MEDITERRANEA, REGIONE
. La regione circostante al bacino del Mediterraneo, pur non avendo, dal punto di vista della geografia fisica e della geologia, caratteri di uniformità tali da farla considerare come una unità geografica, è una delle regioni fitogeografiche e zoogeografiche meglio distinte, ed è caratterizzata da una notevole uniformità della flora e della fauna per tutta la sua estensione. Di questa è difficile, tuttavia, stabilire i limiti esatti; A. P. de Candolle, che primo (1808) definì e denominò questo territorio botanico, lo limitava alla zona mediterranea strettamente intesa, ma in seguito si vide che i confini della regione mediterranea potevano essere largamente estesi, soprattutto verso S. ed E. Lo studio della distribuzione della fauna consigliò una estensione anche maggiore dei confini di questa regione, fino a includervi l'intero bacino del Caspio, a E., e il massiccio del Karakorum a S,
Flora. - Complessivamente è molto ricca e varia e, se si prescinde dai settori a clima steppico, la copertura vegetale vi è densa e più lo era prima dei diboscamenti e smacchiamenti eseguiti dall'uomo. E diversi ne sono gli aspetti e le manifestazioni, dalle effimere piante annuali, spesso ridotte nelle arene prossime alla spiaggia alle più minuscole dimensioni (microflora mediterranea precoce), agli arbusti e alberi sempreverdi, quelli costituenti la macchia e questi boschi, tutti con le foglie validamente resistenti a un tempo alla piovosità invernale e alla caldura estiva, dalle piante delle dune e delle scogliere sotto l'immediata influenza dei venti carichi di effluvî salini a quelle che, come nei territorî conformati a laguna o lungo gli stagni salati, effondono le radici in soluzioni contenenti molto cloruro di dio, alle ilgrofite e idrofite degli stagni e delle paludi ad acqua dolce e poi la vasta distesa dei prati che, rarefacendosi, diventano steppe, ecc.
Ed elevato è pure il numero delle specie endemiche della regione o di determinati territorî, e molte quelle ad area disgiunta, le une e le altre concentrandosi nei distretti di più antica definitiva emersione che in certo modo stanno, fossili viventi, a dimostrare. È in questa regione dove vive spesso in vaste consociazioni la sola palma spontanea della flora europea, la palma nana (Chamaerops humilis), distribuita nella zona occidentale e anche nell'Africa boreale-occidentale, mentre sulle rive africane si affacciano le oasi, di cui è simbolo e ornamento la palma da datteri (Phoenix dactylifera), e ambedue le sponde, l'africana e l'europea e, in questa seconda, sin dove giungono nel retroterra alcune estreme propaggini della vegetazione termofila mediterranea, l'uomo ha introdotto, forse in parte da ceppo spontaneo, l'ulivo che, per quanto coltivato, è un altro esponente della regione come dice il suo sempreverdismo. Dal loro canto il corbezzolo (Arbutus unedo) e l'alloro (Laurus nobilis), che hanno i loro omologhi nelle isole Canarie (rispettivamente A. canariensis e L. canariensis), testimoniano che in quelle isole e in altre atlantiche vi sono rappresentanti di flora mediterranea e orizzonti anche più lontani designano l'Erica arborea, un modesto arbusto della macchia che ha il suo corrispondente di proporzioni arboree, ad es., nell'alta zona montana del Ruvenzori, l'Apocynum venetum che raggiunge le arene dell'arco veneto-padano dopo avere peregrinato attraverso le steppe dell'Asia dalla regione del loess cinese, il genere Romulea che, originario del Capo di Buona Speranza e con rappresentanti nella zona montuosa degli alti acrocori africani, si è poi differenziato in numerose specie nei territorî circummediterranei dalla Marconesia al Libano. Sicché, dunque, come per gli animali e per l'uomo stesso, questi hanno accolto prosapie dalle più diverse scaturigini ma, come dimostrano i paleoendemismi, vi è posto per un elemento autoctono o quanto meno di assai remoto avvento.
La consociazione di suffrutici e arbusti che forma la macchia mediterranea, i boschi a base di leccio (lecceti) e di sughera (sughereti), le pinete costituite di pino d'Aleppo o di pino da pignoli (questo in parte introdotto), le formazioni a Chamaerops e quelle pratensi che sono in grande parte dovute alla distruzione o degradazione di pregresse coperture legnose, sono le più caratteristiche e rappresentative del clima mediterraneo temperato. Un clima alquanto più secco e che fu designato col nome di semiarido è quello che si concreta nell'Africa del Nord, in Grecia, Asia Minore e in alcuni settori d'Italia (Sardegna, Sicilia meridionale) e della Spagna. Nella zona occidentale della regione la foresta a Callitris articulata, l'aggruppamento vegetale più espressivo, copre vaste distese dell'Africa boreale-occidentale, s'incontra in un settore della Spagna meridionale, e isolati individui si trovano a Malta. È il territorio di predilezione dei due pini sopra citati, del cipresso che cresce spontaneo in Cirenaica, Creta, Rodi, Asia occidentale sino in Persia, ma non ne sono esclusivi. Anche minore piovosità offre il clima mediterraneo arido che confina e trapassa con quello sahariano o desertico ed è un clima tipicamente steppico proprio di vasti settori dell'Asia Minore e dell'Africa dove margina il Sahara e il deserto libico trattenuto dalla catena dell'Atlante che contorna o sorpassa nei punti più depressi e si spinge sino alla costa. Fra i consorzî vegetali più caratteristici si possono indicare la savana ad Argania, quella a Zizyphus lotus solo o associato ad Acacia gummifera e a Pistacia atlantica, la steppa a base di alfa (Machrochloa tenacissima), di Artemisia herba-alba, ecc.
