regione geografica
Dividere lo spazio
Suddividere lo spazio terrestre in regioni è un’operazione utile per una serie di scopi pratici – politici, economici, conoscitivi – e, soprattutto, necessaria per riuscire a descrivere lo spazio terrestre. L’analisi geografica dello spazio e la sua rappresentazione sono possibili proprio passando attraverso una suddivisione della superficie della Terra in regioni ‘omogenee’: aree, cioè, dove certe caratteristiche sono presenti in maniera costante e continua, a differenza di ciò che si verifica in altre porzioni della superficie terrestre. In geografia lo studio delle regioni, cioè di tali suddivisioni, è uno dei problemi centrali ed è stato affrontato da molto tempo anche se la ricerca continua ancora
La parola regione ha una serie di usi differenti e variamente intesi. Il senso in cui viene utilizzata più spesso in italiano è ormai quello di regione amministrativa: quelle strutture territoriali, previste dalla Costituzione italiana, che hanno capacità politiche e amministrative in vari campi della vita collettiva (sanità, scuola, protezione dell’ambiente). Le regioni amministrative hanno limiti territoriali stabiliti, competenze precise, un capoluogo, nonché un governo.
Il significato amministrativo è, però, solo uno dei possibili ed è anche relativamente recente, mentre la parola è molto più antica e ha assunto nel tempo significati diversi.
Regione, in origine, vuol dire «parte», «porzione» di un insieme più ampio, precisamente definito e delimitato: di una città, di un paese ma anche, per esempio, del corpo umano. Presso i Romani era una parola che aveva impiego nel linguaggio politico, urbanistico, sacrale, militare, medico; e in tutti questi casi ha a che vedere strettamente con parole latine che indicano la definizione di un confine, di un limite.
Come il concetto di confine, quindi, quello di regione – nel senso di parte – sembra essere molto radicato nel modo occidentale di ragionare, che trova utile delimitare in parti precise l’esame di un problema o l’organizzazione di un ragionamento o l’esposizione di un discorso, così da padroneggiare prima le varie singole parti componenti di una qualsiasi questione per puntare poi ad abbracciare tutto l’insieme. Anche la Terra è un insieme, un sistema, fatto di un enorme numero di elementi componenti – a cominciare dalla grandissima e varia estensione della superficie terrestre in sé. È molto ragionevole che la superficie della Terra sia stata presa in considerazione ‘a pezzi’, nell’impossibilità di prenderla in esame tutta insieme e contemporaneamente. Questi pezzi di superficie terrestre sono le regioni.
Nell’uso geografico, dunque, la regione è una porzione della superficie terrestre individuata in base a certe sue caratteristiche e che si estende fin dove tali caratteristiche sono presenti. Dove quelle caratteristiche cessano di essere presenti la regione termina e si stabiliscono i suoi limiti o confini, spesso solo ideali. Un esempio molto semplice è quello dell’isola: un’isola è in sé una regione nel senso che ha la caratteristica specifica e comune a tutta l’isola di essere terra emersa, delimitata da qualcosa che non è altra terra emersa, ma acqua che ricopre terra non emersa. Dato che questo è un elemento di discontinuità, individuare dove la terra emersa dell’isola finisce consente di stabilire i limiti della regione insulare.
Da questo esempio si ricava anche che la caratteristica utile a definire una regione non può essere continua a tutti gli effetti, perché non consentirebbe di stabilire dove la regione finisce. Proprio a proposito della delimitazione, del resto, sorge la difficoltà forse principale: in natura, sulla faccia della Terra, tutti i fenomeni sono a ben vedere continui: la terra solida prosegue sotto il mare che circonda l’isola, e quando le onde si ritirano quella diventa per qualche tempo terra emersa. Dove faremo passare il preciso confine della regione-isola? E se al di là di brevi tratti di mare si incontrano altre isole, così da formare un arcipelago, separato dalla terraferma da un tratto di mare più ampio, non sarà più ragionevole considerare tutto l’arcipelago come una stessa regione?
