riso
Risposta emotiva intensa associata a stimoli esterni normalmente percepiti come piacevoli, quali una battuta di spirito o una scena divertente, o scatenata da particolari stimolazioni meccaniche, come il solletico. Può inoltre presentarsi in concomitanza a sensazioni di benessere, esultanza, gioia, o a stati di forte nervosismo.
La risata è provocata da una serie di atti motori complessi: i tratti del volto assumono un aspetto tipico, i muscoli deputati agli atti respiratori causano una serie regolare di movimenti sussultori e il rilassamento della laringe produce suoni dovuti all’espulsione dell’aria durante l’espirazione. Gli studi etologici hanno suggerito che il r. abbia, in realtà, una doppia natura. Anthony Ambrose (1963) ha infatti proposto che il r. sia causato dall’ambivalenza tra due tendenze opposte, di avvicinamento e di allontanamento, attivate contemporaneamente in una stessa situazione scatenante. Anche Konrad Lorenz (1963) ha rintracciato nell’esibizione dei denti (atto solitamente associato ad aggressività) che accompagna la risata il segno che il r. trae origine da un moto di minaccia divenuto, nel tempo, un rituale di saluto. Analogamente, i suoni ritmici del r. sono stati assimilati ai suoni minacciosi emessi da alcuni primati in risposta all’invasione del territorio da parte di un estraneo. Il processo di ritualizzazione, però, non è totale o operante in tutte le situazioni. Talvolta, infatti, il r. può riacquistare una spiccata valenza aggressiva, come nel caso della derisione che, se da un lato rafforza il legame tra i membri di un gruppo, dall’altro agisce come fattore di intensa oppressione e squalifica sociale nei confronti della vittima esterna al gruppo. Anche la psicologia si è occupata del r. e del suo significato con vivo interesse, soprattutto in relazione al significato che l’umorismo (➔) e la battuta di spirito assumono per l’individuo. La teoria più celebre è quella formulata da Sigmund Freud nel 1905. Secondo tale teoria, la sempre crescente necessità di controllare gli impulsi ostili all’interno dei gruppi sociali avrebbe portato alla progressiva trasformazione dell’atto aggressivo in una forma di attacco ritenuta socialmente accettabile, la battuta di spirito. L’umorismo e la risata agirebbero perciò come una sorta di valvola di scarico immediatamente efficace nell’allentare, in modo non rischioso e poco costoso, la tensione tra più individui. Il r. e il suo segnale anticipatore, il sorriso, svolgono quindi una funzione sociale essenziale, sollecitando risposte amichevoli. Anche nel neonato il sorriso e, successivamente, il r. (che compare attorno al quarto mese di vita) svolgono un’importante funzione di potenziamento del legame emotivo che s’instaura con la persona accudente.
A livello del sistema nervoso centrale, sembra esistere un vero centro di coordinamento del r., anche se i circuiti non sono ancora noti nel dettaglio. Si ritiene che tale centro sia localizzato nel tronco cerebrale, nella regione più caudale dei peduncoli cerebrali e in prossimità della protuberanza anulare. I neuroni del centro di controllo del r. formano estese connessioni col sistema limbico, la formazione reticolare e la sostanza grigia periacqueduttale. Il collegamento con il sistema limbico (➔) è probabilmente alla base del forte influsso che le emozioni esercitano sul r. o, in maniera complementare, dell’intensa componente emozionale che spesso si accompagna agli stati di ilarità. Di particolare rilievo è la dimostrazione che l’attivazione del sistema limbico dovuta al r. è contemporanea al rilascio di dopammina. Poiché la dopammina è il principale neurotrasmettitore dei centri cerebrali coinvolti nell’elaborazione di segnali di rinforzo positivo, ciò potrebbe spiegare perché la risata è spesso associata a uno stato di piacere. A titolo di esempio, l’area del sistema limbico denominata striato ventrale si attiva sia in concomitanza con la comprensione di una battuta di contenuto spiritoso, sia come conseguenza di azioni che producono forte piacere, quali i rapporti sessuali o l’uso di droghe. Anche il giro temporale inferiore sinistro e il giro frontale inferiore sono attivi in soggetti che osservano situazioni divertenti. Tali aree sono solitamente associate alla comprensione del linguaggio e all’abilità di focalizzazione dell’attenzione, due processi necessari per la risoluzione di incongruità alla base della comprensione di un messaggio spiritoso. La formazione reticolare e la sostanza grigia periacqueduttale, invece, controllano gli aspetti motori del riso. Il centro di controllo del r. è normalmente inibito dal lobo frontale destro, che filtra gli stimoli ambientali decidendo, nelle diverse circostanze ambientali e sociali, se innescare il processo del r. e l’intensità di tale attivazione. Il ruolo chiave dell’inibizione operata dal lobo frontale è evidente, in modo drammatico, nel caso di lesioni localizzate in tale area: ascessi cerebrali, tumori o processi degenerativi associati a demenze senili possono interrompere l’azione inibitoria delle aree frontali, causando attacchi di r. patologico, nei quali la risata si produce in risposta a stimoli o situazioni normalmente non accompagnati da ilarità. Per es., un paziente può ridere in risposta a notizie tristi, come nel caso di un paziente descritto da Patrick Verstichel, che scoppiò in una sonora risata alla notizia che nel suo lobo frontale era presente un grosso edema che comprimeva i tessuti cerebrali circostanti. Un’azione simile, ma più transitoria, può essere artificialmente evocata, in condizioni controllate, mediante esposizione al cosiddetto gas esilarante (protossido di azoto, usato tuttora in medicina come analgesico e anestetico), un potente antagonista dei recettori di tipo NMDA (N-metil-Daspartato) per il glutammato che agisce silenziando le cellule del lobo frontale e, pertanto, innescando uno stato di euforia dovuta alla disinibizione del centro di controllo del riso.