ITALIANA, REPUBBLICA
. Succedette alla Cisalpina (v.) e fu proclamata dalla Consulta di Lione nell'adunanza del 26 gennaio 1802: ivi Bonaparte, fattosi acclamare presidente, nominò suo vicario Francesco Melzi, già designato alla carica maggiore quasi a totalità di voti. Non la riconobbe l'Inghilterra, cui parve illecita forma d'annessione. Comprendeva la vecchia Lombardia austriaca, ma dalla Sesia all'Adige: in più ancora, la Valtellina, parte dello Stato della Chiesa, sino ai confini settentrionali della Toscana, il ducato di Modena a cui seguiva obliquamente una striscia fino al Mar Ligure, poco a sud del golfo di Spezia, con un'apertura quasi rispondente al tratto fra Massa e Carrara. Stato marittimo, con ampia costa sull'Adriatico, dall'Adige a Pesaro; ma sproporzionato nelle sue parti, mal sicuro nei confini, aperto su tutti i versanti, provincia più che stato. Aveva una lunghezza, da N. a S., di circa 500 km.; rigonfio ai due estremi, si restringeva fino a 30 km., a guisa di 8, proprio nel punto medio dove si univano i due gruppi di provincie laterali al corso del Po. L'esile corridoio aveva, alla sua destra, il Veneto austriaco; a sinistra, Parma occupata militarmente dai Francesi.
Invano il Melzi a Parigi chiese la rettifica delle frontiere, sostenendo che la Repubblica non poteva durare senza estendersi.
Pur essendo uno stato vassallo della Francia, la Repubblica fu dotata di tutti gli organi di governo necessarî all'esercizio d'una sovranità indipendente, unitaria, nazionale, sulla base dell'uguaglianza territoriale. Il presidente ha il potere supremo e reale; dura in carica 10 anni, ed è rieleggibile più volte; a lui spetta l'iniziativa di tutte le leggi e la cura degli affari diplomatici; nomina gli ambasciatori, i capi dell'esercito, il vicepresidente, i ministri, che esercitano per lui il potere esecutivo. Rappresentano la nazione i 3 collegi elettorali, dei possidenti (300), dei commercianti (200), dei dotti (200), che si riuniscono separatamente, il 1° a Milano, il 2° a Brescia, il 3° a Bologna, una volta ogni 2 anni; da essi viene eletta la Censura (21 membri) che sceglie nelle liste presentate dai Collegi i componenti la Consulta di stato (controllo degli affari esteri, trattazione delle riforme interne, elezione presidenziale), del Tribunale di revisione e di cassazione, del Corpo legislativo che vota le leggi e i bilanci dopo che il Consiglio legislativo ne ha dato parere favorevole, udito il pro e il contro (per i disegni di leggi) della Camera degli oratori. I 3 collegi votano senza discutere e a scrutinio segreto; ogni 2 anni viene rinnovato un terzo degli elettori, e per nomina di quelli rimasti; però i "dotti" possono soltanto proporre la lista dei loro candidati, non scegliere. Del 1° ministero fecero parte: F. Marescalchi (Esteri); L. Villa (Interno); A. Trivulzio (Guerra); G. Bovara (Culto), A. Veneri (Tesoro); G. Prina (Finanze) che restò sino al 1814. Primo segretario di stato fu Diego Guicciardi. Il Ministero degli affari esteri era distinto in due sezioni: l'una a Milano per le relazioni con gli staterelli limitrofi; l'altra a Parigi per i rapporti con le grandi potenze, conciliazione di un'apparente sovranità con la reale tutela della Francia. La Repubblica si divideva in 4 ordini di circoscrizioni amministrative (dipartimenti, sotto-prefetture, distretti, comuni), aventi ognuna un organo esecutivo (prefetto, sottoprefetto, cancelliere, municipalità) e (tranne il sottoprefetto) un corpo consultivo o consiglio, perché fosse rispettato il principio della divisione dei poteri.
La Repubblica Italiana segna un passo avanti nell'idea e nella pratica unitaria. Tolte le disparità regionali, collegate le parti estreme col centro, cominciò a formarsi un'opinione pubblica, un partito di governo, una maggiore abitudine al concetto di capitale. Regolati i rapporti con la Chiesa dal concordato del 16 settembre 1802, al presidente fu devoluta l'elezione dei vescovi, il cattolicesimo riconosciuto religione di stato. L'educazione militare ricevette i primi impulsi: la coscrizione doveva dare 60.000 soldati. I lavori pubblici guardarono ai passi alpini: donde la strada del Sempione. Due le università (Pavia, Bologna); numerose le scuole industriali, agrarie e classiche: l'istruzione promossa con spirito nazionale; un Istituto detto appunto Nazionale doveva incoraggiare le scoperte, perfezionare l'arte e la scienza: vi entravano Volta, Monti, Oriani, Appiani, Cagnola, Fontana, ecc. In complesso, nonostante la forte pressione tributaria, causa precipua di malumori, la Repubblica "gettò del grandioso" (Stendhal) nella vita italiana.
Bibl.: G. De Castro, Principio di secolo, Milano 1897; V. Fiorini e F. Lemmi, Storia d'Italia dal 1799 al 1814, Milano s. a.; A. Pingaud, Bonaparte président de la Rép. Ital., Parigi 1914; G. Bourgin, Bonaparte et la Rép. Ital., in Revue des études Napoléoniennes, 1918; N. Giacchi, Il contrib. d. Ital. durante il per. napol., Roma 1927; A. M. Ghisalberti, Gli albori del Ris. ital., Roma 1929.