Pensatore greco (sec. 6º-5º a. C.), massimo rappresentante della scuola eleatica. Il nome di P. è legato alla teoria dell'essere unico, immobile e indivisibile, quale venne più tardi accreditata dalla [...] tenga presente la determinazione che se ne dà: il νοεἷν, il «pensare», è inseparabile «da quell'essere in cui si trova espresso». E dal rilievo delle molteplicità delle singole designazioni delle cose rispetto all'unità dell'essere con cui esse si ...
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Agraria
Nel loro insieme si dicono a. colturali concimazioni, lavorazioni e altre operazioni che si fanno per preparare condizioni favorevoli allo sviluppo di una o più colture per una o più annate.
Biologia
In [...] pegno regolare, l’a. è detta propria, e la banca non può disporre delle cose ricevute in pegno; diversamente, l’a. è detta impropria se i titoli o le merci non sono stati individuati o la banca si è riservata la facoltà di disporne (pegno irregolare ...
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Filosofo inglese (Londra 1561 - ivi 1626). All'astrattezza del metodo sillogistico-deduttivo della scienza aristotelica, B. - che sottolinea le finalità pratiche del sapere - contrappone il metodo induttivo [...] 'inutilità di questo metodo che sostituiva parole a cose, processi verbali a processi reali, B. contrappone materiale raccolto dalla historia naturalis, in vista di una concezione organica della realtà fisica. Se chiara è la polemica antiaristotelica ...
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Nome con il quale è noto in Occidente il filosofo, giurista, medico e astronomo arabo di Spagna Abū l- Walīd Muḥammad ibn Rushd (Cordova 1126 - Marrākesh 1198). Tra le sue numerosissime opere sono celebri [...] coeterna a Dio, non è, come vuole Avicenna, informe per sé stessa, e ricevente quindi dal di fuori le forme, ma ab aeterno le contiene in potenza. Le cose quindi si formano, in quanto dalla materia le Intelligenze superiori (non derivanti l'una dall ...
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Filosofia
Processo logico-discorsivo (dal gr. apodissi) in virtù del quale si arriva a garantire la validità di un enunciato.
La nozione di d. venne introdotta da Aristotele che la definì come quella forma [...] dimostrativa, dell’essenza delle cose attraverso un processo di conoscenza da modelli concreti, che definiscono in modo implicito gli enti primitivi. formale T si dice d. di un’espressione A di L se: a) ogni espressione Ai compresa tra A1 e An o è ...
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Filosofo greco (n. 360 circa - m. 270 circa a. C.). È considerato il fondatore dello scetticismo. La sua dottrina, esposta da Timone di Fliunte (ca. 320-ca. 230 a.C.) e Diogene Laerzio, riconosce l'assoluta [...] della corrispondenza del conosciuto con il reale, appare in luce assolutamente negativa. Così il sofistico δισσὸς λόγος non si sa se è vero o falso: donde la piena indifferenza circa la valutazione pratica delle cose, che assicura all ...
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Filosofo greco (6º-5º sec. a. C.), soprannominato per il suo stile ὁ σκοτεινός ("l'oscuro, il tenebroso"). Autore dell'opera in prosa ionica Περί ϕύσεως ("Intorno alla natura"), che si riallaccia, almeno [...] della filosofia di Eraclito. Ciascuna realtà non può essere sé stessa se non opponendosi alle altre, in un'eterna guerra che è la madre di tutte le cose, il lògos del mondo. Che poi in questa filosofia, anche per la sua opposizione a quella ...
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Economia
Condizione di un paese che mira all’autosufficienza economica, nell’obiettivo di produrre sul territorio nazionale i beni che consuma o utilizza, limitando o annullando gli scambi con l’estero. [...] Fichte e J.H. von Thünen).
L’a. completa è possibile solo in teoria, perché nessun paese può rinunciare interamente agli scambi con il resto del l’ideale del «bastare a sé stessi», dipendendo il meno possibile dalle cose del mondo per avvicinarsi allo ...
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Teoria filosofica che nell’interpretare gli eventi del mondo naturale e il corso della storia umana assume la materia come unico principio esplicativo.
La filosofia greca
All’interno delle mitologie antichissime [...] tatto, che sta alla base di tutte le cose, è onnipresente. Il caos delle cosmologie babilonesi dal loro conflitto. In Inghilterra e in Italia, la ricerca una vera e propria ideologia di ‘classe’, anche se non sovversiva. Nel 18° sec. il giudizio sull ...
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(o eguaglianza) Condizione di cose o persone che siano tra loro identiche, o abbiano le stesse qualità, gli stessi attributi in ordine a determinate relazioni. In particolare, condizione per cui più persone [...] T. Hobbes quanto quello di J. Locke; e sein Hobbes la naturale u. tra gli uomini costituisce il −y2, che, anche se scritte in modo diverso, assumono gli stessi valori (in questo caso il termine è sinonimo di identità; in un contesto algebrico, il ...
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se
sé pron. rifl. [lat. sē] (radd. sint.). – 1. Forma forte della declinazione del pron. rifl. di 3a pers.; si usa soltanto quand’è riferito al soggetto (maschile o femminile, singolare o plurale) o nelle frasi enunciate con verbo all’infinito...
in1
in1 prep. [lat. ĭn, affine al gr. ἐν]. – Si fonde con l’articolo, o più propr. con le forme ant. dell’articolo ello, ella, ecc., dando luogo alle preposizioni articolate nel, nello, nella, nei, negli, nelle; anticamente si avevano anche...