risorse
Regali della natura da usare con saggezza
I vari ambienti della Terra forniscono agli uomini risorse come acqua e alimenti, energia e materiali: la gestione di queste risorse naturali è un aspetto di primaria importanza per l’affermazione di un modello di sviluppo sostenibile. La conservazione degli ecosistemi e la vita stessa dell’uomo dipendono dalla crescita della sensibilità ambientale nella pubblica opinione, e dall’applicazione di metodi e strategie per sfruttare le risorse senza sprechi e inutili distruzioni
Sulla Terra, il sistema naturale che regola i flussi della materia in trasformazione è un sistema limitato in quanto non può essere modificata a piacere la velocità di ricostituzione delle risorse utilizzate. Da questo punto di vista una grave minaccia rischia di oscurare le prospettive di sviluppo dell’umanità. L’esistenza degli ecosistemi che consentono la vita all’uomo e alle specie animali e vegetali è messa in pericolo dalla cattiva gestione delle fonti energetiche, ambientali, alimentari, idriche, e minerarie: la cattiva gestione consiste essenzialmente nella utilizzazione indiscriminata delle risorse per puntare esclusivamente alla crescita quantitativa dei consumi.
Paesi molto popolosi in forte crescita economica, come la Cina e l’India, stanno aumentando vertiginosamente il ritmo di consumo in materie prime. Questi paesi emergenti, e presto altri in via di sviluppo, aspirano giustamente alla crescita economica; ma tendono a riproporre il vecchio modello di produzione e consumo che ha caratterizzato il precedente sviluppo dei paesi occidentali industrializzati: prelevare la risorsa e utilizzarla senza porre particolare attenzione alle conseguenze di tale prelievo, come il depauperamento della risorsa stessa, l’inquinamento ambientale, la sovrapproduzione dei rifiuti. Così risultano in pericolo l’integrità delle foreste e dell’idrosfera, la fertilità dei suoli, la salubrità dell’aria.
Questo dal punto di vista puramente quantitativo, ma si deve considerare che la misura della disponibilità delle risorse dipende anche dalla loro qualità: per esempio, non è soltanto importante che una zona riceva acqua a sufficienza, ma anche che quest’acqua sia buona e ben distribuita.
Secondo una visione tradizionale, si intende per risorsa naturale un giacimento da cui attingere materia o energia (per esempio, petrolio, acqua, minerali, legno). Tuttavia esistono risorse meno evidenti di cui ci accorgiamo soprattutto quando mancano: il deterioramento dell’ambiente, provocato a livello locale e globale dall’attività dell’uomo, ha infatti messo in evidenza la funzione essenziale di alcuni processi naturali deputati al mantenimento dell’equilibrio ecologico.
Tali processi hanno pertanto acquisito valore, e possono essere considerati alla stregua delle risorse classiche. Così la produzione di ossigeno, il mantenimento della diversità biologica, i processi nei quali acqua e aria si depurano, il ciclo e la distribuzione dell’acqua dolce, la regolazione chimica dell’atmosfera, la decomposizione dei rifiuti organici, la regolazione del clima a scala locale e globale sono soltanto alcuni dei ‘servizi’ offerti dalla natura, che sarebbe conveniente gestire come preziose risorse. Le tendenze più recenti della ricerca economica stanno tenendo conto di questo nuovo modo di intendere le risorse.
Una stima economica complessiva ha fatto emergere che questo capitale naturale vale circa una volta e mezzo il prodotto interno lordo mondiale.
Il problema dello sviluppo sostenibile è intimamente connesso a quello della gestione delle risorse. L’argomento ha suscitato interesse già alla fine degli anni Sessanta. Il primo forum internazionale che ha affrontato le problematiche dello sviluppo globale è stato Il club di Roma, fondato nel 1968 dall’economista italiano Aurelio Peccei. Aperto, allora come ora, ai contributi intellettuali di scienziati, economisti, uomini d’affari e politici, questo centro di azione culturale promuove l’analisi delle complesse relazioni che intercorrono a livello mondiale tra le questioni sociali, politiche, economiche, ambientali, tecnologiche e culturali. Il primo rapporto del Club di Roma, anche se prefigurava alcuni scenari poi non compiutamente confermati nella realtà, pubblicato nel 1972 con il titolo The limits to the growth («I limiti dello sviluppo»), è ormai un classico dello sviluppo sostenibile: venduto in 12 milioni di copie e pubblicato in 27 lingue, è stato il primo studio a focalizzare l’attenzione sui limiti dello sviluppo fondato esclusivamente sull’aumento quantitativo dello sfruttamento delle risorse.
