riformite
s. f. (iron.) Tendenza a sostenere continuamente la necessità di riforme.
• Francesco Delzìo è un giovane manager che non ha paura della penna e nemmeno della sua età. Nel 2007 aveva tratteggiato un ritratto dei giovani «flessibili e felici» che identificava con una generazione di moderni Tuareg, […] Così come è efficace la figura retorica ancora giovanile di questo nuovo pamphlet, la lettera di un innamorato tradito: e l’autore non la indirizza a una donna ‒ anche se molte sono le donne le cui opinioni vengono richiamate ‒ ma alla politica. La politica che assiste al calo della partecipazione (inversamente proporzionale all’accesso alla cartomanzia, si dice mutuando il Galli) e produce quel riformismo senza riforme che a buon diritto si dovrebbe chiamare riformite. (Alberto Melloni, Corriere della sera, 23 aprile 2009, p. 42) • [tit.] [Matteo] Renzi: «Italia malata di riformite E la Ue sblocchi i 300 miliardi» [testo] […] «In Italia c’è la riformite, una strana malattia. Loro ‒ la vecchia classe dirigente ‒ non hanno piantato l’albero. Ora ci pensiamo noi». (Marco Iasevoli, Avvenire, 14 settembre 2014, p. 8, Attualità) • Ne [della crescente difficoltà nel fronteggiare i disastri naturali] diamo spesso colpa alla burocrazia, ormai con rassegnazione, quasi fosse un tratto genetico della stirpe italica cui per fortuna si contrappone l’innata generosità nel soccorso della nostra gente. Proviamo a curarne la causa con una frenetica e illusoria «riformite» normativa, che fa prima accentrare e poi decentrare la Protezione civile, prima chiudere e poi riaprire le Province, prima separare poi accorpare i corpi come la Forestale, e che spesso provoca più confusione che cambiamento. (Antonio Polito, Corriere della sera, 22 gennaio 2017, p. 1, Prima pagina).
- Derivato dal s. f. riforma con l’aggiunta del suffisso -ite.
- Già attestato nel Corriere della sera del 31 ottobre 2006, p. 22 (Giuseppe Fioroni).