La caratteristica utile a definire una regione non può essere presente dovunque, perché non consentirebbe di definire nessun limite. Se volessimo, per esempio, definire una regione in base alla caratteristica presenza dell’aria, ci troveremmo con una regione che coincide con tutta la Terra, perché su tutta la superficie della Terra c’è aria; e non ce ne faremmo niente perché non servirebbe a ritagliare una porzione dall’insieme.
Più applichiamo un criterio arbitrario – soprattutto ‘esterno’ alla regione in sé – più è facile stabilire i limiti di una regione. Al contrario, più cerchiamo di individuare un criterio interno, ‘proprio’ della regione, più è difficile l’operazione.
Per esempio, i confini politici sono di fatto segnati da linee arbitrariamente stabilite: nulla, infatti, obbliga a far passare il confine proprio qui e non cento metri più in là. È una decisione che non riguarda tanto il luogo in cui passa il confine, la superficie della Terra, lo spazio, quanto questioni di natura, appunto, politica. Però, una volta stabilito il confine, con questo atto abbiamo delimitato una regione politica (uno Stato, una Regione, un Comune): tutto lo spazio all’interno di quel confine ha – come conseguenza necessaria – la caratteristica costante, continua, di essere soggetto a un certo sistema di leggi, a un certo governo. In genere, è usando misure statistiche che possiamo ottenere la definizione apparentemente precisa di una regione: per esempio, dividere il mondo in aree in cui la ricchezza per abitante è superiore a un certo valore e aree in cui è inferiore. A parte il sistema che useremo, alla fine avremo limiti, confini che distingueranno le regioni abitate al loro interno da persone con una ricchezza superiore a quel certo valore dalle regioni abitate da persone con una ricchezza inferiore. Si tratta di un’operazione che ha una sua utilità, ovviamente, anche se si basa su una caratteristica che non è propria della superficie delimitata, ma di un fenomeno – la ricchezza – che si manifesta in maniera differenziata in tratti differenti di superficie. Le regioni che siamo in grado di delimitare, in effetti, sono di questa natura, anche quando si tratta di regioni che come caratteristica continua hanno un fenomeno naturale (un certo grado di umidità o un certo tipo di vegetazione).
Scegliendo come caratteristica il tipo di clima, di rocce, di vegetazione si può individuare una serie di regioni dette naturali; non si trova facilmente un’area in cui ci sia dappertutto un certo tipo di roccia e solo quello: si fa allora riferimento a caratteristiche prevalenti e si impiegano misure statistiche per stabilire quali sono le caratteristiche prevalenti.
Le condizioni climatiche sono utili soprattutto a distinguere grandi regioni, come le regioni temperate; si può scendere più nel dettaglio in base alla geologia e alla morfologia – una regione carsica (carsismo) –, alla vegetazione e alla fauna – una regione desertica –, al sistema idrico – un bacino idrografico è una regione naturale – e così via. Le regioni così individuate hanno un valore descrittivo: ‘raccontano’, non ‘spiegano’. Se si impiega qualche caratteristica relativa alla presenza umana, possiamo individuare regioni economiche (minerarie, agrarie) , insediative (urbane, rurali), culturali (etniche, linguistiche), storiche, politiche. Anche queste delimitazioni hanno un valore più che altro descrittivo.
I paesaggi, in senso geografico, sono l’aspetto delle regioni – paesaggio carsico, urbano –, una specie di sintesi percepibile delle caratteristiche delle varie regioni.
La ricerca geografica ha tentato anche di andare oltre la descrizione. Per esempio, si è pensato che alcune caratteristiche di una regione (il tipo di rocce o il clima e così via) possano essere causa diretta delle altre caratteristiche: questo sarebbe un criterio ‘interno’ per spiegare perché quell’insieme di fenomeni consente di individuare proprio quella regione e non altre – dato che le altre regioni hanno caratteri diversi, che produrrebbero effetti diversi. Ma le soluzioni finora proposte non sono soddisfacenti, perché hanno sempre semplificato troppo un problema molto complesso: se cioè – per considerare un aspetto essenziale – il tratto di spazio terrestre, con le sue caratteristiche intrinseche, in cui si manifesta un fenomeno qualsiasi che ci porta a considerare quel tratto di spazio una regione, ha o non ha la responsabilità del fatto che quel fenomeno si manifesta proprio lì.