Alcune risorse hanno la caratteristica di rinnovarsi rapidamente, nella scala dei tempi dell’uomo, cioè se ne può trarre beneficio senza limiti, pur nel rispetto del relativo ciclo naturale di rinnovamento. Un esempio è quello delle risorse agricole: un campo di grano, se opportunamente coltivato, offre annualmente i suoi frutti. Altro esempio di grande attualità è quello delle fonti energetiche rinnovabili (energie alternative). L’energia del Sole, del vento, quella termica dell’interno della Terra, l’energia delle correnti marine possono essere convertite in energia elettrica e in calore senza rilasciare emissioni nell’atmosfera. Si può quindi prevedere un ulteriore sviluppo delle tecnologie per lo sfruttamento di queste risorse. Un maggiore ricorso alle risorse rinnovabili può infatti contribuire a risolvere sia i problemi ambientali causati dall’effetto serra sia quelli relativi all’esaurimento delle fonti energetiche fossili (carbone, idrocarburi).
Fare un corretto uso delle risorse naturali significa gestirle affinché rimangano disponibili per le generazioni future senza compromettere la qualità dell’ambiente. Mettere in pratica questo principio è la migliore via per combattere i rischi del degrado ambientale. Oggi, ogni progetto di rilievo che prevede lo sfruttamento di risorse naturali è sottoposto alla valutazione di impatto ambientale (via), che calcola quali effetti produce sull’ambiente un intervento operato dall’uomo. Nella valutazione si considerano i vari fattori che possono determinare significative modifiche dell’ambiente: dalle materie prime all’energia utilizzate, alla stima delle emissioni nell’atmosfera e dei rifiuti prodotti per realizzare il progetto.
Inoltre, la cresciuta consapevolezza dell’opinione pubblica nei confronti della tutela dell’ambiente ha favorito lo sviluppo dei sistemi di certificazione di qualità ambientale dei prodotti di consumo, attraverso cui le industrie garantiscono al consumatore di aver rispettato l’ambiente durante l’intera filiera produttiva, cioè nelle varie fasi della lavorazione del prodotto. Anche nel mondo finanziario si assiste all’aumento dell’offerta di fondi d’investimento che, per motivare gli investitori all’acquisto, sono costituiti da titoli relativi a industrie dalla acclarata qualità ambientale.
Vale la pena, infine, ricordare anche la strategia ideata e messa in opera per combattere i cambiamenti climatici (clima) causati dal riscaldamento artificiale dell’atmosfera. Con gli accordi internazionali sanciti nel protocollo di Kyoto (1997), le nazioni si impegnano a ridurre le proprie emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera, anche utilizzando meccanismi che ricordano quelli finanziari: le mancate emissioni di CO2, cioè quelle evitate realizzando progetti con emissioni minori a parità di benefici economici, assumono un valore economico e possono essere perciò scambiate sul mercato.
I motori delle automobili e le caldaie per il riscaldamento possono essere alimentati con un combustibile proveniente dal mondo vegetale e animale. Dai semi di alcune piante (soia, colza, girasole) si può infatti estrarre per spremitura un olio che, opportunamente trasformato, fornisce il combustibile denominato biodiesel. Anche alcuni oli animali, per esempio l’olio di salmone, possono essere trasformati in modo equivalente. Il biodiesel costituisce una risorsa dagli indubbi effetti benefici. Innanzitutto è rinnovabile, e può contribuire a ridurre la dipendenza dai combustibili fossili. Inoltre, non aggrava il problema dell’effetto serra, perché l’anidride carbonica liberata nell’atmosfera dalla sua combustione corrisponde, secondo un processo ciclico di rilascio e assorbimento, a quella utilizzata durante la loro vita dalle piante da cui è prodotto. Non si brucia pertanto in poco tempo il carbonio accumulato in lunghe ere geologiche come accade utilizzando i combustibili fossili. Già oggi il biodiesel costituisce una risorsa importante per l’economia di grandi paesi, come accade in Brasile dove rappresenta circa il 50% dei consumi di combustibili per autotrazione.