Architettura, Regno di Germania
Tardoromanico come epoca
In Germania il regno di Federico II coincide con la fioritura del tardoromanico, che fino al 1250 ca., malgrado la conoscenza dell'architettura gotica della Francia settentrionale, continuò a essere lo stile predominante nel territorio dell'Impero a nord delle Alpi. A causa dell'accresciuto sfruttamento di cave di pietra naturale (struttura a grandi conci) e dell'attività edilizia ininterrotta a partire dal sec. XII lo standard tecnico e artistico dell'architettura tardoromanica appare elevato, e anche in seguito in alcune regioni la sua produttività rimarrà insuperata. La Germania deve al tardoromanico numerose importanti chiese vescovili distribuite in tutto il territorio imperiale, come pure una generale fioritura dell'architettura sacra e profana unitamente agli esordi di un'edilizia comunale e borghese (Colonia, Lubecca). L'immagine idealizzata di un tardoromanico 'svevo' in senso antifrancese elaborata nella Germania guglielmina oggi può avere valore unicamente come definizione generale di un'epoca. Accanto alle potenze territoriali che andavano rafforzandosi la monarchia svolgeva ancora un ruolo modesto come promotrice di iniziative edilizie, e proprio la Germania meridionale, in quanto nucleo centrale dei possedimenti territoriali degli Hohenstaufen, scontò la sua posizione di predominio nella storia dell'architettura. Già dall'epoca di Federico Barbarossa i committenti dei grandi edifici più importanti furono l'alto clero imperiale e i principi territoriali, fra gli Ordini religiosi soprattutto i Cistercensi, e inoltre la nobiltà e le città. A differenza della Francia e dell'Inghilterra, dove i luoghi di residenza reali dal sec. XIII divennero centri dell'attività edilizia per ragioni di rappresentanza e per la celebrazione delle memorie, alla monarchia tedesca non spettò più un ruolo culturale trainante. A paragone dell'impegno profuso nel meridione d'Italia o dell'attivismo di Enrico il Leone (1129/1130 ca.-1195), l'impegno di Federico II e dei suoi figli Enrico VII e Corrado IV appare contenuto anche nei possedimenti familiari e imperiali della Germania meridionale; mancano testimonianze di un'architettura di rappresentanza analoghe a quelle dei progetti italiani, come pure influenze accertabili di quei territori. Solo il pagamento corrisposto per il duomo di Bamberga, dove era sepolto Corrado III, antenato di Federico, rappresenta un contributo di una certa importanza. La tradizione interrotta da Lotario di Supplimburgo (1125-1137) di chiese per le sepolture reali viene ripresa solo da Carlo IV (1347-1378).
Nelle sue tendenze basilari l'architettura chiesastica tedesca dopo il 1200 sviluppò le acquisizioni tecniche e artistiche dell'epoca salico-protosveva, accentuando la sua differenziazione regionale. Fondamento comune rimase l'organizzazione spaziale della tradizione ottoniana (basilica cruciforme con transetto, incrocio regolare, bracci trasversali e bracci del coro quadrati, corpi occidentali e cori occidentali), che era stata ripresa dagli edifici precedenti, soprattutto nei duomi, spesso per motivi legati alla liturgia e alla tradizione della fondazione (prebende d'altare), ed era stata tradotta in forme più attuali (duomi di Magonza, Worms, Strasburgo, Bamberga, Münster, Naumburg). La sua validità si esaurisce solo quando viene recepita l'architettura altogotica di Parigi-Reims intorno al 1230-1235 (Treviri, Marburgo, Colonia), la cui raffinata arte costruttiva esigeva una progettazione più libera della pianta. Mentre all'esterno dell'edificio venivano variati e moltiplicati i motivi decorativi tradizionali del sec. XII (lesena, fregio ad archetti, arco cieco, galleria ad arcatelle), l'interno continuò a essere definito dalla tradizione dell'edificio a volta nel sistema alternato (a ciascuna campata quadrata della navata centrale corrispondono due campate quadrate della navata laterale), che tuttavia rinuncia spesso alla volta. Nel territorio del Reno-Mosa questo sistema è arricchito di frequente da nuove forme di parete alta e di volta del protogotico francese, mentre soprattutto in Baviera e in Svevia si predilige ancora a lungo la semplice basilica a copertura piana. Nel dettaglio, profilature più ricche e stratificazioni murarie, contorni poligonali, un maggior numero di pilastri polistili, le pieghettature di volta e tetti determinano l'effetto ricco di variazioni, ma non sempre omogeneo, dell'architettura, insieme alle forme astratte vegetali del capitello a calice o a dado nella decorazione scultorea.
