Famiglia di ebrei italiani dei secc. 13º e 14º, noti quali traduttori di opere scientifiche dall'arabo in ebraico. Dei membri della famiglia Nātān visse a Roma, dove intorno al 1280 tradusse molte opere, [...] tra le quali il Canone di Avicenna e gli Aforismi di Maimonide; Salomone e Samuele tradussero più tardi scritti di Galeno ...
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Apostolo e traditore di Gesù, designato dal nome del villaggio sua patria (Qĕriyyōt, nella Giudea meridionale), o dall'ebraico sheqer, "menzogna", o dal latino sicarius, "sicario". In tutte le liste è [...] collocato all'ultimo posto e con la designazione di traditore (Matteo 10, 2-4; Marco 3, 16-19; Luca 6, 13-16). Marco (14, 10 segg.) narra che G. andò dai sacerdoti offrendo di consegnare Gesù ed essi gli ...
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Stampatore ebreo (sec. 15º), di Soncino; stampò a Barco presso Brescia (1491-94) la Bibbia e altri libri in ebraico; più tardi si trasferì a Costantinopoli. ...
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Lessicografo, grammatico e commentatore ebreo della Bibbia (sec. 10º), di setta caraita; per primo rilevò la parentela tra l'ebraico e l'arabo e divise le radici ebraiche secondo il numero delle radicali. ...
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Storico (n. in Lituania 1874 - m. Tel Aviv 1958), dal 1926 prof. all'univ. ebraica di Gerusalemme, scrisse in ebraico Gesù di Nazareth (1922), una storia della letteratura ebraica moderna (6 voll., 1930-50) [...] e una storia del giudaismo tra il primo e il secondo Tempio (5 voll., 1949) ...
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Teologo e filologo luterano (n. Greiz 1835 - m. 1912). Studiò i detti extracanonici di Gesù, tentandone una ritraduzione in ebraico, in cerca di quello che sarebbe stato il "vangelo primitivo" fonte dei [...] sinottici (Agrapha, 1889; Die Logia Jesu, 1898; Der Paulinismus und die Logia Jesu, 1904) ...
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Sacerdote (Brescia 1542 - ivi 1594), della Congregazione del Ss. Salvatore, ebraista, interprete della Repubblica veneziana. Si specializzò, oltreché nell'ebraico, nell'arabo e nell'aramaico, traducendo [...] la corrispondenza che a Venezia perveniva dai paesi del Vicino e del Medio Oriente. Da Venezia fu chiamato a Roma per volontà del papa Gregorio XIII, che gli affidò la censura delle opere scritte da Ebrei ...
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Erudito (Nîmes 1629 - Parigi 1686). Assai precoce, apprese, sotto la guida del padre, il latino, il greco e l'ebraico; collaborò col Du Cange nella compilazione del catalogo dei manoscritti greci della [...] Bibliothèque du Roi; è soprattutto noto per l'edizione e la raccolta (1672) dei Padri apostolici e per gli Ecclesiae graecae monumenta (1677-78) ...
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Medico e scrittore ebreo (sec. 13º). Lavorò a Napoli sotto il patronato di Federico II, e tradusse dall'arabo in ebraico opere filosofiche e matematiche, arabe e greche (Averroè, Tolomeo, al-Farghānī, [...] ecc.). Fu tra coloro che contribuirono maggiormente alla diffusione della cultura filosofica presso gli Ebrei italiani nel Medioevo ...
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Scrittore israeliano (Buczacz, Polonia, 1888 - Rĕḥōvōt 1970), dal 1909 residente in Palestina. Tutta la sua attività letteraria si è svolta nel mondo ebraico di cui ha usato la lingua. Dopo aver cominciato [...] ), Temol shilshom ("L'altro ieri", 1945); Shirah (post., 1971). In italiano sono editi i Racconti di Gerusalemme, sul composito mondo ebraico, antico, mitico e millenaristico, e moderno. Premio Nobel per la letteratura nel 1966 (insieme a N. Sachs). ...
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ebraico
ebràico agg. e s. m. [dal lat. tardo hebraĭcus, gr. tardo ἑβραϊκός] (pl. m. -ci). – Degli Ebrei, che appartiene o si riferisce agli Ebrei: la storia, la civiltà, la religione, la letteratura ebraica. Alfabeto e., l’alfabeto adoperato...
ebraicista
(o ebraista) s. m. e f. [der. di ebraico] (pl. m. -i). – Conoscitore, studioso della lingua ebraica, o, più genericam., esperto di storia, cultura, tradizioni e costumi ebraici.