Salvatori, Renato (propr. Giuseppe)
Attore cinematografico, nato a Querceta-Seravezza (Lucca) il 20 marzo 1934 e morto a Roma il 27 marzo 1988. Affermatosi con Poveri, ma belli (1957) di Dino Risi, può considerarsi una delle icone di un'importante stagione del cinema italiano, grazie alla sua immagine di 'fusto' dalla fisicità spavalda con cui seppe rappresentare la nuova generazione di italiani che si lasciava alle spalle le miserie della guerra e si avviava, con grandi speranze, verso il boom economico. Grazie all'incontro con Luchino Visconti, che gli affidò la parte del pugile Simone, sedotto dal denaro facile, in Rocco e i suoi fratelli (1960), la carriera di S. conobbe una significativa svolta; successivamente infatti l'attore raggiunse una piena maturità di interprete drammatico, specializzandosi in ruoli di cattivo dal carattere duro e violento.
Come molti attori della sua generazione, arrivò al cinema per caso, scoperto da Luciano Emmer che, dopo averlo notato su una spiaggia dove lavorava come bagnino, lo scritturò per Le ragazze di piazza di Spagna (1952). Dopo il successo del film, S. iniziò a lavorare stabilmente nel cinema, ma acquistò grande notorietà solo nel 1957 grazie a Poveri, ma belli, dove, assieme a Maurizio Arena, interpreta uno dei due bulletti romani protagonisti, atteggiati a duri ma al fondo simpatici e di buon cuore, che, infatuati della stessa ragazza dalla notevole bellezza e dai molti corteggiatori (Marisa Allasio), finiscono per fidanzarsi con le rispettive sorelle (Alessandra Panaro e Lorella De Luca). Di questi attori, S. fu l'unico che seppe costruirsi una carriera e un successo duraturi, grazie al suo talento e a una duttilità di interprete che lo portò a conseguire ottimi risultati nella commedia (in particolare in I soliti ignoti, diretto nel 1958 da Mario Monicelli), ma anche a percorrere nuove strade. Decisivo sotto questo profilo fu l'incontro con Visconti: dopo l'esperienza di Rocco e i suoi fratelli, l'attore brillante lasciò il posto a un interprete più maturo, capace di sostenere ruoli drammatici, ma in grado di lavorare con notevole impegno anche in occasione di ritorni al genere della commedia satirica, come nel caso di Omicron (1964) di Ugo Gregoretti, o in un film corale come I compagni (1963) di Mario Monicelli. I film drammatici furono comunque i più numerosi, e tra essi si devono ricordare La banda Casaroli (1962) di Florestano Vancini, Z (1969; Z ‒ L'orgia del potere) di Constantin Costa-Gavras, Queimada (1969) di Gillo Pontecorvo, La prima notte di quiete (1972) di Valerio Zurlini.
Grazie anche al matrimonio (avvenuto nel 1962) con Annie Girardot, che aveva conosciuto sul set di Rocco e i suoi fratelli, S. ebbe modo di lavorare in Francia, ottenendo un certo successo e collaborando con registi come Jacques Deray e Alain Jessua. Sul finire degli anni Settanta offrì due intense interpretazioni diretto da Bernardo Bertolucci, che seppe utilizzare al meglio la sua fisicità massiccia e la sua presenza drammatica venata di sfaccettature ambigue in La luna (1979) e La tragedia di un uomo ridicolo (1981). Queste doti connotarono anche le sue partecipazioni a Ernesto (1979) di Salvatore Samperi, La cicala (1980) di Alberto Lattuada e Oggetti smarriti (1980) di Giuseppe Bertolucci. Nei primi anni Ottanta, lasciato definitivamente il cinema, decise di entrare in politica.