Reggio Emilia
Città dell'alta pianura emiliana, situata lungo la via Emilia. È la Regium Lepidi, fondata da M. Emilio Lepido nel sec. II a.Cristo.
Fu sede di un ducato longobardo, poi centro di una contea carolingia; nell'863 passò ai Supponidi di Lucca, e nel 961 ai Canossa, loro discendenti. Il comune, formatosi nel sec. XII, fu molto legato alle vicende politiche e storiche (Salimbene narra molti avvenimenti del sec. XIII). S'impegnò contro il Barbarossa; si estese a spese di Modena e di Mantova. Fu di Parte ghibellina con Federico II, ma le violente lotte intestine costrinsero l'imperatore a espellere i capi guelfi e i capi ghibellini. Nella seconda metà del sec. XIII la città divenne guelfa (Villani VI 86 " Come gli usciti guelfi di Firenze, e gli altri usciti di Toscana cacciarono i ghibellini di Modona e poi di Reggio "; Davidsohn, Storia II I 776), ma il proseguimento delle lotte interne mise in crisi la libertà comunale e favorì le tirannie di Obizzo e di Azzo d'Este (Villani VIII 83 " Come la città di Modona e di Reggio si rubellarono al marchese da Esti e come furono cacciati i bianchi e ' ghibellini di Bologna "; Davidsohn, Storia III 436); nel sec. XIV si affermò definitivamente la signoria degli Estensi.
R. è ricordata in Cv IV XVI 6 come patria di Guido da Castello (v.), del quale D. esalta le virtù. In provincia di R. è la Pietra di Bismantova (Pg IV 26).
All'Archivio di Stato di R. sono conservate due pergamene del sec. XIV, un tempo nell'antico monastero dei Ss. Pietro e Prospero, che riportano il testo di circa cinque canti del Paradiso (III 31 - VII 129); e una carta avulsa da un codice del sec. XV, contenente alcuni versi del Purgatorio (XXII 109 - XXIII 50). Un manoscritto della biblioteca Comunale, del sec. XVIII, contiene un'ampia scelta di passi dell'Inferno.
Benché l'attività tipografica sia stata abbastanza fiorente fin dall'ultimo ventennio del sec. XV, non si conosce nessuna opera di D. stampata a R. fino a quelle, invero di scarso rilievo, di Matteo Romani (v.).
Lingua. - R. è accostata a Ferrara, Modena e poi Parma in VE I XV 4, come città il cui dialetto esemplifica la garrulitas tipica della ‛ Lombardia ' (v. le due voci), tale per cui D. non riconosce alcun poeta di quelle città che abbia poetato altamente (poetasse): nam propriae garrulitati assuefacti nullo modo possunt ad vulgare aulicum sine quadam acerbitate venire. L'accostamento di R. e Modena a Ferrara sarà (Marigo) fondamentalmente di ragione politica, essendo entrambe le città sotto la signoria estènse.
R. conosce all'epoca di D. una modesta fioritura poetica, nell'ambito delle ‛ appendici ' settentrionali dello Stil nuovo: contemporaneo di D. è Gherardo da R., che indirizzò un sonetto a Cino (v. da ultimo D. De Robertis, in " Giorn. stor. " CXXVIII [1951] 283 ss.; L. Cocito, in " Giorn. Ital. Filol. " VIII [1954] 259-266, poi in Saggi di Filologia Romanza, Genova 1971, 107-117), mentre un po' più innanzi si colloca l'attività di Botrico da R., autore di un sonetto indirizzato a Giovanni Quirini (v. M. Barbi, in " Studi d. " I [1920] 43-45, e M. Barbi-V. Pernicone, in " Studi d. " XXV [1940] 91-92) e di tre ballate conservate nel codice Escorialense e in altri manoscritti (cfr. D. De Robertis, in " Giorn. stor. " suppl. 27 [1954] 225 ss.).
Bibl. - G. Crocioni, D. e il dialetto di R., in " La Provincia di R. " I (1922) 285-286; ID., Il dialetto di R. nel ‛ De vulg. Eloq. ', in " Giorn. d. " XXVI (1923) 33-35; Marigo, De vulg. Eloq. 127; U. Bellocchi, Il ‛ volgare ' reggiano..., Reggia Emilia 1966, I 22-24, 30 ss.