nardo
. Sostanza profumata da bruciare, di provenienza orientale, ottenuta forse dall'olio dello spiganardo. Di n., mirra e altri aromi la fenice, vicina a morire, cosparge il suo nido (nardo e mirra [...] son l'ultime fasce, If XXIV 111), come D. leggeva in Ovidio: " Haec ubi quinque suae complevit saecula vitae / ... nidum sibi construit... / Quo simul ac casias et nardi lenis aristas / quassaque cum fulva substravit cinnama murra, / se super imponit ...
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Storico italiano della letteratura latina (Catania 1878 - Roma 1957); prof. dal 1915, insegnò nelle università di Messina, Pisa e Padova di cui fu anche rettore (1943); socio nazionale dei Lincei (1946). [...] Tra le sue opere, oltre le edizioni critiche di Apuleio (De Magia), Ovidio (Ars Amatoria), Arnobio (Adversus nationes), particolarmente importanti le monografie su Marziale (1914), Seneca (1920), Giovenale (1921), Fedro (1923), Tacito (1924), ...
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Nome dato dagli antichi Romani a dodici scudi sacri, che, nel mese dedicato al culto di Marte, cioè nel marzo, i sacerdoti Salii portavano processionalmente in giro per la città. La leggenda, come ci è [...] conservata da Ovidio (Fasti, III, 351 segg.) e da Plutarco (Numa, 13), narrava che, avendo il re Numa Pompilio supplicato gli dei perché allontanassero dalla città il flagello di una pestilenza, cadde dal cielo uno scudo quale pegno della salvezza di ...
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Due artisti sono indicati da scrittori antichi con questo nome. L'uno è un favoloso toreuta da Ile ("Υλαι) in Beozia ricordato dal poeta comico Damosseno presso Ateneo (XI, 468), dall'ignoto autore del [...] Culex (62 segg.), e da Ovidio (Met., XIII, 679 segg.). L'altro è uno scultore di cui, secondo Plinio (Nat. hist., XXXIV, 141), si vedeva a Rodi una statua d'Ercole di ferro, vantata per la tecnica eccezionale: piuttosto che fusa, deve ritenersi ...
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La storia dell’espressione educazione linguistica e delle riflessioni e prese di posizione che ne sono scaturite, inizia almeno nella seconda metà dell’Ottocento, esattamente dal 1873, da uno scritto del [...] filologo Francesco d’Ovidio, che per primo (pare) usò l’espressione «nell’ambito dei dibattiti linguistici e pedagogici subito accesi dalle mutate condizioni sociali, culturali e scolastiche dell’Italia unificata» (Sabatini 1991: 15). L’espressione ...
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Letterato senese (m. Ragusa, Dalmazia, 1615). Insegnò a Ragusa. Pubblicò con il titolo di Goffredo (1583) la Gerusalemme liberata con l'aggiunta di cinque canti in cui portava a conclusione gli amori di [...] Armida e Rinaldo e di Erminia e Tancredi. Tradusse in terzine le Eroidi di Ovidio (1578). ...
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Musicista, nato ad Ascoli sulla fine del '500 e vissuto a Roma nella prima metà del '600 durante il periodo di maggior fioritura del melodramma romano. È noto per aver musicato la Diana schernita, favola [...] boschereccia, tratta dalle Metamorfosi di Ovidio e verseggiata da G. F. Parisani; rappresentata a Roma nel 1629 in casa del barone Gio. Rodolfo di Hohen Rechberg. La Diana schernita è il primo compiuto esempio di opera comica, ancora nello stile ...
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Dal manoscritto al libro
Marino Zorzi
Produzione e commercio del libro prima della stampa
Nel primo Quattrocento Venezia è una metropoli cosmopolita, ricca, in piena espansione. Le merci vi abbondano, [...] che peraltro non doveva disporre di grandi mezzi, se nel 1473 aveva dovuto associarsi a Smerio Querini per stampare un voluminoso Ovidio: impresa che si era risolta in una lite tra i soci davanti al giudice di petizion. Ma alla fine dello stesso ...
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Elsa
Adolfo Cecilia
Fiume della Toscana, il cui corso è di circa 63 Km; nasce nel settore orientale delle Colline Metallifere, e sfocia in Arno nei pressi di Empoli. Le sue acque sono particolarmente [...] dure: da ciò la proprietà, nota fin dall'antichità (Ovidio, Plinio) e ricordata nel Dittamondo di Fazio degli Uberti (III 8), di formare incrostazioni sui corpi che vi si immergono.
Tale proprietà, nota a D. o per conoscenza diretta (come sostiene il ...
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mazza
Bruna Cordati Martinelli
Il termine indica la " clava " di Ercole, in If XXV 32 cessar le sue [di Caco] opere biece / sotto la mazza d'Ercule, che forse / gliene diè cento, e non sentì le diece [...] (D. deve aver seguito il racconto di Ovidio Fasti I 575-576, e non Aen. VIII 259 ss., dove si dice che Caco fu strozzato da Ercole).
Nel senso di " grosso bastone ", in Fiore VI 12 un gran villano / con una mazza, e nell'espressione figurata ‛ dar de ...
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moralizzazione
moraliżżazióne s. f. [der. di moralizzare]. – 1. L’azione e l’effetto del moralizzare: intensa, efficace m.; m. della vita pubblica. 2. Procedimento ermeneutico – praticato soprattutto nella cultura medievale – attraverso il...
anguipede
anguìpede agg. e s. m. [dal lat. anguĭpes -ĕdis, comp. di anguis «serpe» e pes pedis «piede»]. – Propr., che ha serpenti per piedi; epiteto dato già da Ovidio ai giganti che tentarono la scalata al cielo, immaginati con i piedi tortuosi...