L’alternanza tra le sequenze -iglia- e -ilia- (con seconda i atona) è legata alla formazione, nelle lingue romanze, della consonante laterale palatale [ʎ] per palatalizzazione di [l] del nesso -lj- intervocalico: filiam > figlia (accanto ad altri esiti di carattere più marginale).
La sequenza -iglia- si ha:
(a) nelle parole di diretta derivazione latina attraverso l’uso popolare, come famiglia < ...
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Nella formazione delle parole per ➔ derivazione, il suffisso -ità (< -itātem, con apocope di tem) dà luogo a nomi deaggettivali femminili: affidabile → affidabilità, aggressivo → aggressività, elettrico → elettricità, moderno → modernità, intenso → intensità. Quando l’aggettivo che fa da base di derivazione termina in -io (con i ultimo elemento radicale e o desinenza, ad es. bonari-o), il suffisso ...
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Gli ➔ etnici sono i ➔ nomi e gli ➔ aggettivi che indicano l’appartenenza a una città, a un popolo, a uno stato o a un’area geografica in genere.
Gli aggettivi richiedono tutti, indistintamente, l’iniziale minuscola: un quartiere torinese, i fiumi cinesi, l’esercito assiro. I nomi che indicano un popolo, gli abitanti di un luogo o il nome di una lingua sono stati scritti per almeno due secoli (a partire ...
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Quando si trova in posizione iniziale di parola, normalmente s si pronuncia sorda [s] (➔ sibilanti) se seguita da vocale o semiconsonante (sale, seta, simbolo, sogno, sugo; siesta, suolo; ➔ semivocali) oppure se seguita da consonante sorda (scatto / squadra, sfamare, speranza, storia), mentre si pronuncia sonora [z] se seguita da consonante sonora (sbocco, sdraio, sgabello, sgelare, slancio, smontare, ...
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Si dicono mobili i dittonghi (➔ dittongo) ie e uo per la possibile alternanza, nell’ambito di una stessa famiglia lessicale o di uno stesso paradigma verbale, di forme con dittongo ie [ˈjɛ] e uo [ˈwɔ] in sillaba tonica e forme con vocale semplice e [e] / [ɛ] e o [o] / [ɔ] in sillaba atona oppure in sillaba tonica chiusa. Come esempio, si considerino i processi di derivazione e alterazione cuò-re → ...
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I nomi dei secoli possono essere indicati da un numerale cardinale oppure da un numerale ordinale (➔ numerali). Oltre che con la normale trascrizione alfabetica, i nomi di secoli indicati da un numerale possono essere trascritti con le cifre arabe, quelli indicati da un ordinale con le cifre arabe o, più spesso, con quelle romane.
L’uso del numerale cardinale è dedicato soltanto all’indicazione dei ...
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I nessi -cie e -gie in posizione finale di parola occorrono, nella maggior parte dei casi, nelle forme plurali dei nomi in -cia e -gia (in parole come superficie o effigie questi nessi sono però singolari). La i del nesso, quando è tonica, va sempre scritta perché ha valore fonetico: farmacia [farmaˈʧia], farmacie [farmaˈʧie]; allergia [alːerˈʤia], allergie [alːerˈʤie]; quando è atona pone invece dubbi ...
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Il nesso grafico ‹-gl-› seguito da vocale diversa da ‹i› è sempre biconsonantico, cioè riproduce graficamente la successione dell’occlusiva velare sonora [g] + la laterale [l], e si pronuncia [gl]: glaciazione, sigla, gleba, inglese, gloria, inglobare, glucosio, deglutire, ecc. Analogamente, anche quando seguito da ‹i›, il nesso ‹-gl-› è sempre biconsonantico se preceduto da n: anglicismo, ganglio.
Nei ...
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Gli omonimi sono le parole che hanno stessa pronuncia (gli omofoni) e stessa grafia (gli ➔ omografi), ma significato diverso: riso «sorriso» e riso «cereale», calcio «gioco oppure colpo dato con il piede» e calcio «elemento chimico», danno «voce del verbo dare» e danno «perdita», partito «associazione politica» e partito «voce del verbo partire», pubblico «insieme di spettatori» e pubblico «voce del ...
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I suoni fricativi, detti anche spiranti o costrittivi, sono prodotti mediante un rilevante restringimento del canale orale: gli organi articolatori si avvicinano senza pervenire ad una chiusura totale. L’aria fuoriesce da questa stretta diaframmatica, in uno stato di costrizione, determinando un tipico rumore turbolento. Le fricative sono ➔ consonanti ostruenti poiché il passaggio dell’aria è in parte ...
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patriziato
s. m. [dal lat. patriciatus -us (con il sign. astratto), der. di patricius «patrizio»]. – Dignità di patrizio. In senso concr. e collettivo, la classe dei patrizî, cioè la nobiltà dell’antica Roma. Per estens., con riferimento a...
patrizio
patrìzio s. m. e agg. (f. -a) [dal lat. patricius, der. di pater -tris «padre», che al plur., patres, poteva indicare sia i patrizî sia i senatori]. – 1. Nell’antica Roma, membro delle famiglie degli appartenenti all’antica classe...