rivoluzione
Nelle scienze storico-sociali il termine «r.», di origine astronomica, si presenta con una molteplicità di significati. Due però sono quelli fondamentali. Da un lato esso indica un processo di sovvertimento – di ampie proporzioni ma compreso in un periodo di tempo definito e in genere accompagnato dall’uso di mezzi violenti – dell’ordine costituito politico e istituzionale, condotto contro i gruppi detentori del potere da parte di forze aventi quale scopo la formazione di un nuovo potere. Si tratta di un sovvertimento che può allargarsi, in maniera più o meno radicale, anche alla sfera delle relazioni economico-sociali. Questo significato ha un carattere primariamente, anche se certo non esclusivamente, politico, in quanto ha come punto di riferimento essenziale lo Stato, i suoi organi e i presupposti della legalità e della legittimità. Dall’altro lato il termine viene usato per caratterizzare una trasformazione di lungo periodo, tale da non poter essere compresa tra un punto iniziale e un punto finale precisi, che ha come effetto di produrre il passaggio da un tipo di orientamento od organizzazione della cultura, della mentalità, dei costumi, dei rapporti sociali ed economici, della tecnologia ecc. a un altro. I due significati sono però riconducibili a uno solo quantomeno nel senso che entrambi comportano un cambiamento che si può definire qualitativo ed epocale. Esempi del primo significato sono le grandi r. politiche moderne e contemporanee. Esempi del secondo sono la r. neolitica o quella urbana che scandiscono le fasi della preistoria e della protostoria, ma anche la r. scientifica del Seicento e la r. industriale del Settecento-Ottocento, e sempre a esso sono da collegarsi le r. della stampa, dei prezzi, del commercio, dei costumi, della tecnologia, dei trasporti, dell’organizzazione, demografica, verde, sessuale, bioetica, informatica, quantistica ecc. In relazione alla natura dei rapporti coinvolti nel processo rivoluzionario, si parla altresì per un verso di r. politica, sociale, culturale, totale, permanente, per l’altro di r. internazionale o nazionale; mentre per quanto riguarda i soggetti coinvolti sono correnti espressioni come r. dall’alto, dal basso, di minoranza, di massa, giacobina, comunista, manageriale; infine dalla base di sostegno economico-sociale derivano concetti come r. borghese e proletaria. Inoltre, la r. in senso politico può essere intesa, secondo una metafora di origine astronomica, come un movimento bensì convulsivo ma destinato a riportare il corpo sociale e politico al punto di partenza (concezione questa tipica dei controrivoluzionari), oppure come un processo che sposta le basi dell’ordine sociopolitico da un assetto all’altro in maniera irreversibile. Nel linguaggio che fa riferimento alle r. politico-istituzionali, il concetto di r. si trova in diretta antitesi con quelli sia di «evoluzione» sia di «riforma», presentandosi la r. come la rottura di un processo evolutivo o il fallimento di un movimento riformatore. Per contro, questa antitesi non si presenta necessariamente per quanto attiene alle r. di lungo periodo di carattere sociale o economico, poiché è possibile configurare la r. politico-sociale che erompe in un determinato momento quale evento culminante di un’evoluzione anche secolare e plurisecolare.
Si veda anche Rivolte e rivoluzioni