I dispregiativi sono un tipo di alterati (➔ alterazione) il cui significato è peggiorativo con una forte componente affettiva. Ciò implica che la valutazione espressa dal parlante per mezzo dell’alterato esprime anche una sua netta presa di distanza rispetto a ciò di cui parla, in base a una scala di valori e di dimensioni, che vanno da quella tipicamente morale (ragazzaccio «ragazzo che si comporta ...
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Il termine suppletivismo designa il fenomeno morfologico (➔ morfologia) per il quale in uno stesso paradigma flessivo (➔ paradigmi) entrano a far parte due (o più) morfemi lessicali diversi. Il risultato è un paradigma che contiene morfemi lessicali differenti dal punto di vista formale ma dal significato perfettamente compatibile: io vado → noi andiamo. Le forme suppletive sono di norma impiegate ...
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Il saggio programmaticamente intitolato Dialettologia toscana (Giacomelli 1975) inaugura una serie di ricerche che applicano i metodi della dialettologia allo studio delle parlate in un territorio generalmente definito culla della lingua, privo dei livelli individuabili come dialetto e come lingua. In Toscana, infatti, come del resto in altre zone dell’Italia centrale, non è presente il tradizionale ...
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Col termine burocratese si indicano, con accezione negativa, lo stile comunicativo e il linguaggio inutilmente complicato utilizzati da amministrazioni e istituzioni pubbliche nelle comunicazioni (prevalentemente scritte) connesse allo svolgimento dei loro compiti di mediazione tra le prescrizioni normative, le strutture che devono curarne l’applicazione e le categorie di cittadini cui sono destinate.
Il ...
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L’Emilia-Romagna è formata da due parti di estensione equivalente, l’una piana e l’altra collinare e montuosa, unite da un asse che va da Cattolica, sull’Adriatico, a Stradella, presso il Po. Il territorio (v. fig. 1) è compreso tra la dorsale spartiacque dell’Appennino a sud-ovest, il Po a nord e la costa adriatica a est, collocandosi tra la grande regione padano-alpina e l’Italia peninsulare, cui ...
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Un confine linguistico è il limite estremo convenzionale del territorio sul quale è diffusa una ➔ varietà linguistica. Esso trova corrispondenza con la realtà politico-amministrativa solo nei casi in cui ci si riferisca a situazioni ufficiali codificate, ad es., se si considera la corrispondenza (indipendentemente dagli usi dialettali) tra la pratica ufficiale dello spagnolo e del francese e il confine ...
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Il femminile è, insieme al ➔ maschile, uno dei due valori che assume il ➔ genere grammaticale in italiano (anche se esistono tracce frammentarie di ➔ neutro). Al pari del maschile, il femminile riguarda il nome (➔ flessione) e tutte le classi di parole a questo riconducibili (i cosiddetti nominali; ➔ aggettivi, ➔ pronomi e ➔ participio).
Il femminile, come ogni valore del genere grammaticale, svolge ...
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La nozione di vocale breve si presta a diverse interpretazioni, anche a seconda dell’intento descrittivo, che può essere orientato verso finalità fonetiche o fonologiche. Nel trattare la vocale breve in una prospettiva fonetica si utilizzerà il termine di durata; in prospettiva fonologica, per quelle lingue (quali, ad es., il latino e l’ungherese) ove differenze di durata vocalica veicolano contrasti ...
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L’univerbazione è il risultato di un processo diacronico che conduce alla «[f]usione – manifestata anche dalla grafia – di due parole originariamente autonome (palco scenico - palcoscenico, in vece - invece, ecc.)» (Serianni 1989: 750). Come si vede anche dagli esempi riportati, l’univerbazione riguarda casi molto diversi tra loro, che includono sintagmi preposizionali (come almeno o invece) e altre ...
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Più che l'ammirazione l'imitazione di usi e costumi americani e in particolare degli Stati Uniti, autentici o supposti tali, già in aumento prima della seconda Guerra mondiale, si è ancor più diffusa e accresciuta durante questa e dopo. A ciò hanno contribuito varie cause: la prolungata permanenza di truppe e uffici statunitensi in molti paesi dell'Europa; la diffusione della letturatura narrativa, ...
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eco-centrale
s. f. Centrale per la produzione di energia le cui emissioni risultano poco inquinanti per l’ambiente. ◆ Secondo gli 007 dell’ambiente, la eco-centrale creava «un alto tasso di inquinamento prodotto dall’emissione di ceneri, polveri...
megawatt
‹-vàt› s. m. [comp. di mega- e watt]. – Unità di misura della potenza, pari a 106 watt, usata soprattutto per misurare la potenza prodotta, su grande scala, utilizzando le diverse fonti di energia; simbolo: MW.