Centri propulsori dell'attività edilizia nell'area occidentale sono la regione del Reno superiore, con i vescovati di Magonza e di Strasburgo, del medio e basso Reno fino alla Mosa intorno alle città di Colonia, Coblenza e Maastricht (un tempo Alta e Bassa Lotaringia), e inoltre la Vestfalia come pure le pianure della Germania settentrionale con le terre colonizzate a est dell'Elba degli Ascani, dei Guelfi e dei Wettin e i principati slavi confinanti. Lo stile architettonico di volta in volta peculiare di questi territori scaturisce da una combinazione tra creazioni regionali tradizionali, forza d'irradiazione dei centri dominanti e disponibilità geografica di materiali per l'edilizia. Così la pietra arenaria giallo-rossa malleabile del territorio dell'alto Reno, dall'Alsazia all'Assia meridionale, consente di affidarsi unicamente all'effetto delle pareti di conci omogenee senza intonaco e colore, grazie alla qualità della muratura, e di strutturare limitandosi con misura alle strombature, a decorazioni architettoniche e membrature finemente profilate (lesene, fregi ad archetti). Invece l'ardesia o il tufo della regione del basso Reno rendono quasi sempre necessaria l'intonacatura. L'effetto dell'architettura in questo caso è prodotto da membrature applicate in trachite grigia, difficile da lavorare, e sostenuto da un rivestimento di colore. La diffusa rinuncia alla decorazione architettonica, alla modulazione delle superfici mediante profilature è compensata dall'accentuato frazionamento e dalle forme mosse delle linee di contorno, con le superfici scomposte in forme cieche e aperture (galleria ad arcatelle, matroneo, arcata cieca). Questo ha favorito l'accoglimento delle innovazioni protogotiche che fanno la loro comparsa più precoce e vigorosa nel romanico renano. Infine, l'edificio in mattoni esigeva un'estetica particolare, con la rinuncia alla decorazione scultorea e alle forme di articolazione che potevano essere eseguite soltanto in conci. Laddove si auspicavano articolazioni più differenziate (duomi di Brema, Amburgo, Ribe), andavano elaborati conci di pietra oppure le pietre da taglio dovevano essere trasportate per via fluviale dal territorio del Reno o del Weser (Minden).
L'impronta conferita dai procedimenti tecnici condizionati dai materiali è un segno distintivo di tutti gli stili architettonici tardoromanici, tra i quali l'architettura cistercense medio-altorenana e quella influenzata dalla Francia svilupparono la maggior forza d'attrazione sovraregionale. Sebbene entrambe utilizzassero a modo loro elementi protogotici ‒ più precocemente nel dettaglio che nell'insieme ‒ ben presto, intorno al 1230, a fronte della più recente architettura altogotica della Champagne e del bacino parigino, dovettero misurarsi con un'architettura di respiro internazionale che con i suoi interni ampi e ricchi di vetrate e la sua complessa statica richiedeva architetti e maestranze esperti insieme a nuove forme di progettazione e di esecuzione. Il profondo processo di adattamento nell'architettura connesso a questo fenomeno è noto in modo ancora insufficiente sul piano pratico; sembra essersi compiuto secondo modalità differenziate sulla base delle esigenze, del gusto dell'azzardo o della consapevolezza della tradizione. Spesso emergono molto precocemente innovazioni gotiche (finestre a traforo, capitelli à crochet e sculture figurate, semicolonne, profili), ma senza mettere in discussione in profondità i principi architettonici invalsi fino a quel momento. Contrariamente alla convinzione diffusa del suo carattere 'conservatore', il tardoromanico svevo non è l'unico a mostrare questa tendenza in Europa. Oggi non lo si considera più uno "stile di transizione" (Dehio-von Bezold, 1884-1901, II, p. 250), ma lo si riconosce come un'epoca con un proprio carattere.
Alto Reno, Svevia
Intorno al 1200 il territorio dell'alto Reno era soggetto in gran parte agli effetti del modello dominante rappresentato dalle 'chiese imperiali' saliche, fra le quali Worms fu completata nel 1181 e Magonza solo nel 1239 sotto l'arcivescovo Sigfrido III di Eppstein. In particolare il duomo di Worms, con la sua interpretazione dell'architettura di Spira e il suo cantiere ancora attivo, influenzò sia la configurazione esterna (fregio ad archetti a rilievo) che il sistema a navata centrale di numerosi edifici successivi, da Fritzlar a Strasburgo. Fondamento dello spazio interno rimane il sistema alternato, con volte a costoloni e una fitta serie di pilastri, che con fini profilature perfeziona l'effetto delle masse e delle superfici della struttura a conci; oltre a Worms (S. Martino) e a Fritzlar, da questo sistema presero le mosse anche le tarde chiese cistercensi di Otterberg (1168-1241) e di Eussertal (1200 ca.-1263), nelle quali è arricchito dalle forme del gotico cistercense di Maulbronn del 1210 ca. (paradiso, refettorio dei signori, chiostro meridionale). Non meno intensa è l'influenza del coro occidentale poligonale (coro del capitolo) sulle soluzioni absidali adottate a Otterberg, Worms, Sankt Paul o nel duomo di Magonza, che fino alla consacrazione avvenuta nel 1239 presenta un nuovo coro occidentale a triconca che produce all'interno un effetto gotico.
