fare
Carlo Delcorno
. Dal latino facĕre, da cui già nel sec. VI deriva la forma contratta fare per analogia con dare. Usatissimo in D., copre pressoché tutta l'area semantica che il vocabolo domina [...] sempre con doppia toscana: faccendo, faccendosi; al partic. pass. sono da registrare le forme fatto, -a, -i, -e, e con apocope fatt'io, fatt'eran. L'infinito fare, far, ha una lunga serie di formazioni enclitiche: farlo, farli, farle, farmi, farmisi ...
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ipocoristici, nomi
Ghino Ghinassi
I nomi i., cioè le forme antroponimiche alterate per accorciamento o per aggiunta di suffisso (es. Gianni da Giovanni, Brunetto da Bruno, ecc.) sono piuttosto diffusi [...] , più volte proposta, col rimatore senese Bartolomeo Mocati.
Assai più rari e sbiaditi sono gl'i. prodottisi per apocope, o per caduta del secondo elemento di un nome composto, che possono incontrarsi nei testi danteschi. È probabile che ...
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Il termine plurale (dal lat. plurāle, neutro, da plūs, pluris col suff. -ālis) indica uno dei valori che può assumere la categoria grammaticale del ➔ numero in italiano, insieme al singolare. In altre [...] D’Achille 2003: 102-103). Originariamente composto da nomi monosillabici (re, gru, dì) e da quelli divenuti ossitoni per apocope (virtù < virtude), si è poi accresciuto con lo sviluppo del suffisso -ità (napoletanità), con l’ingresso di ➔ prestiti ...
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L’espressione articolazioni nasali si riferisce a un modo di articolazione (di ➔ vocali così come di ➔ consonanti) in cui, essendo il velo palatino (o palato molle) abbassato, il passaggio rinofaringale [...] di parole monosillabiche che hanno lo statuto di prestiti acclimatati (quali, ad es., fan e tram), nel caso di apocope sillabica e vocalica (san Giovanni, sarem pronti) e, limitatamente alla nasale alveolare, nel caso di parole funzionali (un, in ...
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Milano (Melano)
Giorgio Baruffini
Pier Vincenzo Mengaldo
Pur non essendo documentata, la presenza di D. in M. dovrebb'essere quasi certa al tempo della sosta di Enrico VII nella città, tra la fine del [...] specimen addotto sia la copia di troncamenti abnormi da un punto di vista toscano: e si tenga presente che l'apocope figura regolarmente tra i fattori di barbarismo nei grammatici antichi e medievali, e che D. stesso utilizza tale categoria altrove ...
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La vicenda biografica di Giovanni Boccaccio, nato a Certaldo (o a Firenze) nel 1313 da famiglia benestante del contado fiorentino, e morto nello stesso borgo della Valdelsa nel 1375, è di primaria importanza [...] e di esigenze di natura estetica, legate a fattori ritmico-fonici: a simili motivazioni si deve la grande incidenza dell’apocope nelle sequenze infinito + clitico + modale: lasciar lo volesse (I, 3 14), trovar ne potesse (I, 4 9), parlar gli volesse ...
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I numerali sono considerati l’espressione simbolica dei numeri (ovvero delle entità che si usano per contare, classificare, accumulare, raggruppare) nel linguaggio (Pannain 2000; Gvozdanović 20062: 736). [...]
Nei composti (ventuno, trentuno, ecc.) accompagnati da un nome, questo è invariabile se il numerale segue il nome, ma può essere apocopato se il numerale precede il nome:
(24) a. votanti: ottantuno
b. ottantun votanti
(25) a. Il qui presente Antonio ...
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L’accento è uno dei tratti prosodici di una lingua (➔ prosodia) e può svolgere più funzioni: far risaltare una sillaba all’interno della parola (funzione culminativa) o indicare i confini di unità morfologiche [...] sono forme ottenute legando un clitico a un verbo sdrucciolo (ìndicami, a meno che l’unione non causi la caduta, o → apocope, della vocale finale e quindi la presenza di una sillaba in meno, per cui servono due clitici: pèrdercisi), o, ancora, sono ...
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Nella terminologia grammaticale tradizionale locuzione è il nome generico che designa qualunque unità linguistica formata da più parole grafiche: per es., forze dell’ordine, prestare servizio, bello e [...] plurale in -a di cuoia in tirare le cuoia. A questo carattere conservativo delle locuzioni vanno probabilmente ascritti i numerosi fenomeni di apocope in esse presenti: ragion per cui, in men che non si dica, menare il can per l’aia, vin santo, cuor ...
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Il raddoppiamento sintattico è un fenomeno di ➔ sandhi esterno (o di ➔ fonetica sintattica), di natura assimilatoria (almeno in origine: cfr. § 3; ➔ assimilazione), che si verifica nell’➔italiano standard [...] di Tristano Bolelli, a cura di R. Ajello & S. Sani, Pisa, Pacini, pp. 393-438.
Marotta, Giovanna (1995b), Apocope nel parlato di Toscana, «Studi italiani di linguistica teorica ed applicata» 24, 2, pp. 297-322.
Martinet, André (1955), Économie ...
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apocope
apòcope s. f. [dal lat. tardo apocŏpe, gr. ἀποκοπή «troncamento», der. di ἀποκόπτω «tagliar via»]. – 1. In linguistica, caduta di una vocale finale e in generale di uno o più fonemi al termine d’una parola, come in ital. son per sono,...