D'altro conto un'accentuazione della piovosità combinata con temperature relativamente dolci determina un clima mediterraneo umido molto sviluppato lungo le coste europee dell'Atlantico e specialmente lungo le iberiche, un po' anche in Italia come nella Liguria e meno nei territorî circumadriatici, in Africa nella zona mediana dell'Atlante. È il clima delle querce a foglie caduche, che nel bacino occidentale sono Quercus lusitanica, afares, tozza, in quasi tutti i territorî la Q. lanuginosa; di alcune conifere quali il pino marittimo (P. pinaster), il Cedrus atlantica, l'Abies numidica; vi ha grande diffusione il castagno; la macchia si permea di arbusti a foglie caduche e diventa quella che nei territorî balcanici l'Adamović ha chiamato pseudomacchia e šibljak; la flora termofila vi presenta le sue irradiazioni e il leccio vi trova il suo optimum. In altre parole è il clima della zona submontana che può spingersi sino quasi al litorale come appunto si verifica in Italia, in molti settori della Riviera ligure; ma alcuni fitogeografi (Emberger, Adamović) non esitano a includervi anche la cosiddetta zona montana e il primo accenna a un clima mediterraneo d'alta montagna che ancora conosciamo molto imperfettamente, ma che la vegetazione delle sommità delle penisole mediterranee, dell'Etna, dell'Atlante lascia intuire diverso da quello che regna sulle Alpi: è questa una questione aperta a ulteriori indagini.
Dal punto di vista della costituzione della flora l'Engler nel dominio mediterraneo distingue una provincia iberica, una ligustico-tirrenica dalla Francia meridionale alla Sicilia, una marocchino-algerina, una orientale che comprende le zone adriatica, pontica, anatolico-persica e una meridionale desertica. Le isole atlantiche dalle Azzorre al Capo Verde formano un dominio di transizione.
Bibl.: A. Engler, Versuch einer Entwicklungsgeschichte der Pflanzenwelt, ecc., I-II, Lipsia 1879-1882; L. Emberger, La végétation de la Région Méditerranéenne, in Rev. gen. de Botan., XLII (1930); L. Adamović, Die Plfanzengeographische Stellung und Gliederung Italiens, Jena 1933.
Fauna. - La fauna delle provincie che circondano il Mare Mediterraneo, nelle quali vegetano l'ulivo, l'alloro, il mirto e che sogliono essere comprese nella zona temperata calda, è decisamente paleartica e si estende verosimilmente a S. fino quasi ai margini meridionali del deserto del Sahara: almeno le oasi di Cufra, per quanto scarsamente popolate, ospitano fauna in massima parte paleartica. A oriente questa fauna si estende attraverso la Siria, la Palestina e la Mesopotamia, fino alla Persia e al Turkestan. Recenti spedizioni hanno dimostrato che anche il massiccio del Karakorum va considerato come paleartico per la massima parte dei gruppi animali. Questi fatti dimostrano che il concetto rigidamente geografico di una regione faunistica circoscritta ai paesi bagnati dal Mare Mediterraneo non corrisponde esattamente alla realtà. Uvarov, in base allo studio degli Ortotteri, distingue la regione paleartica in quattro sottoregioni: boreale, steppica, mediterranea ed eremica. La sottoregione mediterranea comprenderebbe l'Africa nord-occidentale montagnosa (Marocco, Algeria e Tunisia, ma soltanto i monti e non le pianure che appartengono alla sottoregione eremica), la Spagna, le coste meridionali della Francia, l'Italia, le coste dell'Adriatico, la Penisola Balcanica a S. dei Balcani, le isole del Mediterraneo e l'Anatolia. Dei paesi del Mediterraneo apparterrebbero alla sottoregione eremica il Sahara, la Libia col suo deserto, l'Egitto, la penisola del Sinai e, a oriente, l'Arabia settentrionale, la Mesopotamia, la Persia, l'intero bacino Aralo-Caspio e forse anche i grandi deserti del Turkestan cinese e della Mongolia. Le ricerche compiute dal Gauthier sulla fauna delle acque continentali dell'Algeria e dell'Egitto, hanno confermato l'opinione dell'Uvarov che la distribuzione degli animali nell'Africa settentrionale è legata a fattori ecologici e climatici, anziché a fattori geografici. Infatti nella zona dove le piogge sorpassano, in media, 500 mm. all'anno, vive una fauna circummediterranea, di cui alcuni rappresentanti sembrano immigrati dalle regioni subtropicali. Dove le piogge non raggiungono i 300 mm. si trova una fauna distinta più povera di specie verosimilmente analoga a quella delle regioni steppiche della Siria, della Palestina, della Mesopotamia, del Turkestan e di alcune altre regioni dell'Asia centrale. Nella zona compresa fra i 300 e i 500 mm. di piogge, vive una fauna ricca di specie e d'individui, nella quale sono mescolate specie caratteristiche delle due zone estreme e altre già segnalate nell'Asia centrale. Anche le ricerche del Gridelli sui Coleotteri di Cirenaica, confermano l'esistenza di una regione eremica nel Mediterraneo nord-orientale.