Nella Germania meridionale rappresenta un'alternativa il duomo di Basilea, che dal 1185 introduce nella tradizione alsaziana un coro a deambulatorio con pianta a matroneo nella navata longitudinale: oltre che per la ricca decorazione scultorea, seduce soprattutto per l'astratta eleganza dei suoi sistemi di articolazione. Il cantiere di Basilea intorno al 1200 manteneva una posizione dominante nella Germania meridionale (irradiazioni a Gebweiler, Sigolsheim) e ad esso spetta la responsabilità della trasformazione tardoromanica del duomo di Werhiner a Strasburgo, come pure della costruzione della chiesa cittadina a Friburgo in Brisgovia sotto Bertoldo V (1185-1218), che servì anche come sepoltura degli Zähringen. Invece la Svevia, in quanto terra d'origine degli Hohenstaufen, rimase ampiamente al riparo da sollecitazioni esterne. La tipologia architettonica predominante, nella tradizione di Hirsau, tranne poche eccezioni (Ellwangen, consacrata nel 1233), fino al 1230-1240 ca. è ancora la semplice basilica su colonne o pilastri, senza volta, che solo all'esterno è movimentata da fregi ad archi decorati (Oberstenfeld; Brenz; S. Giovanni a Schwäbisch-Gmünd; Göppingen-Furndau; Murrhardt).
Medio e basso Reno
Il territorio del Reno-Mosa ‒ che a ovest si estendeva fino al Brabante, a sud-ovest fino a Limburgo sul Lahn e aveva i suoi centri a Colonia e intorno a Coblenza ‒ a partire dal sec. XII fu interessato da un'attività edilizia senza precedenti. Nelle soluzioni per il coro e il corpo occidentale (triconca renana, facciata del coro) si riallaccia alla fase di fondazione ispirandosi soprattutto all'architettura di Colonia intorno al 1150, ma fissa nuove priorità nella configurazione interna e nella navata longitudinale. Molti progetti edilizi più antichi del periodo precedente al 1200 furono proseguiti o integrati successivamente (SS. Apostoli, S. Gereone e S. Martino Grande a Colonia; S. Quirino a Neuss; chiesa votiva di Bonn; chiesa abbaziale di Brauweiler; chiese parrocchiali di Kaiserswerth, Boppard e Coblenza; duomo di Treviri). Per quanto riguarda gli edifici nuovi più significativi, si segnalano soprattutto le chiese capitolari di S. Andrea e S. Cuniberto a Colonia, e inoltre S. Giorgio a Limburgo, i conventi femminili di Gerresheim (consacrato nel 1236) e Neuss (dal 1209), le chiese cistercensi di Heisterbach (dal 1207) e Roermond/Paesi Bassi (dal 1218), insieme a una serie di importanti chiese parrocchiali (Andernach, Sinzig, Bacharach). Come ultimo edificio nello stile tardoromanico, fra il 1256 e il 1275 fu costruita la chiesa abbaziale di Werden sulla Ruhr, contemporanea del coro gotico del duomo di Colonia.
Principale segno distintivo di questo 'romanico renano' è la struttura di base, ancora massiccia in senso romanico, delle forme architettoniche tradizionali, con una contemporanea scomposizione mediante articolazioni policrome e aperture murarie, che all'interno si sviluppano con gallerie, matronei e trifori in una complessa successione di piani dalla leggerezza gotica. Quest'equilibrio fra vecchi e nuovi elementi stilistici si mantiene lungo l'intero periodo. Ma soprattutto le qualità degli spazi interni ottengono un riconoscimento a livello sovraregionale, come dimostrano le committenze da Osnabrück (1254-1272) alla Danimarca. Il repertorio formale, che acquistò un carattere esemplare specialmente nello storicismo tedesco, è omogeneo e caratterizzato soprattutto nella sua fase tarda da forme d'arco, di finestre e di tetti estrose, che per lo più rimasero confinate all'architettura di questa regione ed epoca (tetti a rombo e a pieghe; arco polilobato, arcate con traforo a tre centri; finestre a toppa, a giglio, a trifoglio, a palmetta, a ventaglio, e scaglionate). L'esterno dell'edificio conserva la sua efficacia grazie a gruppi architettonici compatti e ricchi di torri nel coro e nella facciata, che sono raccordati da articolazioni esterne a diversi ordini, ampiamente differenziate. All'interno il sistema delle aperture nel coro è esteso coerentemente a tutti gli ambiti mediante gallerie, trifori e matronei ed è soggetto a ulteriori sviluppi in direzione del protogotico francese, ma comunque privo della sua rigorosa sistematicità.
