ALBERTO di Arnoldo (Alberto Arnoldi)
Isa Belli Barsali
Architetto e scultore attivo a Firenze nel sec. XIV, ricordato da Franco Sacchetti (che lo chiama "A. fiorentino")come "gran maestro d'intagli di [...] documento come "una figura e ymagine di marmo di nostra Donna col suo filio benedetto al collo, la quale è posta sopra l'uscio dell'oratorio"), finita il 25 giugno 1361 e pagata 16 fiorini d'oro. È sostenibile l'ipotesi che anche la costruzione ed i ...
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Caccianemico, Ghisolabella dei
Vincenzo Presta
, Figlia di Alberto Caccianemico dell'Orso e sorella perciò di Venedico (If XVIII 55-57), andò sposa al ferrarese Nicolò dei Fontana - il cui casato aveva [...] di leggenda, fa pensare a Bologna: " Il marchese... si partì da Ferrara sconosciuto, e una sera di notte picchiò all'uscio di messer Venedico... e... gli disse ch'egli volea meglio alla sua sirocchia... che a tutto il mondo "). Gli studiosi moderni ...
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In linguistica e grammatica, un aspetto della categoria grammaticale del numero che, contrapposto al singolare (e, dove esiste, al duale, triale e quattrale), indica che le persone o le cose sono più di [...] -ghio, -glio, -scio, -aio, -eio, -oio, -uio (bacio-baci, vecchio-vecchi, grigio-grigi, mugghio-mugghi, taglio-tagli, uscio-usci, saio-sai, leguleio-legulei, corridoio-corridoi, buio-bui); negli altri casi si ricorre talvolta a un contrassegno grafico ...
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Lavoratrici
Maria Teresa Sega
Zanze era di Cannaregio e faceva l'infilaperle. Passava lunghe ore seduta in circolo con le vicine in calle, la sessola di legno sulle ginocchia, ridendo talvolta con [...] più di frequente: i mercati, le fontane, i luoghi di devozione, il banco dei pegni; di ritorno dal mercato sono colte davanti all'uscio di casa con la borsa della spesa, o mentre lavano i panni e li stendono al sole dei campi; le calli ombrose ...
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La sintassi si occupa dei modi in cui le parole possono combinarsi, delle strutture (o costruzioni) che così si ottengono e degli effetti che tali combinazioni hanno su altri piani, come quello della ➔ [...] rispetto al verbo:
(3) Messere, – disse la donna – il prete con che arte il si faccia non so, ma egli non è in casa uscio sì serrato che, come egli il tocca, non s’apra; e dicemi egli che, quando egli è venuto a quello della camera mia, anzi che egli ...
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CIONE di Baglione
Mario Pagano
Nacque a Firenze da un Baglione e da Ciuta figlia di Filippo di Lastra, presumibilmente verso la metà del sec. XIII. C. doveva essere diminutivo di "Uguic [c] ione" secondo [...] ". Né mancano sfumature parodistiche come nel sonetto 517 dove gli occhi "porgono piaciere dov'omo atende / e son d'entrare uscio, spiraglio e porta", o esempi di virtuoso tecnicismo come nel sonetto 519 "Per amore amaro pede tene in tana", fondato ...
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Isidoro
Giorgio Brugnoli
Scrittore ed erudito dell'età visigotica (Cartagena 570 - Siviglia 636); vescovo di Siviglia dal 600 al 636. È uno dei più importanti esponenti della cultura medievale. Delle [...] Italiam Mantuam condidisse ") addotto dal Moore, specialmente se si osserva che If XX 58 Poscia che 'l padre suo di vita uscìo è testualmente ripreso appunto da Servio (" post patris interitum ") e non è riferibile al testo di Isidoro. Per Pg XXXIII ...
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antichi e moderni
Rinaldo Rinaldi
Nel cap. xviii del Principe, illustrando la necessità di usare «dua generazioni di combattere: l’uno, con le leggi; l’altro, con la forza. Quel primo è proprio dello [...] 10 dicembre 1513 (Lettere, pp. 295-96):
Venuta la sera, mi ritorno in casa, et entro nel mio scrittoio; et in su l’uscio mi spoglio quella veste cotidiana, piena di fango e di loto, e mi metto panni reali e curiali; e rivestito condecentemente entro ...
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Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco (2014)
Francesco Stella
Il contributo è tratto da Storia della civiltà europea a cura di Umberto Eco, edizione in 75 ebook
Emigrazione, immigrazione ed esilio sono stati da sempre, e ognuno per sé, fonte di [...] si voltò prima di scantonare dalla strada del Nero, cogli occhi lagrimosi anche lui, e fece un saluto colla mano. Mena allora chiuse l’uscio, e andò a sedersi in un angolo insieme alla Lia, la quale piangeva a voce alta. - Ora ne manca un altro della ...
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temere
Antonietta Bufano
Di questo verbo, le cui numerose occorrenze appartengono per la massima parte alla Commedia, va notata anzitutto la molteplicità dei costrutti. D. lo adopera come assoluto, [...] timore rende bene l'angoscioso smarrimento del poeta turbato da fatti imprevisti e inspiegabili: Subitamente questo suono [la voce di Farinata] uscìo / d'una de l'arche; però m'accostai, / temendo, un poco più al duca mio (If X 30); de la scheggia ...
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uscio
ùscio s. m. [lat. ōstium «porta, entrata», lat. tardo ūstium, affine a os oris «bocca, apertura»]. – 1. Sinon. di porta (apertura e serramento), usato ormai quasi esclusivam. in Toscana, dove indica in genere una porta di modesta apparenza...
usciata
s. f. [der. di uscio], tosc. – Colpo violento d’uscio che sbatte o viene sbattuto: si udì un’u.; chiuse la porta con un’u.; spesso come atto di rabbia o d’indignazione: fare, dare un’u. in faccia, sul muso, dietro le spalle a uno.