Come indicò Saussure (1916), la lingua si può studiare in due modi: o lungo l’asse della simultaneità, descrivendo il sistema di fenomeni esistente in un momento dato, in una certa comunità di parlanti, [...] tóstu, póstu evita la rima di ò con ù », intendendo la ù di corruptu, 230, e bructu, 237 (Contini romanesco ant. P(i)etri «Pietro», R(i)enzi «Renzo», Firenze < es (innalzamento di e in i indotto da -s); si è però anche pensato a un’estensione ...
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Le lingue dei segni nel mondo
Mauro Mottinelli
Virginia Volterra
A differenza delle lingue vocali, che usano il canale acustico-vocale, le lingue dei segni si servono della modalità visivo-gestuale. [...] dei segni è stata riconosciuta come lingua minoritaria.
Bibliografia
E.S. Klima, U. Bellugi, The signs of language, Cambridge 1979.
La , constructs and methodologies, ed. E. Pizzuto, P. Pietrandrea, R. Simone, Berlin-New York 2007 (in partic. C. Cuxac ...
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Insieme alle ➔ consonanti, le vocali (dal lat. (litteram) vocālem «lettera provvista di voce») sono una delle due fondamentali categorie di foni linguistici (➔ fonetica; ➔ fonologia).
Per definire le vocali [...] di studi (Padova, 1-2 ottobre 1973), a cura di R. Simone, U. Vignuzzi & G. Ruggiero, Roma, Bulzoni, pp. 95 & Maddieson, Ian (1996), The sounds of the world’s languages, Oxford, Blackwell.
Liljencrants, Johan & Lindblom, Björn ...
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Malgrado il suo nome antico (che fu recuperato solo in età rinascimentale, riferito a una subarea della regione attuale, così chiamata dopo l’Unità), il Lazio è una regione dalla fisionomia piuttosto recente. [...] .).
Questi ultimi due tratti, anzi, assieme alla pronuncia [ʦ] di [s] dopo [l, n, r] ([ˈborʦa] «borsa», [ˈpɛnʦo] «penso», ecc.) o *illod), di contro a [lu, ju, jo ru] o [u] (< illŭ(m)) del maschile, ed è obbligatorio davanti a sostantivi indicanti ...
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Pronuncia è il termine correntemente usato, anche dai non specialisti, per designare il modo di articolare i suoni di una lingua (si parla infatti di pronuncia della erre, di difetto di pronuncia, ecc.) [...] [ɛ], n[o]me ~ n[ɔ]me, [ʣ]aino ~ [ʦ]aino, na[s]o ~ na[z]o. Le diversità regionali acquistano un particolare rilievo nei casi di Linguistica Italiana (Padova, 1-2 ottobre 1973), a cura di R. Simone, U. Vignuzzi & G. Ruggiero, Roma, Bulzoni, pp. 285 ...
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L’area linguisticamente meridionale d’Italia comprende in realtà anche zone che, dal punto di vista geografico, sono ancora centrali, come una parte della provincia di Ascoli Piceno, a sud del fiume Aso, [...] vedo« («non vedo quella persona»: forme maschili); a Bari [u ˈmːɛlə] «il miele», [u ˈkːjumːə] «il piombo», ma [u ˈfigːiə] «il figlio»; ad Avezzano (Aq) [l cioè la sua interpretazione come zero (srnat per [sərəˈnatə/] «serenata»), oppure l’uso di un ...
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Si intendono per volgari medievali d’Italia le varietà linguistiche diverse dal latino scritte in Italia nel medioevo e nel primo Rinascimento prima dell’imporsi del fiorentino, chiamato ben presto toscano [...] plaxe,
che nui faremo tuto a plen
lo to voller, s’ell’è de ben
(F. Grioni, La legenda de /i/; l’apocope di /e/ finale dopo /n/ e /r/ (ben, voller «volere») e di /o/ finale dopo /n ŏ per effetto di -ī e -ŭ finali in ciento, Campituoglio, puopolo, uomini ...
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L’esigenza di ordinare in base a precisi parametri il panorama delle parlate dialettali d’Italia è stata avvertita fin dagli albori della dialettologia scientifica, anche se i tentativi compiuti in tal [...] ; lĭgnu(m); oppure la chiusura di /e/ in /i/ e di /o/ in /u/, se seguite da nasale + /g/ o (più raramente) /k/ ([ˈliŋgwa] contrapposto + /r/, tipico anche del campidanese (ˈ[framːa] «fiamma»);
(c) la conservazione delle consonanti finali, con -s che ...
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Con il termine arabismi si intende una particolare classe di esotismi, molti dei quali successivamente integratisi nel vocabolario italiano e allineatisi alla morfologia della nostra lingua (➔ adattamento; [...] lat. scient. cenit < ar. samṭ [ar-ra’s]), auge (< ar. awj), nadir (< ar. (< ar. šī‛a, propriamente «setta», dal 1954 in U. Monneret de Villard, L’arte iranica, p. 11), sunna -18 aprile 2001), a cura di R. Gualdo, Galatina, Congedo, pp. 127 ...
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Un italianismo è un prestito dall’italiano (➔ prestiti) a un’altra lingua (oltre ai prestiti veri e propri, diretti e indiretti, si considerano anche l’induzione, i ➔ calchi e lo pseudoprestito). Non sempre [...] regionalmente; normalmente la r francese e tedesca è moscia (r uvulare) e quella del tedesco settentrionale che generali); per la sonorizzazione di s iniziale davanti a vocale, per es. Sakko, Salami, 1986), hrsg. von W.U. Dressler et al., Tübingen, ...
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s, S
(èsse) s. f. o m. – Diciottesima lettera dell’alfabeto latino; della sua forma originaria nella scrittura si hanno scarse notizie per la fase anteriore al greco, non sapendosi con certezza quale delle sibilanti fenicie i Greci prendessero...
uscire
(ant. escire) v. intr. [lat. exīre, comp. di ex «fuori» e ire «andare», raccostato a uscio] (nella coniugazione, si ha il tema usc- quando l’accento cade sulla desinenza, èsc- quando cade sul tema; quindi: indic. pres. èsco, èsci, èsce,...