RIMINI
(lat. Ariminum)
Città dell'Emilia-Romagna, capoluogo di provincia, sita sulla costa adriatica della regione, a S del fiume Marecchia.La colonia di Ariminum, dedotta nel 268 a.C., consolidò nei secoli successivi il ruolo di importante crocevia stradale per la confluenza delle vie Flaminia, Emilia e Popilia e per la presenza di un porto. Alla fase di fondazione di R. risale l'impianto urbano su assi ortogonali, ben leggibile ancora oggi, organizzato su un cardine (od. via Garibaldi e via Quattro novembre) e un decumano massimo (od. corso d'Augusto), all'incrocio dei quali era il foro (od. piazza Tre martiri); nel sec. 3° furono ricostruite le mura, il cui perimetro venne riprodotto, con un avanzamento di m 30 ca. verso l'esterno, dalle mura duecentesche.Del 313 è la prima notizia di un vescovo riminese, Stemnio, presente al sinodo romano di quell'anno. Legata a Ravenna nei secc. 5° e 6°, R. fu contesa durante la guerra greco-gotica: assediata nel 538, occupata dai Goti nel 549, fu riconquistata da Narsete nel 553; nel 567 entrò a far parte della Pentapoli Marittima e fu retta da un duca almeno dal 591. Dopo un probabile periodo di dominazione longobarda a seguito della conquista di Ravenna (751), R. nel 756 passò alla Chiesa di Roma e il suo governo fu assunto da duchi, sostituiti dalla metà del sec. 10° da conti, di nomina papale. Nel sec. 11° sono attestate le prime magistrature locali, organizzatesi nel corso del secolo successivo in Comune, la cui egemonia sul territorio circostante fu sancita da un diploma di Federico Barbarossa nel 1157. Nel 1239 venne eletto podestà Malatesta della Penna: si avviò così la signoria malatestiana, consolidata con l'esilio della famiglia rivale dei Parcitadi nel 1295 e definita dagli Statuti comunali del 1334.Presso R. si estendeva lungo la via Flaminia una vasta necropoli: in quest'area si trovavano il santuario di S. Gaudenzio - recuperato solo parzialmente da scavi che hanno documentato per la seconda metà del sec. 6° una fase monumentale con mosaici - e il sacello di S. Gregorio, a croce greca con cupola centrale e abside semicircolare decorate da mosaici, datato tra 5° e 6° secolo. Nall'area di un'altra necropoli a O della città sono state rinvenute tracce del sacello dei Ss. Donato e Andrea, attestato al principio del sec. 6°, anch'esso a croce greca con nartece e decorazioni musive.Nell'Alto Medioevo l'abitato si contrasse progressivamente nel settore nord della città antica, intorno al quartiere ducale e a un nuovo centro politico e religioso, poi platea communis (od. piazza Cavour). La cattedrale di S. Colomba, demolita tra il 1815 e il 1824, affacciava sulla piazza con la zona presbiteriale: il primo edificio, del sec. 5°-6°, a tre navate con abside centrale, ricevette nel 1154 un nuovo presbiterio, con cripta e coro rialzato, terminante con tre absidi scandite esternamente da lesene e archetti ciechi; il campanile, di cui rimane la parte inferiore, è della fine del 13° secolo. A E della cattedrale fu edificato tra il 1204 e il 1207 il palazzo dell'Arengo, con il portico ad arcate ogivali a sostegno della sala superiore illuminata da polifore, affiancato nel 1330 ca. dal palazzo del Podestà. Dal 1216 i Malatesta avviarono la costruzione della loro dimora sul lato ovest della piazza; del complesso medievale, ampliato nel corso dei secc. 13° e 14° e trasformato da Sigismondo Malatesta (1429-1468) tra il 1437 e il 1446 in castel Sismondo, rimangono inglobati nelle strutture quattrocentesche torri, tratti di muri di cinta e parte di un edificio residenziale.Entro l'inizio del sec. 14° fu costruito il convento degli Eremiti di s. Agostino (v.), presenti a R. dal 1247: la chiesa, in origine dedicata a s. Giovanni Evangelista (od. S. Agostino), mostra un impianto ad aula unica e coro tripartito. Nella cappella della Vergine si conservano affreschi di Giovanni da Rimini (v.), mentre al Maestro del coro di S. Agostino, da identificarsi probabilmente con Zangolo, fratello di Giovanni (Benati, 1995, pp. 44-45), vanno assegnati i due cicli di Storie dei ss. Agostino e Giovanni Evangelista nel coro e la croce dipinta sopra l'altare maggiore (ca. 1315-1320).Pianta simile al S. Agostino presentava la contemporanea chiesa di S. Francesco, sorta dopo il 1257 nell'area di S. Maria in Trivio (sec. 9°); eletta chiesa di famiglia dai Malatesta, che qui avevano le loro sepolture, fu quasi del tutto demolita per la costruzione del Tempio malatestiano (1450). Andarono così perduti gli affreschi di Giotto nel coro, raffiguranti con molta probabilità scene della Vita di s. Francesco. Il maestro realizzò inoltre per la stessa chiesa una croce dipinta, ancora conservata all'interno del Tempio, unica testimonianza della sua attività riminese.La presenza di Giotto a R., documentata da Riccobaldo da Ferrara (Compilatio chronologica) entro il 1312-1313, viene ormai collocata dalla critica tra la fine del sec. 13° e i primissimi anni del 14° (Benati, 1995). In questo periodo, infatti, la conoscenza diretta e l'assimilazione del linguaggio giottesco erano già testimoniate nelle opere di Neri da Rimini (v.), Giovanni da Rimini e di suo fratello Giuliano da Rimini (v.). Per tale ragione costoro furono considerati i fondatori della scuola pittorica riminese, attiva nel corso della prima metà del sec. 14° fra Emilia-Romagna, Marche e Veneto, che annoverava anche altri importanti artisti, come Francesco da Rimini (v. Bologna), Pietro da Rimini (v.) e Giovanni Baronzio (v.).Il Mus. della Città conserva sculture, iscrizioni e testimonianze pittoriche della scuola riminese, tra cui il grande affresco con il Giudizio universale, del 1315 ca., attribuito a Giovanni da Rimini e proveniente dalla chiesa di S. Agostino.
Bibl.:
Fonti. - Riccobaldo da Ferrara, Compilatio chronologica, in RIS, IX, 1726, coll. 193-261: 235.
Letteratura critica. - L. Tonini, Storia civile e sacra riminese, 6 voll., Rimini 1848-1882; Castel Sismondo e Sigismondo Pandolfo Malatesta, a cura di C. Tomasini Pietramellara, A. Turchini (Le Signorie dei Malatesti, 1), Rimini 1985; Storia illustrata di Rimini, 4 voll., Rimini 1990-1991; Rimini medievale. Contributi per la storia della città, a cura di A. Turchini, Rimini 1992; D. Benati, Disegno del Trecento riminese, in Il Trecento riminese. Maestri e botteghe tra Romagna e Marche, cat. (Rimini 1995-1996), Milano 1995, pp. 29-57; A. Turchini, La famiglia Malatesta e la città di Rimini fra Duecento e Trecento, ivi, pp. 58-71; C. Lugato, Gli Agostiniani a Rimini e gli affreschi in Sant'Agostino, ivi, pp. 82-93; P.G. Pasini, Museo della città, Rimini 1995; A. Iacobini, Il sacello di San Gregorio a Rimini e i suoi mosaici. Documenti per un monumento perduto, in Bisanzio e l'Occidente: arte, archeologia, storia. Studi in onore di Fernanda de' Maffei, Roma 1996, pp. 345-373.N. Bernacchio