La soluzione per il corpo occidentale nella sua forma più significativa risulta dall'unione del coro e del suo transetto nel coro occidentale a sala, che all'esterno si presenta come un transetto monumentale, a più ordini, al di sopra del quale spesso si innalza una struttura arretrata a torre unica o doppia (Liegi, S. Bartolomeo; Maastricht, S. Servazio; Colonia, S. Andrea e S. Cuniberto; Neuss, S. Quirino). Il passaggio alla facciata a doppia torre avviene gradualmente: a Xanten e Andernach il primo progetto di un coro occidentale a sala si trasforma in seguito in una facciata a doppia torre, e ancora a Limburgo sul Lahn e Merten sopra il portale d'ingresso vi è un coro occidentale. Il modello per la configurazione del coro, anche dopo il 1200, rimane invece l'architettura più antica di Colonia, con l'importante coro a triconca di S. Martino Grande (1152-1172), pure nelle facciate del coro di S. Gereone e della cattedrale di Bonn (entrambe risalenti al 1150-1160 ca.). Il primo viene ripreso nei SS. Apostoli a Colonia, in S. Quirino a Neuss e a Roermond, nella disposizione con brevi bracci trasversali e volta a botte, tiburio alto e aperto, torri addossate al coro, mentre l'articolazione ad archi ciechi a due ordini delle absidi con fregio a piastrelle e galleria ad arcatelle continua a essere il modello generale di riferimento ancora fino al 1230-1240 (SS. Apostoli, S. Cuniberto, Neuss, Andernach, Brauweiler, come forma poligonale oppure goticizzato a Bonn, Roermond, Sinzig, Boppard).
La soluzione di S. Martino Grande resta esemplare anche per l'interno. Negli edifici successivi emerge la tendenza a collegare le alte arcate delle gallerie dell'abside al di là del transetto alla nuova articolazione dei piani delle navate longitudinali (Neuss, S. Cuniberto, S. Andrea, Sinzig, anche Gerresheim). Ad essa è collegata l'introduzione intorno al 1200 della volta a costoloni protogotica esapartita e la trasformazione del sistema alternato, particolare della Germania, nella parete alta a diversi piani mediante matronei e trifori, che in quegli anni si impone senza mediazioni dopo che esordi più precoci erano rimasti senza seguito (Marienkirche a Utrecht; chiesa abbaziale di Bauweiler). I matronei si presentano con bifore e trifore accoppiate sopra le arcate principali, che nella soluzione ideale ripetono nel proprio ordine il ritmo dei pilastri (Feldkirchen, Güls, Erpel, Linz, Oberbreisig, Hilden, Sinzig, Boppard, Neuss, Werden, Andernach). Archi scaglionati e con traforo a tre centri ne variano il carattere. Invece i trifori sono associati più spesso a volte a costoloni esapartite e a campate brevi: per esempio, come successione di archi ciechi in S. Andrea e S. Cuniberto a Colonia (dal 1215-1226), nel rifacimento della navata longitudinale dei SS. Apostoli (dal 1192), e anche a Zutphen, Bacharach o Colonia in St. Marienspiegel (perduta). In alternativa incontriamo veri e propri trifori con un camminamento in muratura (coro di Heisterbach, iniziato nel 1202; S. Martino Grande, intorno al 1220-1235; Gerresheim, prima del 1236; Coblenza, St. Liebfrauen). Tuttavia la loro dipendenza dal protogotico francese è controversa a causa dei caratteristici antecedenti di Colonia. A Bonn, Roermond e Coblenza (St. Liebfrauen) il doppio strato della parete alta è esteso mediante gallerie addirittura al piano delle finestre della navata centrale.
Quest'evoluzione culmina nella chiesa capitolare di Limburgo sul Lahn (intorno al 1220-1235), edificio a croce nello schema tedesco, che ispirandosi al modello delle cattedrali francesi di Laon e Noyon presenta un alzato con matroneo e triforio a quattro piani, francese anche in senso tecnico, che dalla navata longitudinale fino al coro a deambulatorio percorre in modo unitario l'edificio e si conclude in una volta a costoloni esapartita. Un'altra ambiziosa sintesi di sviluppi protogotici e renani si esprime nel rifacimento di S. Gereone a Colonia (1219-1227), il più importante edificio religioso tedesco accanto alla cattedrale di questa città e al duomo di Strasburgo: la struttura ovale tardoantica viene trasformata in un decagono, dove la parete alta sotto la cupola ogivale introduce per la prima volta nell'architettura renana grandi finestre a traforo, e inoltre, quasi contemporaneamente alla cattedrale di Bonn, i primi archi rampanti.
Vestfalia
Nella tarda epoca sveva la Vestfalia rappresenta uno spazio artistico omogeneo di tipo particolare fra Sassonia e Renania, in cui l'edificio a volta già dal sec. XII ha assunto un'evidente priorità rispetto a problemi di articolazione esterna o di decorazione architettonica (chiesa di Cappel). Il nuovo sviluppo più gravido di conseguenze in quest'area, intorno al 1200, è la tipologia della chiesa a sala con sistema alternato, dove la navata longitudinale ampia e breve, che racchiude solo due o tre campate, mette in atto un sistema alternato con pesanti volte a costoloni, ma grazie all'articolazione più leggera dello spazio rinuncia al piano delle finestre e riceve luce unicamente dalle navate laterali (Münster, S. Ludgero, 1189-1203; S. Servazio, inizi del sec. XIII; conventi femminili di Langenhorst e Metelen, entrambi risalenti al 1200 ca.; Legden; Ootmarsum/Paesi Bassi; Plettenberg nel Sauerland). All'esterno le navate sono riunite da un tetto uniforme o solo leggermente articolato. Nella sua tipologia classica, con le campate delle navate centrali e laterali della stessa forma, la sala diviene la forma spaziale più importante fino al tardogotico anche per grandi edifici (duomi di Paderborn e Minden; convento femminile di Herford).