La fauna che abita attualmente la regione mediterranea, intesa in senso geografico, è dunque piuttosto varia e deriva da elementi di origine siberiana o boreale e da altri di origine indiana. I primi invasero l'Europa meridionale dopo i periodi glaciali, in seguito ai mutamenti avvenuti nella distribuzione della terraferma e probabilmente all'emersione del fondo di un mare che metteva in comunicazione il Mare del Nord, il Baltico e il Mar Bianco, col Mar Nero, col Caspio, con l'Aral. Rappresentanti fossili di questa fauna sono il mammut, l'uro, l'orso delle caverne e il cervo dalle grandi corna; fra gli animali viventi attualmente, le specie alpine, come camoscio, marmotta, ermellino e i Tetraonidi fra gli Uccelli. Contemporanamente giungevano al Mediterraneo altri Mammiferi di origine orientale, provenienti verosimilmente dall'India. Fra questi il tasso e la talpa, che non hanno raggiunto alcuna delle grandi isole tirreniche e il lupo che si trova anche oggi in Sicilia ma non in Sardegna e in Corsica. I depositi ossiferi quaternarî dimostrano che in queste due isole sono esistiti Mammiferi molto diversi da quelli del vicino continente, come il Prolagus sardus, rosicante che abitava l'Europa durante il Miocene, il Cyon europaeus che appartiene a un genere di Canidi attualmente proprio dell'Adda, un piccolo elefante, affine ad altre forme di Sicilia e di Malta, tutte strettamente affini all'elefante africano.
È presumibile che durante l'era terziaria l'attuale bacino del Mediterraneo sia stato abitato da una fauna tropicale, di origine prevalentemente indiana nei territorî attualmente europei, e di origine etiopica in quelli che formano oggi l'Africa settentrionale. Gli elementi etiopici hanno trovato facilità di penetrazione e di esistenza anche durante i successivi periodi pluviali, ma con i cambiamenti del clima divenuto arido e secco essi sono scomparsi quasi dovunque, rimanendone qualche relitto, come il pesce Clarias lazera in Cirenaica. Fa eccezione l'Egitto per la continua discesa di elementi etiopici lungo la valle del Nilo.
La sottoregione mediterranea in senso stretto si distingue in occidentale o tirrenica e orientale o balcanico-anatolica. Caratterizzano la prima, tra i Mammiferi, la bertuccia, la genetta e la lince pardina, tra gli Uccelli la pernice rossa e più specialmente la pernice barbaresca, tra i Rettili la Lacerta ocellata; caratterizzano la seconda tra i Mammiferi lo sciacallo, tra gli Uccelli la coturnice, tra i Rettili il pseudopo, l'Ophiops elegans, la vipera dal corno. Il gongilo ocellato è proprio della Sardegna, della Sicilia, delle isole dell'Egeo e della Cirenaica.
Uno studio analitico della fauna mediterranea, anche prescindendo dalle più o meno ampie e profonde infiltrazioni eremiche legate al clima dei singoli territorî, rivela che ogni provincia possiede, entro determinati limiti, un aspetto faunistico proprio, onde si può concludere che la fauna mediterranea è un aggregato alquanto eterogeneo; quale doveva necessariamente formarsi in una regione aperta a tre diversissime correnti migratorie, la boreale, l'indiana e l'etiopica, sulle quali hanno variamente agito il clima e i suoi cambiamenti.
Bibl.: H. Gauthier, Recherches sur la faune des eaux continentales de l'Algerie et de la Tunisie, Algeri 1928; E. Gridelli, Risultati zoologici della Missione inviata dalla R. Soc. geogr. ital. per l'esplorazione dell'oasi di Giarabub: Coleotteri, in Ann. del Museo civico st. nat. di Genova, LIV (1930); P. B. Uvarov, The geographical distribution of Orthopterous insects in the Caucasus and in Western Asia, in Proceedings of the Zoological Society of London, XXXI (1921).