Logico e filosofo del linguaggio (Vienna 1889 - Cambridge, Inghilterra, 1951). Interruppe gli studî d'ingegneria iniziati all'univ. di Manchester, per dedicarsi alla matematica e ai suoi fondamenti logici; [...] sicuramente evidenziato l'unilateralità dell'interpretazione tradizionale (in chiave appunto di filosofia analitica) del pensiero wittgensteiniano, ponendo invece l'accento sulla complessità della sua matrice originaria legata, sia dal punto di ...
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significato Il contenuto espressivo di qualsiasi mezzo di comunicazione (parole o frasi, gesti, segni grafici ecc.).
In linguistica, ciò che si vuol dire pronunciando una frase o una parola, il messaggio [...] a studiare il s. in relazione agli utenti di un linguaggio e ai loro scopi comunicativi) si deve comunque a Wittgenstein che, mettendo in discussione la teoria sostenuta nel Tractatus, nelle Logische Untersuchungen (post. 1953) indicò nell’uso delle ...
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LINGUISTICA (XXI, p. 207; App. II, ii, p. 210)
Aldo G. Gargani
Alberto M. Mioni
Luigi Rosiello
Paolo Ramat
Filosofia. - Nel Novecento il linguaggio è divenuto un tema centrale della ricerca filosofica, [...] logical point of view, Cambrige (Mass.), 1953 (trad. it., Torino 1967); A. G. Gargani, Linguaggio ed esperienza in L. Wittgenstein, Firenze 1966; T. De Mauro, Introduzione alla semantica, Bari 19702; A. G. Gargani, L'analisi del linguaggio, in Annali ...
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Semantica
Giulio Lepschy
(XXXI, p. 334; App. III, ii, p. 692; IV, iii, p. 298)
Ciò che caratterizza gli studi di s. negli ultimi decenni del 20° secolo è la convergenza di due filoni di ricerca precedentemente [...] tanti aspetti dell'uso linguistico il cui esame è stato assegnato (o rinviato) allo studio della parole o dell'esecuzione.
Wittgenstein aveva postulato nel suo Tractatus una concezione secondo cui la lingua rispecchia il mondo e serve a parlare della ...
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La pragmatica è il settore degli studi linguistici e semiotici che si occupa del rapporto fra i segni e i loro utenti, ovvero dell’uso dei segni, che ha sempre luogo in un contesto. Preannunciata dal filosofo [...] ricordare, oltre a Morris, anche Rudolf Carnap e Richard Montague, che hanno sviluppato l’analisi formale del significato, Ludwig Wittgenstein, che per primo ha presentato il linguaggio come un insieme di attività a loro volta radicate nelle forme di ...
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Grice ⟨ġràis⟩, Herbert Paul. - Filosofo inglese del linguaggio (Birmingham 1913 - Berkeley 1988). Esponente della "filosofia del linguaggio ordinario", ha contribuito sostanzialmente allo sviluppo della [...] a Berkeley. Esponente della "filosofia del linguaggio ordinario", ha sviluppato in modo originale alcune tesi dell'ultimo Wittgenstein e di J. L. Austin, fornendo contributi di rilievo nelle analisi pragmatiche del linguaggio, cioè nello studio ...
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Termine introdotto dal filosofo C. Morris (pragmatics) per indicare quella parte della semiotica che studia i segni in relazione ai loro utenti, e quindi al contesto e al comportamento segnico e linguistico [...] comunicazione linguistica, o, anche, alle intenzioni e alle credenze dei parlanti. Esempi di questo tipo di ricerche possono essere considerate la filosofia del secondo Wittgenstein e la cosiddetta filosofia del linguaggio ordinario (➔ significato). ...
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Linguista e filosofo del linguaggio, nato a Torre Annunziata, Napoli, il 31 marzo 1932. Allievo di A. Pagliaro, ha insegnato nelle università di Napoli, Chieti, Palermo e Salerno. Dal 1974 è ordinario [...] la lezione saussuriana e hjelmsleviana e, sul versante logico-epistemologico, quella dei ''giochi linguistici'' di L. Wittgenstein. Persuaso che la storia delle idee e delle ricerche linguistiche abbia anche peculiare valenza teorica, ha svolto e ...
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KRIPKE, Saul Aaron
Antonio Rainone
Logico e filosofo statunitense, nato a Bayshore (New York) il 13 novembre 1940. Laureato alla Harvard University, è stato assistente alla Princeton University (1964-66) [...] a problem about substitutional quantification?, in Truth and meaning, a cura di G. Evans e J. McDowell (1976, pp. 325-419); Wittgenstein on rules and private language (1982; trad. it., 1984).
Bibl.: K.A. Bowen, Model theory for modal logic. Kripke ...
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Concezione fondata sul riconoscimento del valore soltanto relativo, e non oggettivo o assoluto, sia della conoscenza, dei suoi metodi e criteri (r. gnoseologico), sia dei principi e dei giudizi etici (r. [...] storico e sociale dello stesso discorso conoscitivo. Relativistiche possono essere considerate anche le riflessioni di L. Wittgenstein sulla dipendenza dalle convenzioni, dalle pratiche sociali e dalle «forme di vita» dei vari «giochi linguistici ...
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forma
fórma s. f. [lat. fōrma]. – 1. a. L’aspetto esteriore con cui si configura ogni oggetto corporeo o fantastico, o una sua rappresentazione: f. circolare, quadrata, ovale, sferica, regolare, irregolare; la f. di una bottiglia, di un mobile,...