Tuttavia, nello sviluppo del sistema a volta e a pilastri della Vestfalia l'edificio chiave può essere considerato il monastero cistercense di Marienfeld costruito fra il 1185 e il 1222, una fondazione promossa da un consorzio di nobili sotto la direzione del vescovo renano di Münster Ermanno II di Katzenellenbogen (1174-1203), che fra l'altro introduce in Vestfalia anche forme renane e della Francia occidentale. L'innovazione più importante è rappresentata dalla volta a cupola ogivale alta e leggera in mattoni, dove i costoloni con profilo a toro presentano in aggiunta una chiave di volta anulare, spesso però imitata ricorrendo alla pittura. È sorretta nell'incrocio dell'edificio a sala da pilastri slanciati, cruciformi, le cui membrature semicircolari accolgono gli archivolti e le arcate, mentre agili semicolonne angolari sorreggono i costoloni della volta. Le concordanze con lo 'stile plantageneto' della Francia sudoccidentale sono evidenti (coro della cattedrale di Poitiers; S. Martino ad Angers) e sono state precocemente riconosciute, ma senza essere state spiegate fino ad oggi in modo soddisfacente a causa della diversa esecuzione tecnica.
Tra i fondatori di Marienfeld si annovera, fra gli altri, anche il conte Bernardo II zur Lippe (1140 ca.-1224), la cui famiglia ramificata e influente fece conoscere questo nuovo stile al di là dei confini della Vestfalia, fino a Utrecht, Brema (duomo, St. Liebfrauen, chiesa di Bassum) e all'area del Baltico. Per quanto riguarda il passaggio all'edificio a sala vestfalico, il sistema a volta di Marienfeld compare per la prima volta durante la realizzazione della chiesa del Mercato a Lippstadt, avviata da Bernardo II (prima del 1200 fino a dopo il 1222), in questo caso con l'aggiunta di nervature apicali, anch'esse ispirate dalla Francia sudoccidentale, che saranno riprese in numerosi edifici successivi, per esempio nella chiesa di S. Giovanni a Billerbeck (consacrata nel 1234), importante per la sua decorazione architettonica. Durante i lavori di rinnovamento della navata longitudinale del duomo di Paderborn, dal 1230 ca., sotto il vescovo Bernardo IV zur Lippe (1218-1247), questo sistema fu modernizzato da maestranze esperte provenienti da Reims con l'inserimento di finestre a traforo; nel convento femminile di Herford (ca. 1220-1270/1280), sotto la direzione della sorella di Bernardo, la badessa Gertrude (1217-1233 ca.), fu messo in opera contemporaneamente in forme più robuste. Solo con la navata longitudinale del duomo di Minden (iniziato nel 1253-1261) il ruolo esemplare predominante dell'architettura del duomo di Colonia si impone anche per questa forma architettonica.
Appartati rispetto a questi sviluppi sono i duomi di Osnabrück e di Paderborn, le cui complesse storie costruttive fanno trasparire la molteplicità di opzioni stilistiche disponibili per quegli edifici le cui ambizioni trascendono la tradizione regionale. Mentre il duomo di Osnabrück mette in opera ancora intorno al 1218 un sistema alternato di origine altorenana (duomo di Fritzlar) dalle forme antiquate e pesanti, i vescovi di Münster attingono di volta in volta a sviluppi più attuali. Dopo la posa della prima pietra nel 1225, nel transetto occidentale fa il suo esordio una concezione architettonica che amplia la pianta dell'edificio preesistente a doppio coro trasformandola in un coro a deambulatorio privo di cappelle secondo il modello di Magdeburgo, mentre all'interno l'edificio a volta vestfalico è arricchito da camminamenti, rosoni e finestre scaglionate di matrice renana, e anche nella scultura architettonica si fa riferimento ai cantieri gotici di Marburgo e Magdeburgo (Bischofsgang). A ciò si aggiunge il primo tentativo di esecuzione di un portale figurato gotico ispirato a Reims (portali del transetto, intorno al 1220-1230).
