Redford, Robert (propr. Charles Robert Jr)
Attore e regista cinematografico statunitense, nato a Santa Monica (California) il 18 agosto 1937. Uno degli ultimi divi hollywoodiani, ha rivelato nel tempo un originale e interessante profilo creativo, sia come attore sia come regista. Dotato di indubbio fascino, R. ha dimostrato di poter interpretare un'ampia gamma di ruoli ‒ passando con disinvoltura dal registro romantico a quello ironico, rivelandosi ora sensibile ora appassionato e impegnato nella difesa dei propri ideali ‒ che mostrano inoltre l'ampio spettro dei suoi interessi personali: la politica ma anche lo sport, il sociale e l'ecologia. Nel 1981 ha ottenuto l'Oscar come miglior regista per Ordinary people (1980; Gente comune), mentre nel 2002 gli è stato assegnato l'Oscar alla carriera.
Proveniente da una famiglia modesta (il padre, Charles, era un contabile), amante dell'avventura, si rivelò ben presto più portato per lo sport che per gli studi come avrebbe poi raccontato nel suo A river runs through it (1992; In mezzo scorre il fiume). Nel 1955, alla morte della madre (Marta Hart, di origini ispaniche), decise di frequentare la University of Colorado, grazie a una borsa di studio come giocatore di baseball, ma la sua irrequietezza lo spinse a lasciare l'università l'anno successivo. Con i soldi guadagnati lavorando in un campo petrolifero, dopo aver studiato arti figurative a New York, partì per l'Europa per dedicarsi alla pittura. Tornato in patria, disilluso, incontrò Lola Van Wegenen (divenuta poi sua moglie), che lo aiutò a uscire dalla crisi. Si iscrisse così all'American Academy of Dramatic Arts per studiare scenografia, ma finì per scoprire di avere doti di attore. Dopo aver debuttato a Broadway in un ruolo minore in Tall story (1959) di Howard Lindsay e Russell Crouse, pur continuando a recitare in teatro (Sunday in New York di G. Kanin, e Barefoot in the park di N. Simon, diretto da Mike Nichols), iniziò a lavorare in televisione (ricevette ottime critiche per In the presence of my enemies, episodio di Playhouse 90, 1956-1961, e ottenne una nomination all'Emmy per The voice of Charles Point, 1962) anche se, infastidito dal typecasting televisivo che gli offriva principalmente parti da psicopatico o quantomeno da giovane nevrotico, rifiutò il ruolo di protagonista della serie The Virginian (1962-1971), rivelando un'autonomia di giudizio e uno spirito indipendente che avrebbero poi caratterizzato tutte le sue scelte professionali. La passione per il teatro e il conseguente, profondo coinvolgimento testimoniano un'autentica vocazione per il mestiere di attore, spesso ignorata nelle valutazioni della critica, condizionata dal suo aspetto gradevole e dalla bellezza del suo volto dal sorriso accattivante. L'esordio nel cinema avvenne con War hunt (1962; Caccia di guerra) di Denis Sanders, ma la carriera cinematografica risultò felicemente avviata solo a metà degli anni Sessanta, quando interpretò il difficile ruolo di un omosessuale narcisista in Inside Daisy Clover (1965; Lo strano mondo di Daisy Clover) di Robert Mulligan, la vittima bianca delle ingiustizie sudiste in The chase (1966; La caccia) di Arthur Penn, scritto da Lillian Hellman, il giovane marito nella commedia Barefoot in the park (1967; A piedi nudi nel parco) di Gene Saks, che lo aveva fatto conoscere a Broadway, ma soprattutto l'eroe romantico, che si scontra con le dure leggi sociali negli anni della Depressione, in This property is condemned (1966; Questa ragazza è di tutti), il primo di una serie di film interpretati da R. sotto la direzione di Sydney Pollack. In quest'opera, come in Inside Daisy Clover, gli è accanto, con la sua fragilità esibita, Natalie Wood, la cui recitazione mette particolarmente in risalto lo stile implosivo di quella di Redford.
