Dottore ebreo (sec. 1º a. C. - 1º d. C.), detto anche Sh. il Vecchio. Con Hillēl (v.) nella direzione del sinedrio farisaico, fu tra le massime autorità spirituali della sua epoca, distinguendosi da Hillēl [...] per un atteggiamento generalmente più rigorista e dando inizio a una scuola diversa ...
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Medico e grammatico ebreo di Lecce (m. Venezia 1523), traduttore in latino, da versioni ebraiche, di opere filosofiche e scientifiche, specialmente di Averroè. Sua opera originale è la grammatica Miqnēh [...] Abrām ("Possessione di Abramo"), ove tentò d'applicare all'ebraico le categorie della grammatica latina ...
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Poeta e letterato ebreo (Belz, Bessarabia, 1881 - Tel Aviv 1958); dal 1919 in Israele. Autore di numerosi volumi di poesie, per cui ottenne il premio Bialik, e di traduzioni da lingue europee. Tra i suoi [...] saggi letterarî, Shīrat Bialik ottenne il premio Ussishkin. Diresse numerosi periodici (Mōledet, Ma῾ăbărōt, Ha-Shillo῾aḥ) ...
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Talmudista ebreo (Roma 1035 circa - ivi 1106). È autore di un dizionario (῾Ārūkh "Ordinato") scritto a Roma fra il 1080 e il 1102, che costituì per secoli il principale sussidio lessicale per lo studio [...] della letteratura talmudica. Di notevole importanza, dal punto di vista linguistico, le numerose traduzioni volgari presenti nel testo ...
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Giurista ebreo (n. 1269 - m. 1343), nato in Germania, presto emigrato in Spagna e vissuto ivi. La sua opera principale è l'Arba῾āt ṭūrīm ("Quattro ordini"), che espone le norme giuridiche in vigore presso [...] gli Ebrei dopo la distruzione di Gerusalemme. Il libro è stato stampato e commentato varie volte. ...
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Dottore ebreo detto Rashbam (1080-1158), fratello di Ya῾aqōb ben Mē'īr e nipote di Shĕlōmōh ben Yiṣḥāq, del quale completò il commento al Talmūd; compose poesie liturgiche, una grammatica e un commento [...] al Pentateuco pervenutoci per intero, che si distingue per la stretta adesione al senso letterale del testo ...
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Scrittore ebreo portoghese (n. Lisbona 1492 circa), di origine spagnola. Scrisse Consolaçam às tribulaçoens de Israel (1553), in forma di dialogo, in cui si profetizzano la fine delle persecuzioni giudaiche [...] e il castigo dei nemici: opera tra le più importanti del Cinquecento portoghese per ricchezza di immagini e purezza di linguaggio ...
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Medico e scrittore ebreo (sec. 13º). Lavorò a Napoli sotto il patronato di Federico II, e tradusse dall'arabo in ebraico opere filosofiche e matematiche, arabe e greche (Averroè, Tolomeo, al-Farghānī, [...] ecc.). Fu tra coloro che contribuirono maggiormente alla diffusione della cultura filosofica presso gli Ebrei italiani nel Medioevo. ...
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Esilarca ebreo a Baghdād dal 920 al 940 circa, è noto per la sua controversia con Sa'adyāh, da lui nominato (928) capo dell'accademia di Sūrā in Mesopotamia, poi deposto perché rifiutatosi di sottoscrivere [...] una sentenza di D. in un processo di eredità; ma si riconciliarono nel 937 ...
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Grammatico ebreo (n. Fez fine sec. 10º - m. inizî 11º), vissuto a Cordova. Rilevò, partendo dall'arabo, il trilitterismo delle radici ebraiche, chiarendo i fenomeni della coniugazione verbale. Le sue opere [...] sono specialmente dedicate ai verbi deboli e alla vocalizzazione. È a ragione considerato il fondatore della grammatica ebraica ...
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ebreo
ebrèo agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. hebraeus, gr. tardo ἑβραῖος, adattam. della voce aramaica corrispondente all’ebr. ῾ibrī (pl. ῾ibrīm), dal nome del supposto capostipite ῾Ēber]. – 1. a. Appartenente o relativo all’antico popolo semitico...
giudeo
giudèo (ant. o pop. giudìo) agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. Iudaeus, gr. ᾿Ιουδαῖος, propr. «appartenente alla tribù di Giuda (personaggio biblico, quarto figlio del patriarca Giacobbe)»]. – 1. In senso stretto, denominazione con cui...