Sassonia, regione baltica
L'unità dell'area tedesca settentrionale dalla Frisia orientale fino alla Pomerania si fonda sulla scelta del mattone, che compare dal 1150 come surrogato per sostituire la pietra da taglio, difficilmente reperibile, e che per molto tempo ancora rimarrà privilegio dei conventi, delle fondazioni religiose e delle chiese vescovili. Il materiale ha ostacolato ancora a lungo le opportunità di sviluppo dell'architettura, e solo gradualmente sono emerse possibilità di differenziazione più raffinate mediante conci di pietra e mattoni vetrificati. Perciò il romanico in mattone in un primo tempo è connotato da uno stile austero, che sviluppa una propria estetica del materiale ma si limita ad accogliere forme di altre regioni senza crearne di peculiari.
Mentre lo scenario architettonico della Sassonia intorno al 1200 è ampiamente 'saturo', nuovi impegni architettonici scaturiscono dalla ricolonizzazione dei territori a est dell'Elba sotto gli Ascani e i Guelfi, ovvero con gli Ordini premostratense e cistercense. Gli esordi sono segnati dalla fondazione di chiese e di città da parte di Enrico il Leone (1142-1195) a Ratzeburg, Schwerin e Lubecca (duomo e primo progetto della Marienkirche), nell'Altmark sotto Alberto l'Orso (1134-1170) i vescovati di Havelburg e Brandeburgo come pure l'abbazia premostratense di Jerichow (intorno al 1170-1180). A essi si affiancano Lehnin (1180-1270) e Doberlug nella marca di Meissen (dal 1165), conventi cistercensi della famiglia degli Ascani o dei Wettin; ancora nel sec. XII i principi slavi sono fondatori di vescovati, conventi e fondazioni religiose a Bergen/Rügen, Doberan, Kammin, Darjun ed Eldena (Neukloster, 1219; Güstrow, 1226). Nella tradizione sassone si privilegia in un primo tempo la semplice basilica su pilastri o un sistema alternato con ampi pilastri, capriate a vista o volte a crociera sopra massicci archi trasversali. Solo Jerichow, che presenta colonne murate e modanature, estende prima del 1200 il repertorio e quindi la gamma dei modelli (volte a costoloni dal 1220 ca.; imitazione del triforio a Neukloster, Gade). Nella rete di nuove chiese parrocchiali la chiesa a sala diviene la forma architettonica prediletta (Gadebusch, 1225 ca.). In questo periodo anche la Germania nordoccidentale recepisce l'edificio in mattoni nelle forme renane e vestfaliche (Groningen, Pilsum, Hude), tuttavia nei grandi duomi di Brema e di Amburgo (dal 1248) è decorato con articolazioni in pietra da taglio importata. Un gioiello perduto era la Marienkirche sull'Harlunger Berg presso Brandeburgo, un edificio a pianta centrale secondo il modello degli impianti renani a triconca con matronei interni, la cui funzione però è ignota (cappella del castello di Alberto II?). L'edificio in mattoni assolve inoltre una serie crescente di compiti nell'architettura civile delle città baltiche, i cui esempi più precoci si riscontrano a Lubecca dal 1230 ca. (palazzo del podestà imperiale, municipio, ospedale di S. Spirito).
Le grandi cattedrali, il passaggio al gotico
La definitiva affermazione del gotico delle cattedrali francesi, che in Germania ancora nel 1267 era considerato opus francigenum, si compie nel modo più evidente nei grandi progetti edilizi dell'epoca e ancora oggi, nella sua complessa cronologia, rappresenta un campo di ricerca privilegiato. Non è chiaro il ruolo svolto in questo senso dai Cistercensi a Maulbronn, Walkenried, Ebrach (cappella di S. Michele, consacrata nel 1207), o dalla fondazione dei Babenberg a Lilienfeld (1202-1230), che intorno al 1200 trasmise il gotico borgognone in Germania, comunque sempre solo in modo selettivo e con finalità differenti.
Si può annoverare fra le svolte importanti l'introduzione di un coro a deambulatorio poligonale con matronei, sistema gotico a volta e pilastri nel duomo di Basilea (1185-1227) e, ancora in forme tardoromaniche, nel nuovo edificio del duomo di Magdeburgo (dal 1207) sotto l'arcivescovo Alberto II di Käfernburg, che si era formato a Parigi. Intorno al 1223-1230, anche per la trasformazione tardoromanica della cattedrale di Strasburgo fu coinvolta la bottega del 'Maestro dell'Ecclesia' di Reims o Chartres che con la decorazione scultorea del transetto meridionale segna un'acme precoce della scultura monumentale gotica in Germania. A Magdeburgo intorno al 1230 si attua il passaggio a forme architettoniche cistercensi, a Strasburgo verso il 1240 (navata longitudinale), e nella trasformazione quasi parallela della cattedrale di Friburgo si passa dal primo progetto tardoromanico per la navata centrale a nuove forme architettoniche in puro stile gotico.