L'enorme successo ottenuto con Butch Cassidy and the Sundance Kid (1969; Butch Cassidy) di George Roy Hill fece di R. uno dei divi più popolari del dopoguerra, anche per la buona combinazione attoriale tra lui e Paul Newman, tanto che la coppia venne riproposta in The sting (1973; La stangata) di Hill, film per il quale R. ottenne una nomination all'Oscar. Nel frattempo aveva sperimentato parti diverse, dallo sciatore arrogante di Downhill racer (1969; Gli spericolati) di Michael Ritchie, allo sceriffo sensibile al problema indiano di Tell them Willie boy is here (1969; Ucciderò Willie Kid) di Abraham Polonsky (un altro incontro, quindi, dopo quello con la Hellman, con una vittima del maccartismo); il motociclista debosciato e zotico di Little Fauss and Big Halsy (1970; Lo spavaldo) di Sidney J. Furie, ma anche il ladro scanzonato di The hot rock (1972; La pietra che scotta) di Peter Yates; l'idealista vagamente kennedyano che cede alle necessità della politica in The candidate (1972; Il candidato) di Ritchie, e il cacciatore-ecologista in Jeremiah Johnson (1972; Corvo rosso non avrai il mio scalpo) di Pollack. Tutte interpretazioni ricche di sfumature che rivelano il suo stile recitativo, mai gigionesco o psicologicamente caricato alla Actors Studio. In particolare, a partire da The way we were (1973; Come eravamo) di Pollack, al fianco di Barbra Streisand, in cui propone la figura del maschio intelligente e sensibile che soccombe davanti alla forza idealista della sua compagna, divenne, pur nelle sue contraddizioni, l'oggetto del desiderio dell'universo femminile. Ruolo, questo, confermato dal successivo The great Gatsby (1974; Il grande Gatsby) di Jack Clayton, da F.S. Fitzgerald, in cui interpreta uno dei personaggi più noti della letteratura statunitense. Negli anni seguenti ampliò, con nuove sfaccettature e rinnovata sensibilità, la serie di ritratti maschili: fu un pilota della Prima guerra mondiale in The great Waldo Pepper (1975; Il temerario) di Hill, un romantico eroe neo-noir in Three days of the Condor (1975; I tre giorni del Condor) di Pollack, al fianco di Faye Dunaway, in cui il suo personaggio è immerso in una situazione da conspiracy theory; un campione di rodeo nel metacomunicativo The electric horseman (1979; Il cavaliere elettrico) di Pollack, accanto a Jane Fonda (insieme alla quale aveva già interpretato The chase e Barefoot in the park), film che prende in giro la pubblicità televisiva e attraverso la figura del cowboy, uomo giusto di poche parole, affronta il tema dell'ecologia. Il suo impegno politico risultò invece evidenziato nel giallo sul Watergate All the President's men (1976; Tutti gli uomini del Presidente) di Alan J. Pakula, ricostruzione dell'inchiesta dei giornalisti B. Woodward e C. Bernstein, e in Brubaker (1980) di Stuart Rosenberg, in cui R. impersona il democratico direttore di un penitenziario che si schiera a favore della riforma carceraria.
Nel frattempo erano maturati un bisogno di maggior controllo creativo e un'idea personale di cinema che lo avevano spinto a produrre alcuni dei propri film (Downhill racer, The candidate e All the President's men) e a passare alla regia con il melodramma bergmaniano e amaro Ordinary people. La sensibilità e l'intelligenza, accompagnate da una versatilità inattesa in un attore dagli interessi così ben delineati, l'hanno portato a dirigere film molto diversi tra loro, difficili da catalogare, come The Milagro beanfield war (1988; Milagro), sulla conflittualità fra una comunità di contadini e un gruppo di avidi imprenditori turistici, il cupo e romantico River runs through it, con cui ha definitivamente lanciato Brad Pitt, il caustico Quiz show (1994), per il quale ha ottenuto una nomination all'Oscar per la regia e una per il miglior film, in cui viene proposta una visione impietosa della televisione che R. ha ben conosciuto; il romantico The horse whisperer (1998; L'uomo che sussurrava ai cavalli), dove si rinnova l'incontro con un'adolescenza ferita e mutilata, e The legend of Bagger Vance (2000; La leggenda di Bagger Vance), in cui affronta nuovamente il tema dello sport sia come metafora della competitività (che non ama) sia come rapporto con la natura.
Dopo aver iniziato a lavorare dietro la macchina da presa, R. ha interpretato nuovi personaggi: ora in sintonia con il suo mondo, come il giocatore di baseball di The natural (1984; Il migliore) di Barry Levinson; ora in grado di permettergli di rinnovare il sodalizio con Pollack, come Out of Africa (1985; La mia Africa) e il sottovalutato Havana (1990); ora in film inconsistenti come Legal eagles (1986; Pericolosamente insieme) di Ivan Reitman o Up close & personal (1996; Qualcosa di personale) di Jon Avnet (compresa la bizzarra decisione di interpretare il miliardario nel film di Adrian Lyne Indecent proposal, 1993, Proposta indecente, forse più che un incidente di percorso una scelta autoironica); oppure in buoni film d'azione come Sneakers (1992; I signori della truffa) di Phil Alden Robinson e Spy game (2001) di Tony Scott, fino a The last castle (2001; Il castello) di Rod Lurie, in cui ricopre la parte di un generale.
Negli ultimi anni, invece di nascondere il proprio invecchiamento, R. ne ha fatto un elemento di caratterizzazione, oscillando tra il crepuscolare e l'ironico, in film come Havana, Up close and personal e Indecent proposal, nei quali ha affiancato giovani e belle attrici come Demi Moore e Michelle Pfeiffer, esprimendo al massimo il suo fascino da uomo maturo, o in Spy game, accanto a Brad Pitt, in una relazione tra maestro e allievo ribelle, a lui certamente congeniale.
Attivo nella politica locale e su iniziative specifiche, R. non si è mai proposto sulla scena politica nazionale, ma ha concentrato il suo desiderio di cambiare le cose in campo cinematografico, con la creazione del Sundance Film Festival, vetrina mondiale del cinema indipendente, del Sundance Film Institute (nello Utah), una scuola per formare e aiutare nuovi registi, e di un canale satellitare, in tal modo dando vita a un'autentica alternativa per la produzione e la distribuzione di un cinema non hollywoodiano.
J. Spada, The films of Robert Redford, Secaucus (NJ) 1977, 1984²; D. Downing, Robert Redford, New York 1982; G. Muscio, Robert Redford, Roma 1997.