religioni tradizionali dell'Africa subsahariana
Insieme delle credenze e culti originari dell’Africa subsahariana. La definizione si riferisce a una varietà di differenti espressioni religiose, storiche e attuali, di un gran numero di società diverse del continente e difficilmente riducibili in sistemi religiosi coerenti. A lungo tributaria delle prospettive classificatorie dell’evoluzionismo otto-novecentesco e concretizzatesi in concettualizzazioni del mondo religioso dei «primitivi» ormai del tutto desuete (naturalismo, totemismo, animismo, feticismo ecc.), questa categoria di religioni assume in realtà una sua valenza nell’indicare l’esistenza e la continuità storica e odierna di grandi filoni di spiritualità e ritualità africana che hanno origini distinte rispetto ad altre importanti presenze religiose nell’Africa subsahariana, ovvero quelle legate alle religioni rivelate dotate di fondazioni scritturali (in primo luogo ebraismo, cristianesimo e islam, già presenti e operanti nell’Africa subsahariana nel primo millennio dell’era volgare, ma più di recente anche induismo, buddhismo ecc.). Le religioni tradizionali sono invece sprovviste di testi scritti o corpi dottrinali codificati e si qualificano piuttosto come elementi intrinseci alla costruzione culturale e al funzionamento sociale della comunità, fondamento dei suoi valori, della sua dimensione etica, dei suoi rapporti con il contesto ambientale, con altre comunità, con la storia. Di qui la definizione di religioni «etniche» – frequente in letteratura – che tuttavia contiene assunti di primordialismo e immutabilità che è invece contraddetta dalla fluidità, mutevolezza storica e capacità di adattarsi a contesti ambientali e umani diversi spesso esibita da credenze e culti tradizionali. Nonostante la grande differenziazione, è possibile individuare alcuni caratteri comuni fra le religioni tradizionali. Generale è la credenza in un Dio creatore, che spesso tuttavia si ritira dall’intervento attivo nelle cose del mondo (per es. Nyame per i popoli akan, Amma per i , Kwoth per i nuer, Mulungu per i ecc.), assumendo i tratti del Deus otiosus, mentre l’intermediazione attiva fra natura e mondo sovrannaturale è esercitata da entità divine secondarie (come gli abosom degli , gli orisha degli yoruba ecc.), che danno luogo a plurime manifestazioni di diversa entità e durata e a varie gerarchie di esseri spirituali che abitano il contesto naturale; ma un ruolo di importanza cruciale è attribuito agli spiriti degli antenati, quasi sempre visti come attori nei destini dei loro discendenti e della comunità in generale, tutori primi dell’ordine morale e sociale e destinatari di culto e offerte sacrificali (spesso cruente: valore particolare ha l’offerta di sangue) ricorrenti o eccezionali, alla pari delle divinità e degli altri spiriti. Comune è la presenza di sacrari e santuari, comune è la presenza di esperti rituali a vari gradi di professionalizzazione (dall’anziano o capofamiglia attore consueto delle libagioni rituali, offerte, sacrifici e preghiere, fino ai complessi collegi sacerdotali che servono i santuari e veri e propri templi presenti in Nigeria, Benin, Ghana, Congo ecc.). Comune è la credenza nella possessione, aspetto centrale di molte pratiche di culto, e nella divinazione, mentre di portata fondamentale è la credenza in magia e stregoneria: questa seconda è considerata causa di gran parte degli aspetti negativi nella vita dei singoli e della comunità e molta della pratica degli esperti rituali è volta ad arginarne le conseguenze nefaste, oppure a entrare nell’ambiguo gioco di forze che la caratterizza, in modo da tentare di sfruttarne l’efficacia per strategie particolari di ricchezza e potenza. Comuni sono le pratiche volte a racchiudere forze spirituali che si manifestano nella natura in supporti materiali (pietre, alberi, recipienti, statue: quegli oggetti carichi di valenza sacrale cui gli europei diedero il nome di lunga fortuna «feticcio», dal lat. factitius «fatto da mano umana». Comune è l’associazione fra luoghi di culto e pratiche taumaturgiche, terapeutiche e lotta alla stregoneria. Comuni sono la forte dimensione sacrale della regalità e il ruolo di fondazione e sanzione dell’ordine sociopolitico costituito svolto dalle credenze tradizionali: celebri in questo senso i casi delle monarchie sacre yoruba, akan, dei regni del Dahomey e del Benin, della regione congolese, dei Grandi Laghi ecc. Sebbene sia difficile individuare contesti sistemici chiari, contiguità, scambi e storia portarono allo sviluppo di aree regionali di affinità fra diverse religioni tradizionali, come ad esempio la grande regione dell’Africa occidentale interessata dai culti . Le diverse espansioni di islam e cristianesimo in parti dell’Africa subsahariana – accentuatesi nel corso del 19° sec. – crearono contesti alternativi alle credenze tradizionali e spesso le combatterono apertamente. La conquista coloniale europea travolse i sistemi politici africani e destabilizzò l’egemonia nella società delle loro culture di riferimento e credenze legittimanti; il colonialismo e quindi la decolonizzazione e l’indipendenza videro il cambiamento religioso di massa e alla fine del sec. 20° le appartenenze religiose dell’Africa subsahariana erano in larga parte ascrivibili a varianti di cristianesimo e islam. Tuttavia molti dei movimenti religiosi e culti che accompagnarono la reazione delle società africane alla conquista coloniale e all’azione del dominio europeo presentavano caratteri di forte sincretismo, dove concezioni e aspetti di fondo della religiosità tradizionale si intersecavano e fondevano con nuovi elementi religiosi portati da cristianesimo o islam (➔ Chiese indipendenti africane; Kimbangu, Simon; Matsoua, André Grenard). Questo fenomeno perdura ancor oggi. Oltre a mantenere un rilievo ancora notevole in diversi contesti di culto comunitario e privato, a marcare appartenenze identitarie, a operare sulla base del contesto sempre presente di credenza nella stregoneria, le religioni tradizionali seguitano a fornire la base di riferimento di concezioni profonde circa il ruolo dell’individuo nella società e diversi meccanismi di fondo della società stessa, ma anche a soddisfare a richieste terapeutiche di vario tipo. Questo dimostra, aldilà delle appartenenze religiose dichiarate, il continuo rilievo di queste religioni nella quotidianità di molte parti dell’Africa e l’attenzione che ai rapporti con esse prestano altri grandi corpi religiosi del continente, come alcune fra le maggiori Chiese cristiane (la cattolica in particolare).