È interessante per l'incontro di tradizioni locali e importate, in particolare, la storia edilizia del duomo di Bamberga, che il vescovo Ecberto di Andechs-Merania (1203-1237), attivo sostenitore degli Hohenstaufen impegnato nella politica imperiale, fece rinnovare in forme tardoromaniche fra il 1212-1213 ca. e il 1237 (consacrazione finale) con il supporto finanziario di Federico II. Il mutevole andamento della progettazione di quest'architettura, che rielabora modelli che spaziano da Strasburgo al gotico delle cattedrali francesi (torri occidentali), riflette in modo esemplare il conflitto fra la tradizione locale delle fondazioni ottoniane e la logica artistica di un linguaggio architettonico conforme ai tempi. Con la pianta a doppio coro, il transetto occidentale, le torri del coro (cappelle) e il lungo coro rialzato sopra la cripta viene ripetuta la disposizione spaziale e liturgica dell'edificio preesistente. Creando un caso controverso, si sviluppò la decisione di costruire senza volta anche la navata centrale malgrado il sistema alternato di pilastri ‒ ma alla fine si rinunciò a favore di una volta a costoloni. Nell'esecuzione, il gruppo di maestranze altorenane fu affiancato già precocemente da un'importante bottega di scultori (porta delle Grazie, transenne del coro di S. Giorgio), alla quale durante i lavori al portale dei Principi intorno al 1224-1225 ne subentrò un'altra reimsiana, che nelle sculture dei portali e dell'interno (cavaliere di Bamberga, S. Elisabetta) raggiunse uno dei vertici della scultura monumentale gotica nel gesto e nella forza d'espressione psicologica. Solo il coro occidentale assume forme nettamente gotiche anche nell'architettura. Il duomo di Bamberga, insieme a quello di Magdeburgo, fu il punto di partenza sia per la chiesa parrocchiale di S. Sebaldo a Norimberga (dal 1230 ca., con matronei e il coro occidentale di Worms), sia per il duomo di Naumburg (iniziato intorno al 1220), il cui importante ciclo scultoreo dedicato ai fondatori Wettin risale tuttavia a un periodo posteriore al 1250.
Al contrario, l'edificio centralizzato della Liebfrauenkirche del Capitolo del duomo di Treviri (dal 1227) e la chiesa di S. Elisabetta a Marburgo (dal 1235), costruita adottando come misura il piede di Treviri, sono le prime chiese tedesche che seguono fin dall'inizio un progetto altogotico omogeneo, i cui modelli sono individuabili a Braine, Parigi e soprattutto Reims (dal 1211). Entrambi gli edifici sono accomunati dalla ricezione dei pilastri polistili di Reims con pareti sottili a grata, che ora, per la prima volta, collegano ampie finestre a traforo a un involucro spaziale illuminato, applicando quindi la priorità dello spazio interno "diafano" (Jantzen, 1957); l'unico tratto non francese è il carattere a sala di tutti e due gli edifici. Il progetto per la chiesa funeraria di s. Elisabetta (m. 1231) a Marburgo fu probabilmente il risultato di una importante coalizione di interessi politici imperiali fra il conte Corrado di Turingia e il Gran Maestro dell'Ordine teutonico Ermanno di Salza. In occa-sione dell'elevazione all'altare delle ossa della santa il 1o maggio 1236 l'imperatore Federico II pose personalmente la sua corona sul capo di s. Elisabetta. Più tardi, quando con la posa della prima pietra del coro del duomo di Colonia si decise di costruire il primo edificio monumentale altogotico prendendo a modello Amiens, il committente della costruzione fu il potente Capitolo del duomo, composto da membri dell'alta aristocrazia, che cercò di finanziare il suo progetto con una nuova politica di sottoscrizioni non esente da maneggi. Il duomo di Colonia segna il passaggio anche in Germania a un'epoca dell'architettura in cui i grandi progetti per la prima volta sono concepiti nella lunga durata travalicando l'orizzonte esistenziale di una sola generazione.
Le residenze reali (Pfalzen)
Federico II fu attivo come committente solo nella costruzione di residenze reali (v. Castelli e'Pfalzen' del Regno di Germania), che mantennero un'importanza centrale in Germania per motivi di rappresentanza, di ospitalità e per l'amministrazione dei beni della Corona e della mensa reale. Comunque, anche in quest'ambito le iniziative dell'imperatore appaiono modeste a paragone degli oltre duecento progetti architettonici dell'Italia meridionale o della costruzione di residenze e di castelli nella Francia di Filippo II Augusto.
Dopo che i Salii, avvalendosi dei legami ecclesiastico-imperiali della loro cappella di corte, si erano insediati in modo preponderante in sedi vescovili e conventi imperiali, già Federico I secondo il cronista Rahevino fece restaurare e rinnovare profondamente le residenze reali esistenti; inoltre edificò nuovi palazzi su possedimenti reali in prossimità delle città, per agevolarne la gestione economica. Ancor prima del 1158 furono iniziati i lavori di rinnovamento di Ingelheim e di Nimega, e fu edificata la corte reale di Kaiserslautern; seguirono intorno al 1172-1178 l'ampliamento del castello paterno di Hagenau, la nuova costruzione delle residenze reali di Norimberga e di Gelnhausen (dal 1180 residenza principale al posto di Francoforte), di Goslar e forse anche di Wimpfen sul Neckar. Già sotto Federico I gli itinerari reali testimoniano un uso equiparato delle residenze reali, fra cui soprattutto Gelnhausen, Ulma (periodo italiano), Norimberga, Goslar e Hagenau divennero luoghi di soggiorno prediletti e teatro delle diete imperiali.
