Aquino, Rinaldo d'
, Assai problematica l'identificazione di questo rimatore della scuola siciliana, che appartenne alla nobile e potente famiglia dei d'Aquino, donde trasse i natali anche s. Tommaso. Si tratterebbe, secondo alcuni, proprio di un fratello di costui; ma secondo altri egli sarebbe stato un valletto e falconiere di Federico II, passato nel 1266 alla parte degli Angioini e morto intorno al 1280. Nell'edizione delle rime della scuola siciliana dovuta a B. Panvini sono attribuiti a lui undici componimenti (nove canzoni e due sonetti), tutti di argomento amoroso, nei quali i temi e il linguaggio di stile sublime sono talora percorsi da aspirazioni più realistiche e popolareggianti. La critica romantica rese famosa la canzone, svolta sul lamento di una donna abbandonata dal suo innamorato partito per la crociata, Già mai non mi conforto, che il De Sanctis esaltava come " la prima effusione del cuore umano in agitazione dell'amore " (Storia della lett. ital., a cura di B. Croce, Bari 19545, 8); ma D. additava invece come supremo pezzo di bravura la canzone Per fino amore vo sì letamente (ma presso Contini, I 112: Per fin' amore vao sì allegramente). Egli la ricorda due volte in VE II V 4, citando esplicitamente il nome dell'autore, per il suo solenne avvio costituito da un superbo endecasillabo; e in I XII 8, anonimamente (segno che D. non reputava necessario allegarne la paternità, tant'era ovvia), come documento dell'arte migliore e della lingua degli Apuli praefulgentes, i primi, a suo dire, che insieme coi Siciliani avrebbero conquistato e usato il volgare illustre.
Bibl. - Tutti i componimenti a lui attribuiti compaiono in B. Panvini, Le rime della scuola siciliana, Firenze 1952, I 93-118. Il più recente, sintetico ma esauriente, profilo in Poeti del Duecento, Contini, Poeti I 111 (bibliografia in II 808). Sui suoi rapporti con D.: M. Marti, D. e i poeti della scuola siciliana, in Con D. fra i poeti del suo tempo, Lecce 1966, 7-28.