risparmio energetico
La nostra società consuma grandi quantità di energia per tutte le attività industriali e domestiche. Ma questa energia viene in gran parte da fonti che rischiano di esaurirsi nei prossimi decenni, in particolare il petrolio. Per questo, molti governi promuovono una serie di accorgimenti, che riguardano i singoli cittadini come le grandi istituzioni, per ridurre il consumo energetico evitando sprechi inutili. Si va dalla scelta di elettrodomestici di qualità all’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici, all’introduzione dell’ora legale durante il periodo estivo
L’approvvigionamento di energia diventerà, nei prossimi decenni, uno dei principali problemi della società in cui viviamo. Le fonti energetiche da cui dipendiamo attualmente non sono illimitate e, anche se gli esperti non concordano su quanto tempo passerà prima che si esauriscano, è certo che nei prossimi decenni diventeranno sempre più costose. Nel frattempo, forme di energia alternativa come quella eolica, solare, o tutte le tecnologie basate sull’idrogeno sono ancora poco sviluppate o richiedono ulteriori ricerche.
Per questo il risparmio energetico – ossia la riduzione degli sprechi di energia e di risorse in generale nelle nostre attività quotidiane e nella produzione industriale – è un’esigenza vitale. In tutti i paesi occidentali i governi stanno facendo molto per incoraggiare sia industrie sia privati cittadini ad adottare misure di risparmio energetico.
Il primo settore in cui è possibile effettuare risparmio energetico è quello del riscaldamento: la maggior parte dell’energia consumata in casa serve infatti proprio a riscaldare l’abitazione. Sul totale di energia consumato in casa, il 2% serve per l’illuminazione, il 5% per cucinare e per far funzionare gli elettrodomestici, mentre il 15% è utilizzato per il rifornimento di acqua calda e il 78% per il riscaldamento; se poi si ha un impianto di climatizzazione estiva i consumi energetici aumentano di un buon 25%.
L’architettura può essere una preziosa alleata nel ridurre l’energia consumata per il riscaldamento. L’uomo se ne è accorto fin dai tempi antichi, imparando ben presto a costruire le case con la facciata rivolta verso sud, in modo da ricevere più calore possibile dal Sole durante il giorno. Già in epoca romana, poi, molte case avevano uno spazio vuoto, detto intercapedine, fra il terreno e il pavimento vero e proprio: mettendo l’intercapedine in comunicazione con una caldaia si poteva riscaldare tutta la casa senza accendere un fuoco in ogni stanza. Oppure si pensi al sistema di refrigerazione usato per la Zisa, un castello costruito dai Normanni a Palermo nel 12° secolo, che sfruttava alcuni fori nel pavimento di ciascun piano, aperti e collegati tra loro, i quali consentivano alle correnti d’aria di umidificarsi venendo a contatto con i getti d’acqua provenienti dalle fontane.
L’architettura aiuta a risparmiare energia prima di tutto con l’isolamento termico, che diminuisce la dispersione di calore verso l’esterno e aiuta anche a mantenere la casa fresca d’estate. Particolari accorgimenti nella scelta dei materiali, delle vernici e dei rivestimenti, nonché la stessa disposizione delle stanze e l’orientamento della casa (in maniera che riceva quanta più luce solare possibile) possono produrre notevoli risparmi.
In particolare, è importante isolare termicamente il tetto e le finestre, come pure il sistema di tubazioni che convoglia l’acqua calda fino ai vari ambienti della casa: la dispersione termica lungo questo percorso incide notevolmente sui costi energetici.
Altra voce importante di spesa energetica è rappresentata da elettrodomestici e da apparati elettrici ed elettronici: frigoriferi, lavatrici, televisione, radio, computer. La scelta di apparecchi di qualità è particolarmente importante per ridurre il consumo di energia. I cosiddetti elettrodomestici di classe A sono caratterizzati da prezzi più alti, ma, a parità di prestazioni, hanno un consumo di corrente decisamente inferiore, che nel tempo permette di recuperare la maggiore spesa iniziale, oltre a portare benefici alla collettività.
