relazioni internazionali
L’arena della pace e della guerra
Per relazioni internazionali si intendono i rapporti che intercorrono tra Stati sovrani, in pace come in guerra. L’espressione si riferisce alla politica internazionale e, per estensione, ai rapporti tra i vari soggetti internazionali. La stessa espressione indica anche la disciplina che studia la realtà, che ha al suo centro l’evento umano più grave e drammatico che possa darsi, cioè la guerra
Di relazioni internazionali vere e proprie si può parlare soltanto con riferimento agli ultimi cinque secoli, cioè da quando hanno cominciato a consolidarsi i cosiddetti Stati moderni, complesse strutture giuridico-amministrative simili – anche se più semplici – agli Stati dei nostri giorni. Mentre nel 1648, al termine della guerra dei Trent’anni, gli Stati sovrani erano 23, oggi sono quasi 200, il che suggerisce quanto complessa sia l’analisi dei loro rapporti.
Poiché ciascuno Stato si ritiene sovrano – cioè non riconosce alcun potere superiore al suo e non ammette alcun intervento all’interno dei propri confini – i rapporti che gli Stati intrattengono tra loro sono ispirati a un astratto principio di uguaglianza e reciprocità.
Per secoli, infatti, si è ritenuto che la regola cui gli Stati dovevano ispirarsi fosse il principio dell’equilibrio o del bilanciamento, fondato sull’ipotesi che i ‘pesi’ rispettivi decidano dei rapporti tra gli Stati.
Ma di fatto gli Stati non sono tutti uguali, perché ne esistono di grandi e di piccoli, di ricchi e di poveri, di popolosi e di scarsamente abitati, e così via. Da sempre alcuni, più forti, hanno messo in atto il tentativo di appropriarsi dei beni o del territorio di altri. Questi ultimi, per difendersi o prevenire aggressioni, hanno dato vita ad alleanze o a coalizioni, cosicché la storia delle relazioni internazionali è costellata da un incessante alternarsi di guerra e pace, di attacchi e difese, di trattati di pace e di nuove sfide alle potenze dominanti. Ne risulta, anche nei periodi di distensione, una condizione di competizione e di concorrenza che determina le variazioni nella struttura dell’ordine internazionale.
L’alternarsi delle diverse egemonie internazionali detta il ritmo della storia delle relazioni internazionali. A partire dal 16° secolo, da quando Carlo V riunì uno dei più grandi imperi della storia (dalla Spagna a parte dell’Italia, delle Fiandre, della Germania e dei Paesi Bassi, oltre alle colonie dell’America Meridionale), periodicamente nuove grandi potenze sono comparse sulla scena, circondate da uno o più sfidanti. Nel 17° secolo si impose come potenza dominante la Francia del Re Sole (Luigi XIV), mentre a partire dal 18° secolo l’Inghilterra restò per due secoli ai vertici della potenza internazionale.
Il 20° secolo è stato il periodo con le più importanti e radicali innovazioni, specie dopo la Seconda guerra mondiale, quando a collocarsi al di sopra delle altre non ci fu più una potenza soltanto, ma due – Stati Uniti e Unione Sovietica – che, grazie alla loro enorme superiorità militare (e, nel caso americano, economica), hanno dominato a lungo la scena internazionale.
Il bipolarismo USA-URSS ha prodotto – grazie all’equilibrio delle forze (che fu detto anche, a causa della minaccia atomica, l’equilibrio del terrore) – mezzo secolo di pace, se si escludono, naturalmente, le guerre locali (Corea, Vietnam, Afghanistan).
Lo studio delle relazioni internazionali ha permesso di analizzare le regole di questo nuovo meccanismo di funzionamento del sistema internazionale, che è profondamente mutato sul finire degli anni Ottanta del Novecento, quando il crollo dei regimi comunisti dell’Est europeo e, in particolare, quello dell’Unione Sovietica ha condotto a un nuovo assetto unipolare, dove cioè esiste un’unica superpotenza, gli Stati Uniti, con la quale si rapportano – in modo amichevole, critico od ostile – i vari paesi che formano l’Europa, potenze regionali come la Russia e potenze emergenti come Cina e India.