All'origine di questa nuova politica edilizia vi furono probabilmente la riduzione dei tributi ecclesiastici in seguito al concordato di Worms e i contemporanei sviluppi nella costruzione di castelli nobiliari e di residenze vescovili (castello di Dankwarderode, di Enrico il Leone, ultimato nel 1164-1166; Wartburg, dei conti di Turingia, 1157-1160/1165; Klosterneuburg, dei Babenberg; Münzenberg; Rappoltsweiler; Büdingen; Wildenburg; Castel Tirolo; Praga; residenza vescovile di Rainaldo di Dassel a Colonia, 1158-1167). La residenza reale sveva associò nella sua struttura elementi della tradizione delle residenze reali a sviluppi più recenti conseguiti in quest'ambito: le sue parti costitutive erano il muro di cinta con una porta, i battifredi liberi e al centro del-l'impianto un palazzo esteso, il cui piano superiore accoglieva le stanze adibite ad abitazione, riscaldate, e il salone delle feste; ad esso era spesso annessa una cappella di palazzo a due ordini. Caratteristici sono l'accurata esecuzione degli edifici di rappresentanza in muratura a vista ('concio bugnato svevo') e la parsimoniosa ma elegante decorazione architettonica (colonne alle finestre, capitelli), spesso eseguita da scalpellini che possono essere documentati attivi anche nei castelli o nelle chiese dell'alto Reno. Come ha dimostrato la pluriennale disputa sulla datazione di Gelnhausen, molte di queste residenze che in precedenza erano datate al sec. XIII alla luce di studi più recenti e di ricerche dendrocronologiche oggi devono essere considerate iniziative promosse da Federico I.
Federico II, che nei suoi soggiorni in Germania nel 1212-1220 e nel 1235-1237 si appoggiò più fortemente dei suoi predecessori ai territori della casa sveva, poté sfruttare in quest'area una rete più fitta e modernizzata di residenze reali, tra le quali predilesse in particolare Wimpfen e Hagenau con la 'foresta sacra' e la sua celebre ornamentazione. Federico integrò questa rete con altri edifici, ma non si sa con certezza in quale misura siano stati realizzati autonomamente da funzionari e burgravi.
Nell'impianto e nelle tipologie architettoniche si fece rigorosamente riferimento alle residenze di Federico I, dalle quali non si riescono a distinguere sul piano tecnico e stilistico quelle di Federico II. Un collegamento consapevole dettato da intenti dimostrativi di natura politica (Binding, 1996) è senz'altro possibile a causa dell'accentuata continuità del dominio, ma non necessario, in quanto il loro stile antiquato corrisponde al carattere del tardoromanico della Germania meridionale.
A Wimpfen Federico II sviluppò ulteriormente l'impianto della residenza già avviato, ma la sua partecipazione è controversa. A Eger (quattro soggiorni) probabilmente fece ampliare il castello dei margravi, costruito dai suoi predecessori, dotandolo di un battifredo e di un nuovo palazzo il cui impianto seguiva largamente il modello di Gelnhausen. Il piano superiore era occupato per metà da un grande salone per le feste (26 x 11 m) in cui si aprivano ampie finestre con arcate. Ad esso erano contigue, nell'altra metà, stanze di dimensioni più modeste adibite ad abitazione separate da pareti in legno: erano provviste di camini e gabinetti e possedevano finestre che si potevano chiudere.
Il nucleo architettonico in legno dell'impianto era formato dalla cappella doppia con due ambienti quadrati sovrapposti, sorretti da quattro sostegni, che erano collegati da un'apertura centrale e si aprivano ognuno in un piccolo coro. La cappella inferiore, ancora in massicce forme romaniche, era accessibile come 'capella publica' dal cortile della residenza, quella superiore, con slanciate volte a costoloni gotiche, serviva come 'capella privata' del signore ed era unita al palazzo da un ponte di legno. La concezione architettonica era mutuata dalla cappella doppia di Norimberga. Paragonata alle cappelle comitali dei castelli di Rheda, Kobern e Vianden (intorno al 1220-1240) o alla perduta 'capella speciosa' altogotica di Leopoldo VI Babenberg a Klosterneuburg (consacrata nel 1222), ispirata a modelli parigini, il suo carattere antiquato è sorprendente.
Il palazzo tardo di Seligenstadt (dove l'imperatore soggiornò nel 1218, 1234, 1237) forse serviva solo come castello di caccia non fortificato; per il carattere inconsueto dello spazio e della disposizione della facciata si è fatto riferimento a impianti dell'Italia meridionale.
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(traduzione di Maria Paola Arena)