A livello industriale, il risparmio energetico si attua soprattutto con un uso razionale dell’energia elettrica: per esempio, il calore prodotto da una parte del processo (parte dell’energia elettrica si trasforma sempre in calore) può essere recuperato e utilizzato in un’altra fase. Negli ultimi anni stanno prendendo piede i processi di cogenerazione, ossia la generazione contemporanea di energia elettrica e termica a partire dalla stessa fonte.
Gli impianti di cogenerazione impiegano normalmente motori per la generazione di energia elettrica e una serie di scambiatori di calore per recuperare l’energia termica contenuta nei fumi di scarico e nell’acqua di raffreddamento. In questo modo, il calore recuperato viene reso disponibile sotto forma di acqua calda o di vapore e può essere utilizzato in molteplici applicazioni civili e industriali: può servire infatti per il riscaldamento invernale degli ambienti, la produzione di acqua calda o – associando all’impianto di cogenerazione un impianto frigorifero – la produzione di acqua fredda per il condizionamento estivo; in quest’ultimo caso si parla di trigenerazione (energia elettrica, acqua calda, acqua fredda). In ambito industriale il calore può essere utilizzato anche per processi produttivi che hanno bisogno di calore a temperature medio-basse (inferiori a 400 °C).
La produzione combinata di energia elettrica e calore attraverso un impianto di cogenerazione richiede una quantità di combustibile inferiore a quella necessaria per la loro produzione separata; per questo motivo la cogenerazione viene considerata una fonte di risparmio energetico e un mezzo per ridurre le emissioni di inquinanti e dei gas responsabili dell’effetto serra.
Naturalmente, un altro elemento determinante per il consumo energetico sono i trasporti. Le automobili consumano una parte notevole delle risorse petrolifere mondiali. Per questo è vitale – almeno finché non saranno disponibili nuovi motori basati su combustibili rinnovabili, come l’idrogeno – incoraggiare i cittadini a usare più spesso i mezzi pubblici e meno l’automobile. È facile capire infatti che se cinquanta persone salgono sullo stesso tram o sullo stesso autobus anziché usare ognuna la propria automobile, il consumo di energia per il viaggio è minore anche se l’autobus consuma un po’ più di una macchina.
Lo sviluppo di efficienti reti di trasporto pubblico è dunque una priorità di tutte le grandi città, una risposta sia al problema dell’inquinamento sia a quello del consumo di energia.
Anche la circolazione a targhe alterne e il blocco totale della circolazione privata, che oggi vengono decisi soprattutto per ridurre l’inquinamento, sono stati utilizzati in periodi di crisi energetica (come nella crisi petrolifera del 1973) per contenere l’utilizzo di carburante.
Una soluzione adottata in molte nazioni per risparmiare su grande scala energia elettrica è rappresentato dall’ora legale. Anche in Italia, all’inizio della primavera, le lancette degli orologi vengono per legge spostate avanti di un’ora, per essere riportate indietro solo a ottobre. Lo scopo è quello di sfruttare maggiormente le ore di luce durante la stagione estiva e ridurre così le spese di elettricità per l’illuminazione. Con l’ora legale aumentano infatti le ore di luce nelle quali abitualmente le persone sono attive e ciò comporta un minor consumo di energia per l’illuminazione e per le altre attività. L’ora legale è stata impiegata fin dalla Prima guerra mondiale, quando venne adottata per risparmiare al massimo il combustibile, allora necessario per far fronte allo sforzo bellico. Le prime nazioni che vi fecero ricorso furono Germania e Austria nell’aprile del 1916, e vennero presto imitate da molti altri paesi europei, tra cui l’Italia. Negli Stati Uniti l’ora legale fu adottata nel 1918.
Negli anni successivi, fino al 1920, in Italia l’inizio dell’ora legale fu anticipato a marzo, ma dopo il 1920 essa fu accantonata per venti anni. Fu ripristinata nel 1940, durante la crisi energetica del periodo bellico, e proseguì fino al 1948. In quell’anno lo spostamento delle lancette venne anticipato addirittura alla fine di febbraio. Per i diciotto anni successivi l’ora legale fu nuovamente abbandonata, finché nel 1966 fu ripristinata, con inizio dell’orario estivo nella tarda primavera. Dal 1981 la domenica di riferimento per l’inizio dell’orario estivo è sempre stata l’ultima di marzo, e quella per il ripristino dell’ora solare l’ultima di ottobre.