rendita
In senso generale definisce un’entrata continuativa e senza costo. In economia, così come il profitto indica il reddito del capitale e il salario il reddito del lavoratore, la r. indica il reddito del proprietario della terra o di eventuali altri fattori produttivi naturali (miniere, giacimenti petroliferi, risorse idriche ecc.). La r. fu considerata, a partire da D. Ricardo, l’economista che per primo la analizzò con riferimento specifico ai terreni coltivati (r. fondiaria), come il costo di un bene scarso (a fronte di quantità illimitata di terra disponibile il valore della r. tenderebbe a zero) e quindi un fenomeno soggetto alla legge della domanda e dell’offerta in un mercato in libera concorrenza basato sulla proprietà individuale. Essa può esistere tuttavia, per quanto con minore evidenza, anche in un’economia senza scambio e in regime di proprietà statale della terra, in quanto dipendente da fenomeni d’ordine naturale quali la differente qualità delle terre, la loro produttività decrescente e l’insufficienza del prodotto delle terre di prima qualità. L’aumento della popolazione e, in genere, della domanda dei prodotti agrari e quindi del loro prezzo, la incrementano, inducendo a mettere a coltura anche terre meno fertili e a intensificare la produzione su quelle già coltivate, anche se a costi crescenti. I fenomeni opposti (diminuzione di popolazione, fabbisogno alimentare e prezzi) la riducono e così pure le opere di bonifica, i miglioramenti agricoli generali, l’abolizione o riduzione degli ostacoli all’importazione, la riduzione del costo dei trasporti e tutto ciò che, accrescendo la produzione o la concorrenza, equivale ad aumento dell’offerta di terra o della sua fertilità e determina riduzione del prezzo dei suoi prodotti. Nella sua estrema semplicità, nonostante le imperfezioni rilevate dai critici e in un certo senso il suo superamento, sotto l’aspetto dinamico, alla luce delle teorie dell’equilibrio generale, la teoria ricardiana, anticipata soltanto in parte da J. Anderson, E. West e R. Malthus e successivamente estesa dagli economisti neoclassici, si è rivelata strumento prezioso per l’interpretazione di molti fatti concreti e di processi dinamici di ampia portata e lunga durata, anche se le previsioni avanzate da Ricardo circa due secoli addietro di una futura espansione della quota della r. a danno di quella di profitti e salari non si sono avverate. In effetti egli scriveva in un periodo in cui in tutta Europa si registrava una crescita della popolazione senza precedenti, che rendeva le terre disponibili inesorabilmente e rapidamente insufficienti al fabbisogno alimentare della popolazione, cosa che induceva anche Malthus a formulare le sue previsioni catastrofiche sul futuro della popolazione mondiale. In realtà la risposta sul piano dei miglioramenti tecnici e degli incrementi di produttività è stata poi tale, almeno sino a oggi, non solo da bilanciare ma persino da sopravanzare l’aumento del fabbisogno di terra. Con lo sviluppo economico degli ultimi due secoli, pur essendo cresciuta in termini assoluti, la r. fondiaria non ha acquistato maggior peso percentuale rispetto agli altri fattori produttivi (capitale e lavoro) nella ripartizione percentuale del prodotto complessivo. Al contrario tale quota è sensibilmente diminuita a causa di ragioni anzitutto economiche e tecniche (perdita di peso in rapporto all’industria, incrementi della produttività dei terreni, aumento delle superfici coltivate su scala planetaria), ma anche di natura politica: crescita della forza della rappresentanza politica della classe operaia e dei ceti capitalistici industriali e commerciali a fronte del ridimensionamento di quella dei ceti agrari, indeboliti dal crollo verticale della percentuale della popolazione addetta ai lavori agricoli, non superiore nei Paesi sviluppati al 15% del totale, contro il 60-70% delle economie preindustriali ottocentesche. Lo stesso discorso vale, nonostante le molto maggiori difficoltà di documentazione statistica, anche per le r. minerarie ed edilizie.