altre.
Le operazioni economiche formano una catena in cui il risultato, o prodotto, di una diventa il mezzo da usarsi, o costo, per una successiva: si hanno così operazioni intermediarie, finché si arriva a quella che si considera definitiva. Sommando tutte le operazioni d'impiego fatte da una persona in un anno, si ottiene il suo reddito per quell'anno, nel senso definito. Sommando tutte le operazioni, comprese quelle di erogazione, siccome quelle d'impiego sono intermediarie, il loro risultato scompare e rimane solo quello delle erogazioni, che corrisponde al servizio reso alla persona, dalla ricchezza e dai mezzi personali usati nell'anno. Secondo Irving Fisher questo si chiama reddito (income) della persona per quell'anno. I servizî vengono valutati in moneta in base a ciò che si paga per ottenerli: quindi anche il reddito come è definito dal Fisher è valutato in moneta.
Mentre il reddito secondo la definizione comune è l'incremento della ricchezza a disposizione della persona, espressione incompleta della sua potenzialità economica, il reddito secondo la definizione di I. Fisher è l'utilizzazione per la vita della persona di quanto serve a conservarla e perfezionarla. Il secondo è più importante del primo, anzi il primo non è importante se non come condizione del secondo. Tuttavia questa non pare una ragione buona per passare al secondo il nome del primo: indicare l'uno e l'altro con lo stesso nome poi è evidentemente da escludersi. Pare un perfezionamento della teoria del reddito il non fermarsi ai guadagni, che sono sempre risultati intermediarî, e arrivare all'erogazione che sarebbe il risultato definitivo: ma questa idea perde il suo valore quando si pensa che anche le modificazioni di mezzi personali, che sono il risultato dell'erogazione, diventano mezzi da impiegarsi in operazioni successive. Nella continuità della vita sociale tutte le operazioni sono intermediarie: l'individuo dopo un breve intervallo scompare, e quella che importa è l'eredità ch'egli lascia, eredità s'intende non solo e nemmeno principalmente formata di cose valutabili in moneta.
Conservare al reddito il significato di ricchezza guadagnata lascia naturalmente impregiudicata la questione se su di esso o se invece sulla ricchezza consumata si debba applicare l'imposta.
Bibl.: I. Fisher, The nature of capital and income, New York 1906, trad. it., Torino 1922; G. Masci, Il concetto e la definizione del reddito, Napoli 1913; G. Zappa, la determinazione del reddito nelle imprese industriali, Torino 1920-1929; L. Einaudi, Contributo alla ricerca dell'ottima imposta, in Annali di economia, 1929; U. Gobbi, Sulla definizione del reddito, in Economia politica contemporanea, I, Padova 1930; M. Pugliese, I concetti di reddito e di entrata in economia e in finanza, ibid., II; A. Loria, Documenti relativi alla distribuzione della ricchezza, in Riforma sociale, 1932; J. B. Canning, A certain erratic tendency in accountant's income procedure, in Econometrica, gennaio 1933.