Rimatore senese (sec. 13º), ricordato da Dante nel Devulgarieloquentia (I, 13) fra i poeti toscani che fecero uso del volgare "municipale". È probabilmente da identificarsi con il Bartolomeo Mocati (il [...] dantesco Minum potrebbe essere una cattiva lettura di un originario Meum, ipocoristico di Bartolomeum) di cui si conserva una canzone in parte derivata da Raimbaut de Vaqueiras. ...
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DE ROSSI, Giovan Francesco
Guido Fagioli Vercellone
Nacque a Roma il 6 dic. 1796 da Giovanni Gherardo, noto letterato ed erudito discendente da una famiglia di mercanti di stoffe e banchieri d'origine [...] ), Lucca 1916, passim; G. Sforza, Ricordi e biografie lucchesi, Lucca 1918, p. 493 n.; P. Rajna, Il nuovo codice del Devulgarieloquentia, in Giornale stor. della letter. italiana, LXXIII (1919), p. 46 n. 4; H. Weil, Le roman d'une princesse. Les ...
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Poeta (Firenze, tra il maggio e il giugno 1265 - Ravenna, notte dal 13 al 14 settembre 1321). Della madre, che dovette morire presto, non sappiamo che il nome, Bella; il padre, Alighiero di Bellincione [...] e di più vasto impegno che non fossero le rime d'amore. Al periodo 1304-07 circa sono così da assegnare il Devulgarieloquentia (v.) e il Convivio (v.); al 1307 risale forse l'idea della Commedia, sia che imprendesse allora il poema ex-novo, sia ...
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Letterato (Vicenza 1478 - Roma 1550). Il nome di T. è noto soprattutto per la Sofonisba (1514-15, pubbl. 1524), prima tragedia 'regolare', cioè composta secondo le regole di Aristotele, e per il Castellano [...] il talento poetico non era pari all'ardore e alla dottrina del letterato. Nel 1529 egli pubblicò la traduzione del Devulgarieloquentia di Dante, in cui credette di trovare il più autorevole sostegno a favore delle sue idee linguistiche esposte nel ...
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Ignoto poeta, cui è attribuito il contrasto in 160 settenarî Rosa fresca aulentissima (composto tra il 1231 e il 1250), dialogo realistico, sicuramente un mimo, tra l'amante che incalza e la donna, che, [...] certo che l'autore fosse siciliano; e siciliana è da considerarsi la lingua del contrasto che Dante stesso, nel Devulgarieloquentia (I, XII, 6), cita come esempio di siciliano, ma non di siciliano illustre, bensì "secundum quod prodit a terrigenis ...
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Filologo e letterato (Campobasso 1849 - Napoli 1925), fratello di Enrico, fu prof. di lingue e letterature neolatine all'univ. di Napoli (dal 1876), senatore dal 1905, socio nazionale (1897) e presidente [...] letteratura italiana (Il Contrasto di Cielo d'Alcamo, 1910; Il Ritmo cassinese, 1912), su Dante (Sul trattato Devulgarieloquentia, 1873; Studii sulla Divina Commedia, 1901; Nuovi studii danteschi, 1906), sul Manzoni, del quale studiò in particolare ...
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Rimatore (n. intorno al 1210 - m. dopo il 1280), giudice della curia di Messina (Dante nel Devulgarieloquentia lo chiama Iudex de Columnis de Messana o anche Iudex de Messana) da non identificare, secondo [...] G. Contini, con quel Guido "de Columna" o "de Columnis", autore del l'Historia destructionis Troiae, iniziata e interrotta nel 1272 e terminata nel 1287, rifacimento in prosa latina del Roman de Troie di Benoît de Sainte-Maure. Restano di lui quattro ...
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Umanista (n. Firenze 1535 - m. in Francia fine del sec. 16º). Esule nel 1562 per ragioni politiche, pubblicò a Parigi, dove godé il favore di Caterina de' Medici e di Enrico III, alcuni antichi testi tra [...] cui il Corbaccio del Boccaccio (1569) e il Devulgarieloquentia di Dante (1577), prima edizione del trattato nella sua veste originale (il Trissino nel 1529 ne aveva pubblicato una traduzione). ...
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Figlio (Iesi 1194 - Castel Fiorentino, presso San Severo, Puglia, 1250) dell'imperatore Enrico VI e di Costanza d'Altavilla, fu posto, dopo la morte del padre e poi della madre, nel 1198, in seguito alle [...] che si chiamò siciliana appunto perché, come dice Dante nel Devulgarieloquentia, fiorita alle corti di F. e di Manfredi, re con Ibn Sab‛īn) e scrisse un trattato di falconeria (De arte venandi cum avibus) ricco di osservazioni dirette; famoso ai ...
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curiale
agg. e s. m. [dal lat. curialis]. – 1. agg. Della curia, relativo alla curia, nei varî sign. del termine. In partic.: a. letter. Di corte, cortigiano, aulico: mi spoglio quella veste cotidiana ... e mi metto panni reali e c. (Machiavelli)....
rettitudine
rettitùdine s. f. [dal lat. tardo rectitudo -udĭnis, der. di rectus «retto2»]. – 1. letter. e raro. L’esser diritto, andamento in linea retta: la r. della sua ossatura (D’Annunzio). 2. fig. L’essere retto in senso morale e intellettuale...