VIGANÒ, Renata
Scrittrice, nata a Bologna il 20 giugno 1900, morta ivi il 23 aprile 1976. Di professione infermiera, sposò lo scrittore A. Meluschi, che la ricordò nel finale del suo romanzo Adamo secondo (1952). Di famiglia borghese decaduta per dissesti economici, la V. fu interprete fra i più veri del mondo contadino emiliano e della sua lotta antifascista e nella Resistenza. Seguì il marito comandante di formazioni garibaldine e diresse il servizio sanitario dei partigiani nelle valli di Comacchio. Autrice in gioventù di poesie, raggiunse la fama con il romanzo L'Agnese va a morire (1949), che vinse lo stesso anno il premio Viareggio.
Il romanzo narra la guerra partigiana presso il Delta del Po e ha al centro la figura di un'anziana donna di umile origine contadina, che nella lotta contro i Tedeschi acquista una coscienza politica e muore in un'imboscata. La vicenda legata a una visione epica della Resistenza e il linguaggio asciutto, volto alla comunicazione diretta degli eventi e dell'animo con cui li vivono i protagonisti, fanno dell'opera uno dei testi più autentici della narrativa neorealista. Gli stessi modi vengono confermati nei racconti di Arriva la cicogna (1954), ambientati per la maggior parte nel mondo contadino; agli stessi temi dei romanzi s'ispirano anche le prose saggistiche di Mondine (1952), Donne della Resistenza (1955), Ho conosciuto Ciro (1959). Le sue ultime prove narrative sono state Una storia di ragazze: romanzo (1962) e Matrimonio in brigata (1976).
Bibl.: A. Meluschi, La morte non costa niente, Milano 1946; G. Pullini, Il romanzo italiano del dopoguerra, ivi 1961, pp. 170-71; G. Manacorda, Storia della letteratura italiana contemporanea 1940-1975, Roma 1967, pp. 42-43; A. Battistini, Le parole in guerra. Lingua e ideologia dell'Agnese va a morire, Ferrara 1983.